Più volte Katia Tarasconi l’ha sottolineato in questi mesi. Il centrosinistra che l’ha sostenuta alle elezioni era davvero compatto come non è mai stato. Per una volta personalismi e dissidi tra le persone e le anime della coalizione sono stati infilati nell’angolo dell’armadio. E solo chi ha vissuto da vicino il “correntismo” corrosivo della sinistra piacentina può capire di cosa si tratta. Stavolta no: non è volata una mosca: tutti erano concentrati nel cercare la vittoria della squadra e di Tarasconi.

Poi, inevitabilmente, i primi mal di pancia. Quando il sindaco ha deciso la sua Giunta, qualche sorriso tirato si è visto. Le liste in suo sostegno erano sei, i candidati che hanno raccolto molte preferenze davvero tanti e il sindaco nella sua testa, dal principio, voleva  pescare anche “fuori” dal perimetro di partiti e liste. Gli assessori sono nove e benché Tarasconi dica di non aver utilizzato il bilancino, qualche compromesso si è dovuto trovare. 

“Piacenza Coraggiosa”, con il suo 4%, ad esempio, ha portato a casa due assessori, anche grazie a qualche “suggerimento” bolognese (o modenese se si guarda al luogo d’origine). La civica “Piacenza Oltre” aveva più o meno gli stessi voti, eppure è rimasta a bocca asciutta. Per garantire equilibrio anche in Regione, la compagine più a sinistra della coalizione aveva bisogno di maggiore peso nella nascente Giunta Tarasconi. Accontentati gli uni, scontenti gli altri.

Ma anche Paola De Micheli non sarebbe affatto soddisfatta delle scelte. Marco Bergonzi (Pd) doveva essere nella squadra, ma non c’era. La cosa non è piaciuta: l’Amministrazione non è partita benissimo, a giudicare da questo lato del Pd. Nei “dem” si cerca di non esternare troppo il disagio. Forse l’ex deputato verrà nominato alla presidenza di Acer.