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Cronaca

Acqua Bene Comune: «Abrogato il patto di stabilità per aziende in house: si ridiscuta la scelta della Spa mista»

Tutto da rifare: Atersir e Consigli Comunali stanno decidendo in base a norme abrogate

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

In questi giorni i Consigli Comunali della provincia stanno esprimendosi sul Protocollo d’Intesa per la costituzione di una Spa mista pubblico-privata, che continuerebbe a fare profitti sull’acqua in spregio alla volontà popolare di 27 milioni di cittadini che hanno scelto con i referendum una gestione libera da logiche di mercato e di profitto.

Il documento approvato da Atersir e divulgato ai consiglieri contiene nelle sue premesse argomentazioni che tendono a convincere dell’ineluttabilità di tale scelta, votata dai Sindaci nel Consiglio Locale del 12.12.2013.

Ciò nonostante la decisione della Spa mista sta raccogliendo voti contrari ed astensioni in vari Comuni della Provincia. E’ stato respinto ad Ottone, ha visto emergere dissensi a Gazzola, Calendasco, e recentemente a Pontenure ed a Fiorenzuola, dove è passato per un solo voto.

Ma il nuovo grave aspetto che denunciamo con forza è che le premesse di questo documento sono inesatte e non aggiornate. L’affidamento del servizio idrico per i prossimi 20/25 anni si sta decidendo sulla base di documenti inesatti e che fanno riferimento a norme che sono state recentemente abrogate!

Per mesi abbiamo sentito ripetere che, a differenza della Spa mista, l’azienda “in house” sarebbe soggetta ai vincoli del patto di stabilità che costituirebbero un ostacolo enorme.

Ebbene, oggi questo è totalmente falso, in quanto la nuova legge di stabilità (n. 147/2013) entrata in vigore il 27.12.2013 (poco dopo la decisione dei Sindaci sulla Spa mista) ha abrogato il patto di stabilità per tutte le aziende “in house” (Spa pubbliche e aziende speciali). E’ stato altresì abrogato il divieto, introdotto con la spending review, di dar vita a nuove aziende speciali o società.

L’impostazione dell’assoggettamento al Patto di stabilità, che era stata avanzata dal Governo Monti, viene dunque messa da parte per affermare, invece, un approccio per cui i singoli soggetti gestionali devono presentare un risultato economico positivo.

E’ bene peraltro ricordare che tale assoggettamento era solo una previsione del Governo Monti, la cui attuazione era subordinata all’entrata in vigore di un decreto ministeriale da emettere entro il 31 ottobre, decreto che poi non è mai stato emanato.

Le aziende speciali sono quindi a tutti gli effetti equiparate alle altre società partecipate dagli Enti Locali (S.p.A. miste comprese) per quanto attiene all'obbligo di accantonare, in un apposito fondo vincolato, un importo pari al risultato negativo non ripianato. Sotto questo specifico profilo non esistono pertanto le  differenze tra aziende “in house” e Spa mista erroneamente evidenziate dal documento del Consiglio locale di Atersir.

E’ inoltre inesatta l’altra premessa del documento di Atersir, secondo la quale l’azienda speciale “non è pienamente conforme alla normativa vigente”.  Infatti l'azienda speciale è assolutamente conforme alla normativa italiana in quanto prevista a pieno titolo dalla disciplina comunitaria che si applica in Italia a seguito dei referendum del giugno 2011 (Sentenza n. 24/2011 Corte Costituzionale).

Anche in merito al valore di indennizzo da corrispondere al gestore uscente, stimato tra i 75 e gli 80 milioni di euro, va precisato che non ricadrebbe direttamente sui Comuni ma sulla nuova azienda,  la quale  potrebbe rivolgersi in prima istanza alla Cassa Depositi e Prestiti e comunque (vista anche la non sussistenza del patto di stabilità) al mercato finanziario ordinario, presso il quale potrebbe vantare ampie garanzie di affidamento, dovute alla certezza degli introiti futuri per l’erogazione di un servizio indispensabile. 

Inoltre come evidenziato dallo stesso studio Bonelli Erede Pappalardo, “né la normativa nazionale né tantomeno quella comunitaria prevedono l’obbligo di indennizzo in caso di subentro nella gestione del S.I.I.”. Si impone pertanto l’avvio di una trattativa con Iren, anche considerato che il contenuto dell’articolo 37 della convenzione tra Agenzia d’Ambito e gestore - che obbliga il gestore entrante a corrispondere ad Iren le quote di investimenti non ammortate entro un anno dallo scadere del servizio - è decisamente vessatorio (questa clausola infatti non esiste in altre convenzioni, come ad esempio in quella di Reggio Emilia).

A ciò si aggiunga che fra pochi giorni (il 23 gennaio) si terranno le udienze del ricorso avanzato al TAR dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e da Federconsumatori  contro la tariffa-truffa dell'AEEG, che potrebbe finalmente rendere giustizia al referendum eliminando i profitti dalla tariffa.

Si impone quindi la necessità di aggiornare lo studio tecnico-giuridico e di revocare e ridiscutere la frettolosa scelta della Spa mista sia in sede di Consiglio Locale di Atersir sia attraverso un serio percorso partecipativo a livello provinciale  che consenta  un’adeguata e corretta informazione ai Sindaci e ai Consigli Comunali che si accingono ad effettuare una scelta fondamentale per il territorio piacentino.

E’ assolutamente necessario rinviare la decisione in attesa di tale percorso, di uno specifico e più approfondito studio di fattibilità sull'affidamento “in house” alla luce della nuova normativa, e dell’esito del ricorso al TAR contro la tariffa-truffa dell’AEEG.

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