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Cronaca Ferriere / Via Roma

Alluvione, Ferrari: «La piena ha trascinato i miei salumi fino nel Ferrarese»

L'imprenditore di Ferriere Bruno Ferrari ha danni per oltre 200mila euro. «Oggi mi hanno telefonato dalla provincia di Ferrara dicendo che hanno trovato sul greto del Po due pancette del mio salumificio. Verranno a fare spesa da me prossimamente, anche se la mia azienda è a pezzi»

«Ero a pranzo a Ferriere quando ho ricevuto una telefonata dalla provincia di Ferrara: hanno trovato nel Po quasi in secca un paio di pancette del mio salumificio. Non credo che sia uno scherzo». Bruno Ferrari, imprenditore ed ex sindaco di Ferriere dal 1996 al 2000, è a capo di una delle due aziende più colpite a Ferriere dall’alluvione del 14 settembre. Il “Salumificio Ferrari”, fondato insieme al fratello Gianni, ha visto il proprio deposito di insaccati essere sommerso dall’acqua del torrente Grondana, affluente del Nure. I suoi insaccati, trascinati dalla piena, sono arrivati un po’ ovunque: la Forestale ne ha trovati a decine intorno a Carmiano e Pontedellolio. Oggi la segnalazione più inattesa: due pancette sono finite nella provincia di Ferrara. «Mi hanno contattato per dirmelo – dice l’imprenditore – e hanno promesso che verranno a Ferriere a trovarci e a fare spesa da noi». Bruno Ferrari-3

«C’erano 5-6 mila coppe – spiega Ferrari - e 3mila pancette qua dentro: è il lavoro di tanti anni. Avevamo all’interno di questa struttura insaccati di 2,3,4, 10 mesi accumulati lì da tempo. L’acqua, alta 3-4 metri, ha sfondato i due portoni, portandosi via il piazzale davanti a noi con tre automobili e un furgone». La furia del Grondana – mai visto così impetuoso – ha trascinato con sé un capannone al cui interno vi era un condensatore, due motori a frigo, oltre ad aver distrutto le auto dei due parroci don Stefano Garilli e don Giuseppe Calamari, parcheggiate nei pressi della canonica.

«Stiamo contando i danni – continua Brunetto, molto conosciuto in tutta la Valnure per il suo impegno politico, oltre che per l’attività imprenditoriale – e quante coppe mancano: forse siamo riusciti a salvare una cella di insaccati. Sicuramente si parla di aver perso beni per una cifra superiore ai duecentomila, più quelli per coprire i danni come la perdita delle autovetture e del furgone. La furia dell’acqua ha ribaltato tutti i carrelli». Ferrari non dimenticherà mai la disperazione di quel lunedì mattina. «Ho pianto fino a mezzogiorno, qua si tratta del lavoro di una vita finito in una piscina».

«Ci vorranno mesi e mesi per ripristinare l’attività – gli fa eco un suo familiare, Luca Mocellin – ma cercheremo di dare comunque un buon servizio ai nostri clienti. La “roba” stagionata ce l’abbiamo da un’altra parte, cercheremo di continuare con quella raddoppiando gli sforzi fisici e sopportando tutte le difficoltà, compresa la viabilità della nostra provinciale». È stato, come qualcuno dice, un evento eccezionale, o c’è stato qualche errore umano?  «In questo caso – prosegue Luca – si tratta di una calamità naturale: questa pioggia era eccezionale, non si poteva contenere in alcun modo qua a Ferriere. Per fortuna che il nostro deposito ha delle buone fondamenta, altrimenti crollava veramente tutto, l’acqua si è mangiata il terreno fino a pochi centimetri da noi. Oltre alle migliaia di coppe perse se ne sono andate anche le nostre attrezzature e i nostri macchinari».

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I ferrieresi credono nella ricostruzione o vi sentite abbandonati?  «Ho molti timori – lamenta Ferrari – nei confronti di una ricostruzione. Ci credo poco: sulla mia casa c’è un cartellone esposto da dieci anni che invita a “Salvare la montagna”. Se la montagna è lasciata sola è destinata a morte certa. Tirerò fuori la mia celebre cassa da morto, portata in segno di protesta in Provincia due anni fa, e la farò arrivare in tutte le istituzioni. Qua non ci aiuta mai nessuno. Il salumificio Ferrari e il mio supermercato danno da mangiare a dodici persone: se non mi danno una mano mi viene voglia di chiudere tutto e piantare lì. Non è colpa mia se è successo questo evento».

Qualcuno che aiuta nel momento di difficoltà c’è sempre però. «Ringraziamo i volontari del paese – sottolinea Luca - i carabinieri e tutti quelli che hanno spalato fango con noi. Sono arrivati volontari ed ex carabinieri in congedo perfino da Bologna e Reggio Emilia per darci una mano...».  

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