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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Sicurezza e stato di necessità

Siamo sempre più insicuri e la questione non è solo come e quanto controllare il territorio per prevenire tutto ciò che ci rende insicuri. L’insicurezza non è solo quella attinente ai reati commessi, ma l’insicurezza è sempre più preoccupazione per il futuro, preoccupazione per i propri figli, preoccupazione creata da una classe dirigente e politica sempre più incapace e corrotta da un sistema Italia che porta a favorire la corruzione anche nelle questioni più piccole

Siamo sempre più insicuri e la questione non è solo come e quanto controllare il territorio per prevenire tutto ciò che ci rende insicuri. L’insicurezza non è solo quella attinente ai reati commessi, ma l’insicurezza è sempre più preoccupazione per il futuro, preoccupazione per i propri figli, preoccupazione creata da una classe dirigente e politica sempre più incapace e corrotta da un sistema Italia che porta a favorire la corruzione anche nelle questioni più piccole. Un cittadino Italiano lavora e quindi paga le tasse per ottenere servizi essenziali quali: sicurezza attraverso le forze di polizia, sicurezza attraverso una giustizia giusta e veloce, sicurezza carceraria che faccia davvero scontare le pene dignitosamente, sicurezza sanitaria, sicurezza scolastica, sicurezza stradale, sicurezza finanziaria, sicurezza del consumatore, sicurezza nel diritto di avere un servizio che garantisca quella vita che ogni cittadino che paga le tasse ha il diritto di pretendere.

Ma, ahimè, tutto questo va preteso attraverso quella sovranità che esercita il popolo e che la politica ci ha tolto e continua a toglierci nonostante tutti sono d’accordo che il sistema elettorale vada cambiato e che vada ridata sovranità al popolo . Ma sempre più, ho paura che la stessa politica crei insicurezza per giustificare provvedimenti che vanno a colpire sempre più le classi sociali medie e sempre più i poveri. E in questo meraviglioso Paese, sempre più in crisi, dove milioni di persone sono senza lavoro, dove ci si aspetta che lo Stato prenda provvedimenti che ridiano rilancio economico, sicurezza e dignità, che cosa fa? Tartassa i salari, blocca i salari, inventa nuove tasse, nuovi artifizi per togliere soldi alle famiglie, mentre politica e dirigenza continuano a beneficiare di privilegi che il popolo italiano, ex sovrano, non ne può più. Ma lo Stato Italiano, per rendere ancora insicuro il cittadino che fa ancora? Mette in crisi il sistema sicurezza e depenalizza reati mentre, proprio grazie ad una criminalità sempre agguerrita e sempre più diversa, ci si aspetterebbe che alcuni comportamenti siano puniti con più severità, mentre ad essere puniti sono sempre più i lavoratori, gli imprenditori, i professionisti.  

Mentre si vive male, mentre si fa fatica a mantenere noi stessi,  mentre lo stato Italiano chiede sacrifici senza rinunciare ai privilegi politici e dirigenziali, lo stesso Stato apre le porte e accoglie tutti garantendo loro anche uno stipendio, alloggi e vantaggi da vacanza “all inclusive”, con costi che potrebbero risolvere problematiche di persone altrettanto disperate nel nostro Paese, compresi immigrati regolarmente presenti nel nostro territorio. In tutto questo, c’è anche un problema di carattere sanitario che si chiama Ebola o Scabbia che ha già colpito tanti colleghi costretti a fare da portieri di hotel e autisti a chiunque arriva, senza precauzioni efficaci e mezzi idonei.  

C’è una legge in Italia che si chiama “stato di necessità”  che garantisce la sopravvivenza al pari di quel principio degno di un Paese democratico, che è quello della solidarietà. Ma ho la netta impressione che questa solidarietà abbia sconfinato talmente tanto da dover oggi richiedere lo “stato di necessità” e difendere un crocefisso che rappresenta un uomo che ha detto di amarci tutti. Tempo fa, quando si moriva nel mediterraneo, si accusava la legge “Bossi Fini” e il reato di clandestinità in quanto lo si riteneva responsabile delle morti, mentre oggi, grazie alle “porte aperte”, della serie venite pure, mi sembra che la morte di esseri umani e il traffico degli stessi, sia aumentato in quanto il “mestiere” di scafisti  e da tour operator siano diventai più redditizi .

Una azione di solidarietà giustificata e finalizzata a salvare vite umane, mi pare sia diventata una piaga per chi viene e per chi ospita, in quanto a mio modesto parere da una parte; chi viene oltre ad essere sfruttato rischia la vita, e dall’latra; noi non siamo attrezzati ad accogliere tanti immigrati causa una carenza strutturale e di leggi e soprattutto una crisi che ci sta mettendo in ginocchio. In sostanza, ed è una dato di fatto, più c’è miseria, più ci sono persone, più i reati aumentano, e non ci sono inferriate che tengano. E mentre questa Italia diventa multirazziale con popoli e culture che ci regalano comportamenti sempre più violenti e terrorismo le  forze di Polizia,  che quotidianamente sono chiamate a cercare di garantire la sicurezza dei cittadini, rimangono con scarni strumenti anche di carattere giuridico, grazie a un nuovo codice penale che ormai è maturo per la pensione, ma che nessuno cambia, anzi si depenalizza.  

In tutto questo, mentre si pensa agli altri, giustamente, quanti suicidi sono avvenuti tra operari, imprenditori , professionisti e nelle  forze di Polizia?  Giusto pensare agli altri, ma gli altri siamo anche noi! Per far salire a bordo di una nave dei naufraghi, con tutta l’umanità possibile, la nave deve essere sicura, altrimenti si annega tutti, e per primi , come i fatti dimostrano, proprio quelli che intraprendono un viaggio grazie a chi spalanca le porte e illude povera gente che rischia sempre più la vita a beneficio dei trafficanti di anime e di chi si è inventato il mestiere organizzativo e assistenziale degli stessi.  

Sicurezza e stato di necessità

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