Accuse di tortura in caserma, primo faccia a faccia in aula tra carabinieri della Levante e testimoni
Inchiesta Odysseus, clima rovente per il primo incidente probatorio relativo alle accuse di tortura nella stazione di via Caccialupo. Presenti anche l'appuntato Giuseppe Montella, il maresciallo Orlando e l'appuntato Spagnolo
E' iniziato la mattina di martedì 6 ottobre in tribunale a Piacenza l'incidente probatorio sui presunti abusi avvenuti alla caserma Levante. Si tratta del primo lungo faccia a faccia - l’udienza è durata sei ore - tra i carabinieri finiti lo scorso luglio al centro dello scandalo che ha coinvolto la caserma di via Caccialupo e il comando provinciale dell'Arma, e alcuni dei loro accusatori che hanno permesso alla procura di Piacenza e alla Guardia di Finanza, con la Polizia locale, di condurre l'indagine per gravi reati come spaccio, tortura e abuso di ufficio che ha poi portato ai clamorosi arresti e indagati (11 in totale) nell’Arma piacentina. L'udienza si è aperta con un'eccezione preliminare che è stata, però, rigettata dal gip Luca Milani.
Sono così comparsi per la prima volta in aula, in un clima rovente tra accusa e difesa, i volti dei personaggi chiave di questa vicenda: in primis l'appuntato Giuseppe Montella, attualmente in carcere a Pavia, ma che ha voluto essere presente, giunto accompagnato dagli agenti della Polizia penitenziaria. Montella, molto attento e con il volto sempre basso, è stato assistito dai suoi avvocato Giuseppe Dametti ed Emanuele Solari, con i quali si è consultato spesso.
Presenti anche il maresciallo Marco Orlando (è ai domiciliari, difeso da Antonio Nicoli) e il carabiniere Daniele Spagnolo (attualmente ai domiciliari, difeso da Francesca Beoni), oltre agli altri avvocati difensori dei militari coinvolti. Sul fronte degli accusatori, in prima fila soltanto come testimone, Lyamani Hamza, il personaggio cardine di tutta l'inchiesta che con le sue rivelazioni al maggiore Rocco Papaleo, su quanto accadeva dentro la caserma piacentina, ha permesso l'avvio dell'indagine condotta dai sostituti Matteo Centini e Antonio Colonna e coordinata dal procuratore capo Grazia Pradella. Hamza è stato accompagnato dagli avvocati, Andrea Bazzani e Arianna Maggi.
Poi sono arrivati anche Megid Seniguer (difeso da Vittorio Antonini) ed El Mehdi Ghormy (assistito da Angelo Rovegno), entrambi ai domiciliari e accusati di spaccio, ma anche loro testimoni chiave per le accuse di tortura che sarebbero avvenute da parte di alcuni dei carabinieri tra le quattro mura della stazione Levante. Tutte e tre le persone sentite hanno raccontato di aver subito percosse. Soddisfazione da parte della procura perché i racconti di oggi hanno confermato quanto detto in precedenza (nell’interrogatorio di garanzia e nei successivi interrogatori chiesti sia dagli indagati sia dalla procura) e le deposizioni sono state fatte con un atteggiamento di collaborazione.
Ma anche alcuni avvocati si sono detti soddisfatti perché sarebbero emersi particolari che, a vario titolo, potrebbero incidere in modo positivo sulla posizione dei loro assistiti. Tecnicamente si è trattato dell'incidente probatorio per il reato di tortura contestato ad alcuni dei carabinieri indagati. Un'udienza molto importante, che inizialmente era prevista al piano terra del tribunale piacentino, ma che è stata poi spostata in un'aula più grande e capiente data anche la massiccia presenza di avvocati di parte presenti. Tra le toghe, in aula anche Wally Salvagnini (assiste con il collega Cosimo Pricolo il maggiore Stefano Bezzeccheri) e i difensori dell’appuntato Giacomo Falanga, Paolo Molaschi e Daniele Mancini. A rappresentare invece in aula l'accusa c'erano entrambi i sostituti che hanno condotto l'inchiesta Odysseus, i pm Matteo Centini e Antonio Colonna.