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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Alluvione, i geologi: «Serve maggiore prevenzione»

Cesari, presidente dell’Ordine regionale: «Non si parli di eccezionalità, il problema è urbanistico». Il segretario Emani: «Un evento naturale diventa catastrofico in assenza di programmazione»

«Di fronte all’ennesima tragedia causata da alluvioni e frane, è arrivato il momento di parlare il linguaggio della verità»: ne è convinto l’ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna che dopo le sconvolgenti notizie arrivate dalle province di Piacenza e Parma, con l’esondazione dei fiumi Nure e Trebbia e del torrente Ceno che hanno causato un morto e due dispersi oltre a ingenti danni, interviene con parole inequivocabili sul tema del dissesto idrogeologico: «Ci vuole coraggio a parlare ancora di eventi eccezionali, quanto accaduto si ripeterà presto anche in altre città - dichiara Gabriele Cesari, presidente dell’Ordine regionale, ricordando come «Questa sia l’ennesima alluvione che interessa la nostra regione negli ultimi mesi dopo Secchia, Panaro, Santerno, Baganza, Bevano e Savio. I cambiamenti climatici proporranno certamente nuovi eventi meteorici intensi come quello di domenica. Un geologo lo deve sapere bene, perciò chi parla di manutenzione e pulizia degli alvei non individua il nocciolo della questione».

Il problema, secondo Cesari, è infatti «principalmente urbanistico, soprattutto in un Paese che da decenni consuma 8 metri quadrati di suolo al secondo, e l’Emilia-Romagna è ai primi posti in questa classifica di demerito». C’è però un altro aspetto che coinvolge la categoria: «Tutte le nostre città – dichiara Cesari - hanno avuto espansioni e insediamenti in ogni parte del territorio, comprese rischiose aree adiacenti a fiumi e torrenti; in questo processo sono stati complici anche alcuni colleghi geologi consulenti di amministrazioni favorevoli a speculazioni spregiudicate o funzionari di enti di controllo troppo compiacenti verso “amministrazioni amiche“».

Cesari sa di pronunciare parole dure, ma è convinto che «se non diciamo la verità non possiamo capire come affrontare il problema. Gli stanziamenti di fondi per la prevenzione sono molto più lenti della piena dei fiumi, oltre che degli annunci, e soprattutto sono sempre più inadeguati per prevenire queste catastrofi, mentre aumentano le risorse necessarie per riparare i danni sempre più ingenti». Alla Regione il presidente dell’ordine dei Geologi emiliano-romagnoli chiede «Coraggio e decisione nell’adottare misure per contrastare il consumo irragionevole di suolo, politiche serie a favore della riqualificazione e rigenerazione delle città e dei territori, incentivi forti per la delocalizzazione di aree ad elevato rischio di dissesto. L’occasione è la riforma delle legge regionale urbanistica». Un modello da cui partire per Cesari c’è: la Toscana e la sua legge regionale 65 del 2014.

Dal canto suo, Emanuele Emani, segretario dell’ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna e piacentino, rileva come quello che si è verificato in Valtrebbia e in Valnure «Era già accaduto negli anni passati nella provincia di Piacenza. Abbiamo più volte evidenziato come le caratteristiche del nostro Appennino lo rendano particolarmente vulnerabile a questi eventi: infatti la provincia di Piacenza risulta essere in regione tra quelle con più eventi franosi. Quello che abbiamo osservato tra il 12 e il 13 settembre rappresenta un fenomeno che ormai si presenta fin troppo ripetutamente per considerarlo evento eccezionale, per cui appare necessario sensibilizzare la popolazione anche a mantenere quegli atteggiamenti che permettono di evitare la perdita di vite umane».

Per ridurre il rischio geologico, Emani richiama elementi come «Una corretta pianificazione urbanistica, una legislazione chiara e senza confusione di competenze, monitoraggio degli interventi da eseguire durante i periodi di calma e verifica delle zone critiche, realizzazione degli interventi anche adottando soluzioni che permettono di assorbire l’onda di piena (ad esempio vasche di laminazione), manutenzioni programmate e continue ed infine un’adeguata cultura fin dalle scuole, come già avviene in altri Stati». D’altronde, ragiona il segretario dell’ordine «Un evento naturale diventa catastrofico se manca la consapevolezza e se non sono state adottate tutte le misure, ancora una volta culturali prima che materiali, finalizzate alla riduzione del danno. Non è possibile limitare i fenomeni di dissesto più devastanti, bisogna convivere con essi attraverso una regolare manutenzione e programmazione, con il divieto assoluto di costruire in zone a rischio».

In conclusione, Emani ritiene che le parole del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e dell’assessore alla Difesa del suolo, Paola Gazzolo, siano «Di buon auspicio in quanto evidenziano una sempre maggiore sensibilità verso la mitigazione del rischio idrogeologico. Tuttavia, dalle parole si deve passare ai fatti attraverso interventi adeguati e opportunamente valutati, garantendo tempistiche corrette per la messa in sicurezza del territorio».

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