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Uccellacci e uccellini

Uccellacci e uccellini

A cura di Filippo Mulazzi

Alla faccia del garantismo

Garantisti a corrente alternata nel Partito Democratico locale. Oggi difendono a spada tratta Matteo Renzi e chi gli sta attorno (il padre Tiziano e l'amico ministro Luca Lotti), ma un tempo la pensavano abbastanza diversamente

«Paolo Botti ha fatto male al Partito Democratico quando si è voluto candidare alle Elezioni Regionali. Il mio giudizio su di lui è politico, ritengo che abbia fatto molto male all'immagine del Pd, reputo grave la sua volontà di candidarsi alle passate Regionali quando ben sapeva di essere oggetto di un'indagine giudiziaria, quella relativa al conto corrente dei metalmeccanici. Per questo abbiamo candidato un'altra persona che per fortuna è stata eletta: pensate cosa sarebbe successo se Botti si trovasse ad occupare oggi lo scranno di consigliere regionale». Non sono le parole di qualche “malvagia” testata giornalistica locale sempre pronta a criticare gli esponenti del centrosinistra, ma di Roberto Reggi - all’epoca sindaco di Piacenza -, rivolte proprio a Paolo Botti, prescritto nell’inchiesta Fiom e assolto, nei giorni scorsi, in quella sulle spese della carta aziendale “Tempi”. In Regione a rappresentare Piacenza ci andò poi Marco Carini, il candidato di Reggi, salvo poi essere ripudiato dai renziani al terminato del mandato. Ma questa è un’altra storia.

L’ex segretario provinciale del Pd Botti finì nel mirino di tanti esponenti del suo partito, proprio quando era alla guida della società del trasporto pubblico locale Tempi. Il processo che lo ha visto protagonista – sette anni di attesa per una sentenza su una carta aziendale sono comunque esagerati - «Il signor Botti – dichiarò Reggi nel 2010 - non è nelle condizioni di dare lezioni di etica a nessuno, né tanto meno agli amministratori del Pd. Penso che la vicenda di Tempi e l’indagine per il reato di peculato sia marginale rispetto all’altra inchiesta giudiziaria sul sindacato, ben più grave. Non rinnego il fatto che in questi anni Tempi sia stata ben amministrata, con un contenimento dei costi. Ma questa realtà non ha a che vedere con quella gestione delle carte di credito aziendali, di cui i diretti interessati risponderanno alla magistratura». Pure il suo successore alla guida del partito Vittorio Silva chiese subito le dimissioni, mentre a Bonaccini – all’epoca segretario regionale del Pd e oggi presidente della Regione - espresse invece piena solidarietà di fronte a problemi analoghi.

Queste parole, alla luce dell’esito del processo, stridono un po’. E una parte dei militanti del Pd locale non le ha dimenticate. E questi, fanno bene. Più condivisibile la riflessione dell’assessore regionale Paola Gazzolo. «In questi anni il fango e l'esposto sono diventati l'arma politica di tanti, ricordo a tutti che non si è conclusa neppure la vicenda delle "spese pazze" che ha coinvolto i consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna. Quello che è accaduto a Paolo Botti, a Vasco Errani, che è ancora vivo, per i consiglieri regionali ci dice che la giustizia è troppo lunga e soprattutto ci dice che l'avvio di indagine o l'arrivo di un avviso di garanzia non può essere intesa come sentenza e colpa. Le notizie roboanti su questa e quella presunta "nefandezza" si risolvono spesso in "bolle di sapone", ma intanto l'accanimento mediatico e politico distrugge progetti di vita, classi dirigenti (come è accaduto nel rinnovo del consiglio regionale) e fa morire la capacità di sognare un mondo migliore. Riflettiamo su questo e smettiamola di fare i tifosi dei nostri amici. Mettiamo la dignità e il rispetto delle persone al primo posto».

Il Pd per lungo tempo a livello nazionale ha alzato un po’ troppo i toni sui temi della giustizia – per poi non proporre alcuna riforma utile al Paese al Governo – ai tempi di Berlusconi. Gli stessi problemi li ha avuti negli ultimi mesi il Movimento 5 Stelle: attaccare e chiedere le dimissioni degli avversari indagati. Però a Piacenza questo rapporto incoerente non ha visto i piddini locali attaccare i rivali. Ma esponenti di spicco del Pd criticare persone del proprio partito. Garantisti a corrente alternata, direbbe lo stesso Renzi, no?

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