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Cronaca

Alessandro, il Farnese di piazza Cavalli svelato da Massimo Solari

Un libro ne ripercorre i 47 gloriosi anni di vita (lontano da Piacenza)

Chi è Alessandro Farnese? Per molti è conosciuto come il cavaliere in sella a uno dei due "cavalli" della nostra Piazza, ma ora Massimo Solari, avvocato di professione e appassionato cultore di storia con spalle un’ampia pubblicistica, ci offre un ritratto inedito di questo generale condottiero che fu duca di Parma e Piacenza. Lo fa in un libro di 332 pagine edito dalla Lir - Libreria Internazionale Romagnosi (euro 14), presentato a Palazzo Galli- Banca di Piacenza dall’autore in colloquio con il giornalista Robert Gionelli.

Alessandro Farnese (1545 – 1592), figlio del duca Ottavio e di Margherita d’Austria è nipote di papa Paolo III Farnese, per il cui figlio Pier Luigi aveva creato il ducato di Piacenza e Parma. “No precisa Solari ricordando anche un importante convegno sul tema, organizzato dalla Banca di Piacenza,  non mi sono sbagliato: il ducato si chiamava proprio di Piacenza e Parma fino alla congiura del 1547; fu solo in seguito a questa congiura che perdemmo il titolo di capitale, che passò - per sempre - a Parma. Pier Luigi è il figlio primogenito del Papa Paolo III che spende ogni sua energia per trovargli un posto di prestigio. Per noi, oggi, l’idea di un figlio del Papa è inconcepibile ma Paolo III non fu l’unico. Né questo gli ha impedito di essere ritenuto uno dei più grandi papi del Rinascimento. Quando gli nacquero i figli, oltre Pier Luigi, Costanza, Paolo e Ranuccio, Paolo III era ancora cardinale e non aveva preso gli ordini sacri, come usava all’epoca, quindi non aveva obbligo della castità. A Pier Luigi successe il figlio Ottavio e alla sua morte ecco Alessandro Farnese che per  molti anni è stato in Fiandra, dove si è coperto di gloria.

Solari - dopo aver descritto la vita di Alessandro, sulla scorta delle opere dei migliori storici che hanno parlato di lui e senza mai perdere di vista cosa capitava a Piacenza durante il suo regno - nella seconda parte del libro compie un'analisi storica e artistica sui cavalli della nostra piazza, racconta chi era Francesco Mochi, che altre opere ci ha lasciato, cosa hanno detto sui nostri cavalli i grandi viaggiatori del passato e i maggiori critici d'arte. Il tutto con un linguaggio accattivante.

Sono partito dalla considerazione – ci racconta Solari - che non ci sono in circolazione biografie di Alessandro agili e leggere: la più completa è scritta da un diplomatico italiano che fa addormentare alla seconda pagina. E pensare che la figura di Alessandro tutto può far pensare meno che alla noia: è vissuto nella più bella era del mondo, il Rinascimento; ha girato tutt'Europa, dal Portogallo alla Spagna all'Inghilterra, alla Grecia, alla Francia, alle Fiandre. Ha partecipato a mille battaglie, Lepanto compresa. Ha avuto quattro figli, ha vissuto tra una corte principesca e il gelo di un bivacco, tra un assedio e una ritirata, a contatto con re e principi, papi e cardinali. È morto a 47 anni, pieno di gloria come un eroe omerico.

Nella narrazione sono partito dalla famiglia, raccontando la rapida ascesa del bisnonno papa Paolo III, che ha approfittato della bellezza della sorella, la mitica Giulia Farese, per passare alla figura di Pier Luigi, il primo duca, ucciso nella famosa congiura e ai genitori di Alessandro: Margarita (figlia dell'imperatore Carlo V) e il pallido e incolore Ottavio.Ho tratteggiato (ma non mi sono annoiato!) la corte di Spagna sotto Filippo II, dove Alessandro è cresciuto, al fianco della tragica figura del verdiano Don Carlos e dello zio Don Giovanni d'Austria, il vincitore di Lepanto. E anche Alessandro ha partecipato, comportandosi da prode, alla battaglia di Lepanto, assieme a una scelta schiera di piacentini. Poi la lunga e logorante guerra di Fiandra, i contrasti con la madre Margarita per il governo delle Fiandre, le guerre di religione e i suoi scontri con Enrico IV di Francia.

Ma Alessandro non si è limitato a questo: ha conosciuto Elisabetta I d'Inghilterra, con la quale ha iniziato trattative di pace, doveva partecipare come comandante dell'esercito all'impresa della Invincible Armada ... insomma, nei suoi pochi anni di vita ha visto e fatto quasi tutto e di tutto.

In questa suo richiamo al libro - osserviamo - compaiono solo i piacentini a Lepanto, e Piacenza?

Francamente – risponde con convinzione Solari - Alessandro con Piacenza c'entra poco. Però Alessandro si è rifatto post mortem perché, soprattutto grazie alla sua statua equestre, è diventato un protagonista a tutti gli effetti. Il suo busto, la testa del cavallo o i putti reggi stemma campeggiano in locandine e manifesti che invitano i turisti a visitare Piacenza, propagandano festival del Gutturnio o del tortello, allietano le copertine delle strenne delle banche piacentine o invitano a “comprare piacentino”. E’ la nostra icona di Piacenza, noi lo amiamo soprattutto coperto di neve, che occhieggia tra la nebbia oppure quando sventola la bandiera della squadra locale, in occasione di qualche promozione.

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