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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Addio a Vincenzo Lodigiani, uno dei timonieri della grande industria italiana

Protagonista del settore costruzioni grandi opere tramite la "Lodigiani", azienda nata a Piacenza nel 1925

È morto a Roma all’età di 88 anni l’ingegner Vincenzo Lodigiani, ultimo protagonista della “Lodigiani” la straordinaria impresa di costruzioni, nata nel 1925 a Piacenza in via Felice Frasi ad opera dell’ingegner Vincenzo Lodigiani (omonimo), che in oltre mezzo secolo di attività ha realizzato opere stradali, ponti, dighe, impianti idroelettrici, espandendo progressivamente l’attività in ambito europeo ed oltremare attraverso una tecnologia sempre più perfezionata da innovazioni e strumenti tecnici d’avanguardia.

Al timone dell’impresa nel 1942 alla morte del fondatore Vincenzo, era succeduto il figlio Paolo che nel 1973 cedeva la quota azionaria e i ruoli ai vertici aziendali ai fratelli Luigi e Giuseppe il quale nel 1965 all’età di 65 anni, abdicava a favore del nipote Vincenzo, che vantava una decennale esperienza di lavoro in cantieri italiani ed esteri. Vincenzo fu amministratore delegato e in seguito Presidente.

Nel 1992 le cronache dei media annunciarono con enfasi crescente che “Il costruttore Vincenzo Lodigiani, 59 anni, titolare con il cugino Mario della ditta Lodigiani, era stato arrestato per presunte tangenti relative all’appalto del Centro direzionale di Reggio Calabria”. Rimesso in libertà, dopo pochi giorni il costruttore era stato arrestato di nuovo ad inizio novembre per un altro appalto e poi rimesso in libertà il 13 novembre. Nell’anno successivo le inchieste della magistratura proliferarono e ci furono perquisizioni a catena e nuovi fermi, tutti però di breve durata.  Attraverso l’operazione “mani pulite” la magistratura giunse ad ipotizzare cupole di ogni genere e versamenti miliardari da parte della Lodigiani per ottenere appalti. Ogni giorno Tangentopoli riservava novità.

Nel marzo 2011 l’ingegner Vincenzo Lodigiani, nel corso di un convivio con un gruppo di ex dipendenti piacentini al Ristorante Olimpia di Niviano rilasciò l’intervista che segue pubblicata sul quotidiano "La Cronaca di Piacenza" e ripresa da alcuni giornali nazionali.

“Di cose false e ingiuste ne sono state scritte e dette tante; ogni azione è stata compiuta in precisi contesti. All'inizio in qualche singolo posto qualche singolo partito chiedeva qualcosa. Poi a chiedere erano sempre più partiti, in sempre più posti e in ogni fase della lavorazione. Ci siamo dovuti adattare a un sistema che non condividevamo. Il sistema era però paralizzante dovevi scegliere: o sei amico di tutti o sei nemico di tutti e diventava impossibile fare alcunché. La legge consente, nel caso di lavori all’estero, di non documentare alcune spese, fino al 5 per cento della commessa. Se gli stranieri non sono esosi e si riesce a risparmiare questo 5 per cento, si possono usare questi soldi, con un travaso, per gli esosi italiani. Poi ci sono i finanziamenti iscritti a bilancio e consentiti dalla legge. Le richieste di sponsorizzazione erano continue: i convegni, i festival dell'Amicizia, del Garofano, dell'Unità e così via. Abbiamo dato soldi anche a titolo personale, personale, non dell’azienda.

Siamo state vittime, ma abbiamo la colpa di non essere riusciti a non essere vittime. Abbiamo accettato compromessi che non dovevamo accettare. L’estrema sintesi è questa: siamo incappati in una immane disavventura giudiziaria, ma – è acclarato - non abbiamo commesso o promosso azioni dolose; a provare questa mia affermazione ci sono gli esiti finali delle inchieste giudiziarie, che hanno coinvolto la mia persona o l’azienda”.

L’ingegner Vincenzo a questo punto della conversazione, estrae dalla borsa un fascicolo composto da una decina di cartellette dattiloscritte e ci invita ad esaminarlo: si tratta dell’elenco dei 63 procedimenti avviati da varie Procure italiane ai quali Lodigiani ha dovuto far fronte dal 30/11/1993 all’ottobre 2001. Di ogni procedimento sono indicati i riferimenti cronologici, e quando la posizione non è stata archiviata dalla Procura la relativa ipotesi di reato. Scorrendo il lungo elenco non si trova nessuna condanna, frequente invece l’archiviazione, l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato, il non luogo a procedere, il proscioglimento; in tre procedimenti Lodigiani è assolto per prescrizione e in altri risulta parte lesa”. L’ingegner Vincenzo figura inoltre teste d’accusa in processi contro la criminalità organizzata. E questo è il finale emblematico di una grande impresa industriale italiana del settore costruzioni grandi opere, costretta a lasciare quando ancora aveva numeri e potenzialità per figurare sul podio mondiale.

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ing. Lodigiani con ex collaboratori all'Olimpia di Niviano nei giorni scorsi-2

Nelle foto:

  • Giuseppe, Vincenzo ed Enrico Lodigiani con il gruppo degli ex collaboratori piacentini e loro familiari in occasione di una rimpatriata dei primi anni Duemila
  • Vincenzo Lodigiani e i piacentini Romano Bisotti, Bartolomeo Losi, Lino Delfanti, Gabriele Botti, Gino Genesi, incontro conviviale al Ristorante Olimpia, anno 2011 e Vincenzo mentre firma un ricordo dell’incontro.

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