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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Uccellacci e uccellini

Uccellacci e uccellini

A cura di Filippo Mulazzi

Chi ha vinto e chi ha perso alle Provinciali

A ogni elezione sembra che non esistano perdenti. Proviamo a vedere chi può festeggiare e chi deve riflettere sull'esito delle Elezioni Provinciali

Il centrodestra canta vittoria per aver guadagnato un consigliere rispetto al 2014. Il centrosinistra è soddisfatto del risultato perché è comunque davanti e ha visto confermati quattro dei sei consiglieri uscenti. Chi ha veramente vinto queste Elezioni Provinciali, in cui potevano votare solamente gli amministratori dei 48 comuni piacentini?

Vincono decisamente Luca Quintavalla (Partito Democratico) e Sergio Bursi (Fratelli d’Italia). Nonostante i voti del comune di Piacenza siano i più determinanti, i due consiglieri eletti più votati non provengono da Piacenza ma, rispettivamente, da Castelvetro e Castelsangiovanni. Evidentemente gli amministratori di centrosinistra e centrodestra si fidano e vogliono essere rappresentati da loro.

Anche Massimo Castelli, sindaco di Cerignale, e Patrizia Calza, primo cittadino di Gragnano, si trovano confermati in questo incarico. Con loro la spunta anche Annalia Reggiani, che ha conquistato i voti dei renziani di Piacenza che nel 2014 votarono per Paolo Dosi.

Il Partito Democratico sta cannibalizzando il centrosinistra piacentino. Eccetto Guglielmo Zucconi, componente del Gruppo Misto a Piacenza (eletto nel 2012 in comune con una lista civica e qualche volta critico nei confronti dell’Amministrazione Dosi), la lista presentava solamente iscritti e simpatizzanti del Pd. Zucconi non ce l’ha fatta: possiamo dire che il Pd locale è ben radicato nei comuni piacentini, anche quelli più piccoli. Tutti i consiglieri eletti sono esponenti conosciuti nel partito, parte della nomenklatura e del mosaico piddino, fatto di correnti e aree. È da tenerne conto per le prossime Comunali: è vero che in quelle Elezioni è decisivo l’apporto delle liste civiche dei candidati sindaci, però più che parlare di coalizione di centrosinistra, dovremmo parlare di Partito Democratico, che si è “pappato” anche a questo giro tutti gli incarichi.

Tommaso Foti si conferma il più abile manovratore del centrodestra locale. Il suo partito, che a livello nazionale non raccoglie l’ampio consenso che godeva Alleanza Nazionale ai bei tempi ed è l’ultima ruota del carro del centrodestra, nel nostro territorio miete conquiste dopo aver ottenuto proprio con lui un seggio in Regione. Fratelli d’Italia risponde presente con due consiglieri, gli stessi di Forza Italia.

È la vittoria anche di Jonathan Papamarenghi. Il sindaco di Lugagnano ha lasciato fuori dalla lista del centrodestra – scatenando una marea di polemiche – il consigliere di Ottone Gloria Zanardi, figlia del capogruppo di Forza Italia a Palazzo Mercanti Maria Lucia Girometta. La giovane Zanardi non ha ovviamente preso bene l’esclusione, lamentando di non essere neanche stata contattata per comunicare la decisione. Il segretario provinciale ha tirato dritto per la sua strada infischiandosene delle critiche interne al partito e delle lamentele. Papamarenghi, alla luce dei risultati, è riuscito a piazzare due dei suoi - Freppoli e Lunni - in consiglio provinciale, che dovrebbero seguire con più fedeltà la linea “azzurra” della segreteria locale. In questi due anni Zanardi e Paola Galvani hanno agito in autonomia. Da qui la frattura con i vertici piacentini e regionali del partito. Ora Forza Italia dovrebbe dormire sonni più tranquilli.

