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Cronaca

Agenti aggrediti da padre e figlio, battaglia in aula tra avvocati

Due macedoni accusati di lesioni, resistenza e oltraggio. Il padre si scagliò contro gli agenti della Municipale che avevano fermato il figlio in via Primogenita

Quattro agenti della municipale all’ospedale dopo una violenta lite in strada a causa di un banale diverbio. E’ cominciato il 10 aprile, il processo nei confronti di due macedoni, padre e figlio, accusati di lesioni, resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale.

Davanti al giudice Fiammetta Modica sono stati sentiti i primi testimoni, i quattro agenti che avevano denunciato i due macedoni: Kushan Gjorgiev, 52 anni, e il figlio Spase, di 24. Il pm Antonio Rubino ha fatto rievocare il fatto ai protagonisti, mentre il difensore dei due imputati, l’avvocato Emanuele Solari ha ingaggiato una vivace schermaglia giuridica con l’avvocato Luigi Salice (avvocato di parte civile dei quattro agenti). Due di loro avevano riportato prognosi per oltre venti giorni - a uno erano state rotte le costole - mentre per altri due, tra cui una donna, la prognosi era stata di 5 giorni.

L’aggressione era avvenuta verso le 15.30 del 13 febbraio del 2016. Secondo la procura - l’inchiesta venne svolta dal sostituto procuratore Ornella Chicca - tutto era iniziato dopo un controllo stradale. Una pattuglia del Nucleo motociclisti aveva fermato un’utilitaria, con tre persone a bordo, che viaggiava in via Primogenita, di fianco a Borgofaxhall. Alla guida sembra vi fosse il giovane macedone che era stato identificato e controllato dagli agenti, ma all’improvviso sarebbe scappato attraversando la strada. Era stato rincorso - «per garantire la sua incolumità e la sicurezza del traffico» ha detto un sovrintendente al giudice - e fermato dai due motociclisti che, nel frattempo, avevano chiesto rinforzi, facendo arrivare un’altra pattuglia. La difesa ha fatto acquisire dal giudice la foto, tratta da un filmato, che mostra gli agenti che fermano il figlio.

Dopo il fermo, è nata una colluttazione. Alle spalle degli agenti sarebbe arrivato un uomo, il padre, che si sarebbe scagliato contro gli agenti che stavano cercando di contenere il figlio. «Se avevo una pistola vi avrei ammazzato» ha ricordato uno degli agenti riportando le parole che sarebbero state dette dal padre, mentre il figlio si sarebbe limitato a insultare chi lo aveva fermato. Il giovane, secondo il racconto degli agenti, avrebbe anche detto di voler attraversare la strada e di gettarsi sotto un’auto dando poi la colpa a loro. Da qui, è nata la rincorsa del giovane che aveva attraversato la strada.
Il processo è stato rinviato a luglio.

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