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Cronaca

Accoltellata dal marito violento: «Mio figlio mi ha salvato la vita»

Albanese condannato a tre anni. Aveva ferito la moglie dopo un raptus di gelosia. Il ragazzino di 13 fermò il padre e prese il coltello con le mani, ma rimase ferito. Il giudice: sei stato molto coraggioso

«Mio figlio mi ha salvato la vita». E’ la drammatica testimonianza di una donna albanese che stamattina ha deposto al processo contro il marito che, nel gennaio del 2012, l’aveva accoltellata dopo un furioso litigio.  A strappare il coltello dalle mani del padre, e a restare poi ferito, era stato il figlio che allora aveva appena 13 anni. Il ragazzo, oggi 15enne, è stato sentito come testimone questa mattina. L’uomo, anch’egli albanese è stato condannato dal giudice Adele Savastano a tre anni di reclusione, per lesioni gravi, senza sospensione condizionale della pena. Il pubblico ministero Arturo Iacovacci aveva chiesto la pena di un anno e sei mesi. L’ex marito – i due si stanno separando – era fuggito in Albania, dove si trova tuttora. Se il suo avvocato difensore non ricorrerà in appello lui finirà in carcere non appena rimetterà piede in Italia.

E’ una scena di violenza familiare inusitata, crudele e spietata quella che è stata ricordata questa mattina, 28 novembre, in Tribunale.

La donna, una albanese di 43 anni, residente in città nel gennaio del 2012 venne aggredita dal marito. L’uomo, un connazionale 49enne, era ubriaco. La sfuriata aveva come oggetto la gelosia: lui accusava la moglie di avere altri uomini e di girare film porno. La donna, in realtà, era fuori casa perché lavorava. Lui non la vedeva da tempo, perché era in Albania.

Il ragazzino ha raccontato al giudice – che lo ha interrogato con molto tatto - di aver sentito le urla e di essere andato in sala. Il padre urla, afferra un coltello da pane, con la lama lunga e seghettata, e va verso la donna che si difende alzando una sedia. L’uomo scavalca il tavolo e getta a terra la donna. Tutto sotto gli occhi del figlio terrorizzato, ma deciso a difendere la madre. Quando vede la mamma a terra che si ripara la gola con una mano per allontanare la lama, lui dice qualcosa al padre e poi afferra la lama con la mano. «Gli ha detto – ha riferito la donna – colpisci me, lascia stare mamma. Voleva proteggermi». Alla donna viene mostrata la foto, scattata dalla polizia, del figlio ferito. Le indagini sono poi state sviluppate dalla sezione minori della Squadra mobile, permettendo così di arrivare al rinvio a giudizio del padre violento.

Lei abbassa gli occhi, si commuove e copre il volto con una mano. Le viene portata un po’ d’acqua. Il ricordo di quella notte è ancora straziante. Più della coltellata.

«Sei stato molto coraggioso – dice il giudice al ragazzo, un biondino di 15 anni, deciso, sicuro di sé, intelligente, che ora studia ed è sereno – e il giuramento che hai fatto a tuo padre non vale perché fatto sotto la minaccia della violenza».

Ma il terrore non è finito. Il ragazzo vuole portare la madre in ospedale - è ferita alla mano e perde molto sangue – ma il papà prende i telefoni e si fa giurare che nessuno avrebbe raccontato alla polizia o ai medici cosa fosse accaduto. Tutti promettono. In ospedale, però, un medico sospetta che quella profonda ferita alla mano, che ha reciso dei tendini (la prognosi fu di 25 giorni) sia stata causata dal taglio del pane. La storia emerge e viene chiamata la polizia. Il giorno dopo la madre il figlio vanno in questura a denunciare il fatto. Il padre, nel frattempo, era fuggito in Albania.

La storia ha avuto ripercussioni psicologiche sul ragazzo, seguito a lungo da uno specialista. In passato la sorella, oggi 22enne, sentita anche lei in aula, aveva subito i maltrattamenti dell’uomo ed era stata affidata a una famiglia piacentina. «Ero fuori con amici – ha ricordato la giovane – quando mi telefona mio padre e dice: ho fatto una cavolata, è successa una tragedia».

I due ragazzi, ha detto la moglie, rispondendo all’avvocato dell’uomo, Mara Tutone, sentono spesso il papà e il rapporto è buono. La donna ha rivisto solo una volta l’ex marito: quando si è recata in Albania per avviare le pratiche di divorzio.

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