Stona un po’ la presa di posizione del presidente Francesco Rolleri. Nei mesi scorsi, quando si profilava all’orizzonte il tema Elezioni Provinciali, ha proposto di amministrare la Provincia insieme. Centrosinistra e centrodestra uniti, negli incarichi e nel risolvere i problemi. Cinque minuti dopo l’esito delle Provinciali il dietrofront: non distribuirà nessuna delega al centrodestra, si andrà avanti solo con il centrosinistra. Dopo il voto del Referendum Costituzionale la Provincia tornerà ad esistere, è vero. Però attualmente è ancora l’ente di secondo livello, senza soldi e con incarichi non retribuiti che abbiamo conosciuto nel 2014, 2015 e 2016. Perché cambiare idea improvvisamente, proprio adesso che il centrodestra è più rappresentativo nei 48 comuni del Piacentino? Nel 2014 il suo gesto di allargare la partecipazione nell'Amministrazione fu meritevole: ora è incomprensibile la decisione di chiudere ogni porta. Anche di fronte a un centrodestra in questo caso più convinto a fare opposizione, che avrebbe sicuramente risposto picche. 

Ad Alessandro Piva, sindaco di Podenzano,  non è riuscita la riconferma. Dal suo “bacino” elettorale, ovvero la sinistra bersaniana, è venuto a mancare qualche numero, quel poco che basta per non ritrovarlo in consiglio e vederlo scivolare addirittura al settimo posto, dietro anche a Guglielmo Zucconi. Quel “poco” sembra essere un errore del consigliere comunale di Piacenza Lucia Carella, dell'area demicheliana-cacciatoriana. Carella avrebbe sbagliato ad esprimere il suo voto. La sinistra Pd perde così uno dei suoi alfieri. A rappresentare la minoranza Pd rimarrà Stefano Perrucci, bravo a pescare un po' ovunque, anche nei campi più insospettabili - perfino tra i 5 Stelle - e a salvare la sua corrente, che rischiava di essere spazzata via dai renziani. Perrucci figura tra i vincitori: la sua area lamenta qualche sgambetto di troppo dei renziani per non farlo entrare, ma l'ex socialdemocratico rimane in sella e si tiene il posto. 

I civici riescono a strappare un seggio, grazie a Federico Francia, consigliere di Cadeo. Il gruppo rischiava di non essere rappresentato. La compagine fino a poche ore prima della consegna delle liste a dicembre minacciava una corsa solitaria. Candidandosi da soli avrebbero potuto ottenere probabilmente qualcosa in più: così sfuma il posto per l’uscente Paola Galvani. Ma il gruppo di lavoro civico si dice soddisfatto dei voti presi.

Nel Pd in molti si sono chiesti a chi ha espresso la sua preferenza il presidente del consiglio comunale di Piacenza. Christian Fiazza avrebbe promesso il suo voto a più di un candidato del suo partito. Corteggiato da più parti, avrebbe tenuto il piede in due scarpe anche dopo l'esito del voto. Nel partito il suo comportamento non è passato inosservato. Forse è distratto dalle sirene delle Comunali e vorrebbe essere il candidato sindaco del Pd, mantenendosi ambiguo nei confronti di entrambe le correnti dem? 

Ma il tonfo più eclatante è sicuramente quello della Lega Nord. Neanche questa volta è riuscita ad avere un suo rappresentante in via Garibaldi. Pur essendo il partito elettoralmente più forte del centrodestra Piacentino – e di molto -,  per la seconda volta consecutiva il Carroccio, al momento decisivo, si è squagliato. La Lega sul territorio può contare diversi sindaci, assessori e consiglieri. Eppure, come già successo nel 2014, non potrà portare avanti le sue battaglie in Provincia. Se Elena Murelli aveva poche chanches di ottenere voti lontano dalla bassa Valnure, stupisce la mancata elezione di Roberto Pasquali. Il sindaco di Bobbio, già presidente del consiglio provinciale durante il mandato di Trespidi 2009-2014, non è riuscito a convogliare su di sé i voti dei leghisti e i voti della Valtrebbia. La delusione è grande. Mentre Foti, Bursi e Tagliaferri sottraevano voti alla Lega comune per comune, nel Carroccio erano forse ancora troppo impegnati a farsi la guerra tra fazioni. Risultato? Zero consiglieri anche questa volta. Nessuno nella Lega ha preso ancora la parola per spiegare il ko. Dalle Provinciali è arrivato un campanello d'allarme per le Comunali: forse è il caso di calmare le agitate acque interne, perchè le preferenze scappano verso gli alleati. 

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