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Venerdì, 19 Aprile 2024
Uccellacci e uccellini

Uccellacci e uccellini

A cura di Filippo Mulazzi

Il centrosinistra crolla e perde "male". Rizzi paga colpe non sue

Paolo Rizzi ha perso in quasi tutte le sezioni, ha pareggiato nella sezione n.3 (Mazzini) e n.94 (Caduti sul lavoro) e l’ha spuntata solo a San Lazzaro (n.85). Mentre alcuni dirigenti locali hanno fatto carriera, a Piacenza mano a mano apparivano crepe nell'amministrazione e nel modello del centrosinistra

Le crepe del centrosinistra erano già ben visibili. Inquietanti i segnali di scoramento che erano arrivati lungo il cammino di avvicinamento alle Amministrative. Il popolo del centrosinistra locale era spompo, poco ottimista, rassegnato. Lo si percepiva, si toccava con mano. Forse non ci ha mai creduto alla quarta vittoria consecutiva a Palazzo Mercanti. A questo si è aggiunto un trend nazionale preoccupante. Però il flop a Piacenza è stato clamoroso: non solo si è perso, ma si è perso anche “male”. Paolo Rizzi è andato sotto in quasi tutte le sezioni, ha pareggiato nella sezione n.3 (Mazzini) e n.94 (Caduti sul lavoro) e l’ha spuntata solo a San Lazzaro (n.85).

L’arancione del centrosinistra si è sbiadito, le bandiere di quella magica stagione sono ammainate. C'è chi ha dato la colpa alla scelta del candidato sindaco, rivelatasi perdente. Si sa, in politica piacciono anche le storie. E la “storia” di Patrizia Barbieri, donna forte del centrodestra, suggestionava maggiormente i piacentini. Il centrosinistra, a inizio anno alla disperata ricerca di un candidato sindaco, ha puntato su una formula già vista. Un programma immenso portato avanti da un tecnico prestato alla politica, il docente della Cattolica che conosce bene il tessuto economico locale: Paolo Rizzi. Nonché vicino all’associazionismo, soprattutto quello cattolico. Rizzi – un mix tra i sindaci Giacomo Vaciago e Paolo Dosi - è stato l’unico che ha messo d’accordo le anime del Partito Democratico. Ma non ha mai dato quel segno di discontinuità rispetto al passato recente che anche lo stesso elettorato di centrosinistra chiedeva.

È però ingeneroso puntare il dito sul candidato perdente, sebbene sia la più grave sconfitta dal 1994 della sinistra piacentina. Rizzi non ha spostato voti – al contrario di Patrizia Barbieri – ma si è trovato davanti un cammino irto di difficoltà. La sinistra che non voleva dialogare – dopo cinque anni in cui ha trovato sempre la porta dell’Amministrazione chiusa – ha presentato un conto salato. E quel dialogo interrotto è colpa di chi c’era prima di lui. Al centro non si è sfondato, complice l’appeal di Barbieri e la buona prova di Massimo Trespidi al primo turno. Ma più che altro si è trovato, lui che nel passato recente non c’era (sebbene orbitasse intorno a quest'area) a dover giustificare l’operato dell’Amministrazione uscente giudicato negativamente dai piacentini. Difficile girare per la città e convincere la gente che le cose sarebbero cambiate  – rispetto al passato recente – presentando la stessa squadra di prima ad eccezione (oltre che Dosi) del solo assessore ai lavori pubblici Giorgio Cisini.

Si chiude così una stagione, che ha portato a tanti buoni risultati soprattutto nella prima fase. Una stagione che ha portato i dirigenti del Pd locale a scalare anche i vertici nazionali. Mentre qualcuno scalava Roma, a Piacenza si aprivano le crepe di casa propria. Il centrosinistra ora sta fermo quantomeno un giro. Avrà tempo e occasione per riflettere, guardando le cose con più calma dai banchi dell’opposizione, e raddrizzare il tiro, almeno a Piacenza. In attesa che a livello nazionale si chiariscano un po’ di cose. Nel frattempo l'incubo si è materializzato: la "mucca" del centrodestra dal corridoio è entrata nelle stanze del potere. 

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