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Cronaca

«Acqua quattro volte superiore al massimo mai visto in cento anni»

Alluvione in Valnure e in Valtrebbia, la procura chiede l’archiviazione. «Evento eccezionale e imprevedibile, nessuna responsabilità». Nella tragica notte del 14 settembre 2015 persero la vita tre persone. I danni più gravi a Recesio (Bettola) dove la sponda venne erosa e la strada crollò nel fiume in piena

Un evento imprevedibile, con una massa d’acqua mai vista prima - almeno 4 volte superiore alla massima portata degli ultimi cento anni - che ha spazzato la Valnure, abbattendosi drammaticamente il 14 settembre 2015 a Bettola, in particolare a Recesio, e provocando purtroppo la morte di tre persone: Filippo Agnelli (il cui corpo non è stato ancora ritrovato) e il figlio Luigi e la guardia dell’Ivri, Luigi Albertelli. Il sostituto procuratore Roberto Fontana, dopo tre anni di indagini, ha chiesto   l’archiviazione nei giorni scorsi al gip. La procura, che aveva aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando i reati di omicidio colposo e crollo di costruzioni, non ha trovato alcuna responsabilità.

Perizie svolte da ingegneri del Politecnico di Torino (uno di questi morì durante le indagini e venne sostituito, un fatto che ha allungato i tempi dell’inchiesta) e geologi, numerose persone ascoltate in procura, decine e decine di documenti prelevati, tra cui il Piano provinciale di emergenza, dai Comuni colpiti dall’alluvione: Roncaglia, Farini, Bettola. E ancora Ottone, Coli, Bobbio, Rivergaro erano finiti sotto i riflettori del pm Fontana. Si parlò di mancato allarme ed emersero molti dubbi sulla strada che aveva ceduto a Recesio, trascinando due auto nel fiume, facendole scomparire nel vortice delle acque del Nure che correva impetuoso a valle. Due i momenti considerati dalla procura: l’adeguatezza delle opere della strada in località Recesio e la mancata chiusura della strada.

LE OPERE A RECESIO - Uno studio idraulico del 2009, sul Trebbia e sul Nure, realizzato dall’Università di Parma, ha dimostrato che la portata del Nure quella drammatica notte risultò di quattro volte superiore alla portate massima registrata negli ultimi 100 anni: a fronte di una portata di 571 metri cubi al secondo (mc/s), quella notte l’alveo del fiume si trova a sopportare ben 2.524 metri cubi al secondo. Un dato che fa salire la probabilità di un evento così imponente a 250-300 anni. «Questi dati - scrive la procura - depongono in termini di assoluta evidenza per l’imprevedibilità dell’evento alluvionale verificatosi». La scogliera di massi, nella zona di recesso, realizzata tra il 2009 e il 2013 e dal costo di 115mila euro avrebbero resistito anche al flusso di 800 mc/s. Se, per, afferma la procura si fosse realizzata una scogliera di circa 250 metri, costruita con grandi massi cementati e tenuti da cavi d’acciaio, del costo di 473mila euro, il rischio di erosione della sponda - e quindi il crollo della strada - si sarebbe evitato. La Regione (Servizio Area affluenti del Po) ha assicurato di aver realizzato numerosi interventi, ma mancavano i soldi.

L’ALLERTA - La Protezione civile regionale, alle 4.49 del 14 settembre, aveva avvertito la prefettura, la quale aveva attivato l’allarme per Nure e Trebbia informando le forze di polizia e tutti i Comuni. Un’allerta, però, rileva la procura, che «non conteneva né poteva contenere elementi che potessero far pensare a una piena tale da determinare l’asporto della carreggiata da parte della corrente». Una massa d’acqua veloce, caduta di notte che impediva anche la visibilità e la percezione della gravità dell’evento. Una valutazione quella del pm Fontana che si applica anche ai danni causati lungo il bacino del Trebbia.

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