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Cronaca Bettola

«Così sono stato aggredito, picchiato e insultato per il colore della pelle»

Il processo nei confronti di tre piacentini accusati - con l’aggravante razziale - dei fatti del settembre 2018 a Bettola, e del tentativo di incendio del centro profughi. Un immigrato ha raccontato di essere stato colpito con un tondino di ferro

Prima gli insulti, poi le botte con un tondino di ferro e infine il tentativo di incendio dell’abitazione dove viveva con altri immigrati. E’ quanto raccontato in aula, il 26 marzo, da Djallo, il rifugiato di origine ivoriana che gode della protezione internazionale, rimasto vittima di un’aggressione fra il 3 e 4 settembre del 2018, a Bettola. Tre persone vengono processate per diversi reati, tutti aggravati dal movente razziale. Djallo sarebbe stato apostrofato con termini come “negro di m…”

Al processo presieduto dal giudice Fiammetta Modica, pm Antonio Rubino era presente anche Luigi Campelli, il 28enne ancora in carcere, che è accusato di lesioni aggravate, porto di oggetti atti all'offesa, violenza privata, ingiurie, minacce, tentato incendio, stalking. Campelli è difeso dall’avvocato Gaetano Marchesi, del Foro di Lodi. Gli altri due imputati, Lorenzo Migliorini e Pascal Bergamasco difesi dall’avvocato Simone Mazza. Djallo, invece, si è costituito parte civile ed è stato assistito dall’avvocato Giorgia Galli, del Foro di Bologna. 

L’ivoriano ha detto che il 3 settembre qualcuno aveva tirato qualcosa contro le finestre e le porte dello stabile in cui vivevano gli immigrati, in località Torricelle. Il giorno seguente sarebbero avvenuti i fatti più gravi. L’immigrato ha detto che lui conosceva solo di vista Campelli ma che «non ero suo amico. Così come conoscevo la fidanzata, ma non le ho mai parlato». Djallo è in piazza, davanti al bar Centrale, il 4 settembre verso le 19. Arriva Campelli, racconta, «mi vede e mi lancia un boccale di birra, che io evito. Poi prende una spranga (un tondino di ferro diranno poi i carabinieri, ndr) e mi colpisce al capo, facendomi sanguinare. Poi mi dà altri colpi e uno di questi raggiunge il cellulare che avevo in tasca, rompendolo. Diverse persone hanno assistito alla scena». Alla sera, continua, verso le 23 vede arrivare due auto con tre persone. Viene gettata della benzina sulla porta e gli infissi prendono fuoco. «Sono uscito con altre persone - ha detto Djallo - e abbiamo spento le fiamme. Poi abbiamo fatto un video. Dopo questi fatti siamo stati trasferiti».

L’avvocato Marchesi ha chiesto se Djallo e Campelli si frequentassero e se ci fossero mai stati screzi tra loro. Se lui avesse mai fatto avance alla fidanzata del piacentino. L’ivoriano ha risposto sempre di no. «Non l’ho mai insultato - ha continuato - anche se il giorno prima ci eravamo incontrati e lui mi aveva detto “negro di m…”, “tornatene a casa tua”».

E’ stato poi ascoltato il responsabile della struttura, Pierpaolo Tassi, che era stato avvisato dai ragazzi la sera stessa dell’incendio. «All’ingresso vidi il campanello rotto - ha affermato - poi la portafinestra rotta. Djallo mi disse che era stato Campelli ad aggredirlo. Si conoscevano e spesso Campelli mandava a Djallo messaggi con immagini di migranti». Il responsabile parlò «con il sindaco Paolo Negri, il quale mi disse che Djallo avrebbe provocato Campelli. Durante un viaggio sul bus, Djallo avrebbe mostrato i genitali alla fidanzata di Campelli. Chiesi spiegazioni a Djallo e lui negò tutto».

L’avvocato di parte civile ha chiesto quando fosse avvenuto il colloquio con il sindaco e il responsabile del centro: «Il 5 o il 6 settembre».

Infine, ha testimoniato il comandante della stazione carabinieri di Bettola, il luogotenente Gianluigi Morenghi. Il sottufficiale ha raccontato le indagini e i rilievi svolti a Torricelle. Davanti al Bar Centrale, ha ricordato il comandante, i testimoni ci dissero che Campelli aveva aggredito Djallo. Quando i carabinieri arrivarono, ha detto un altro militare, videro Campelli e lui aprì il bagagliaio della propria auto e consegnò ai carabinieri il tondino di ferro. Il luogotenente ha risposto all’avvocato Galli di aver sentito, in piazza, Campelli dire “negro di m…”.

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