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Villa Verdi: ci spetta una risposta dalla politica che non batte colpo

La residenza del Maestro dovrà essere messa all'asta. Ecco come si potrebbe farla rinascere

Villa Verdi, a Sant’Agata di Villanova, per disaccordi tra i fratelli sull’eredità del defunto notaio Carrara Verdi, dovrà essere messa all’asta né, da ordinanza il tribunale di Parma, lo Stato avrà un diritto di prelazione. Sono residente nel comune di Villanova, estimatore della musica in tutte le sue versioni che siano tradizionale, colta, popolare; e cittadino italiano che ha a cuore che una struttura architettonica che fu residenza per oltre un cinquantennio di uno dei più grandi compositori del globo terracqueo. Villa Verdi deve avere la giusta e continuativa considerazione, valorizzazione e fruizione da parte di chi ha sensibilità musicale, gusto artistico, passione per scoprire il territorio dove il Maestro visse, elaborò e produsse opere immortali.

Mi aggancio anche a quello scritto dalla poetessa Bruna Milani su un sito locale, permettendomi di etichettarla come sociologa delle emozioni, sia per corso di studi, che anche per la manifesta capacità di esternare con dovizia di sfumature etimologiche la psicologia dei sentimenti e dell’introspezione dell’animo umano, con impareggiabile maestria. Oltre al pensiero espresso dalla poetessa Milani, su Change.org un giovane direttore d’orchestra di Verona Alessandro Bonato, ha indetto una petizione per la salvaguardia della Villa, come bene pubblico: ha raccolto quasi 10 mila firme. In questa propaggine dell’Emilia, lembo di territorio che ci separa dalla provincia di Parma e dal comune di Busseto con il confine geografico del torrente Ongina e, dalla Lombardia da quello del fiume Po, tempo ducato Pallavicino e poi di Piacenza e Parma, il Maestro elesse a sua residenza la villa, di cui ne fu anche il progettista. Il poliedrico gentiluomo di campagna, oltre che a deliziare il mondo con il genio delle sue opere, fu anche un imprenditore all’avanguardia, un amministratore nonché politico tutto di un pezzo, attento all’oculata gestione del suo patrimonio, con un occhio di riguardo anche al benessere dei suoi collaboratori e dei suoi compaesani. La costruzione dell’ospedale che finanziò totalmente fu l’esempio delle preclare virtù di filantropo e mecenate liberale. Dopo questo prolungato preambolo vengo al ruolo che dovrebbe avere lo Stato e le sue emanazioni territoriali (Regione, Provincia e Comune) in questa vicenda. La politica ai vari livelli dovrebbe avere l’onere e l’onore di acquisire, tutelare, valorizzare, rendere fruibile al pubblico questi beni che rappresentano la storia, la cultura di un territorio. Magari coinvolgendo anche associazioni quali il Fai. Il concetto di bene comune si estrinseca anche offrendo ad un territorio la possibilità di crescere, valorizzarsi, mettendo in campo progettualità di idee per cogliere le opportunità che Villa Verdi potrebbe far nascere, se inserita in un contesto di marketing territoriale improntato a coniugare cultura musicale, cultura gastronomica e paesaggistica con escursioni legate al Po e alla leggiadria di un muoversi con i ritmi non frenetici della vita cittadina e lavorativa. La sfida è impegnativa, se la politica a tutti i livelli non batte colpo, siano i cittadini elettori a doversi muovere, fare fronte comune, raccogliere firme, coinvolgere l’associazionismo, farsi portavoce verso tutti i livelli dei decisori pubblici, scrivere e-mail ai vari presidenti di Provincia, Regione, ministro competente e della Repubblica. Siamo italiani con pari dignità, non sudditi: un’interlocuzione con risposta cortese ci spetta.

*Residente del Comune di Villanova

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