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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

«Anastasio ha tradito la fiducia dello Stato». Il pm chiede 16 anni e mezzo di condanna

E' di 16 anni e mezzo la pena che il pubblico ministero Michela Versini ha chiesto nei confronti dell'ispettore della narcotici Claudio Anastasio, arrestato insieme ad altri cinque colleghi nell'aprile del 2013 dai carabinieri

E' di 16 anni e mezzo e 120mila euro di multa la pena che il pubblico ministero Michela Versini ha chiesto nel pomeriggio del 20 marzo nei confronti dell'ispettore della narcotici Claudio Anastasio imputato per reati inerenti alla droga, al favoreggiamento della prostituzione e altri ancora. Il pubblico ministero ha parlato quattro ore analizzando tutti i capi di imputazione e chiedendo l'assoluzione per due di questi.

Il pm, concludendo la sua requisitoria ha chiesto che non vengano concesse all'imputato le attenuanti generiche. Poi ha aggiunto: «Anastasio ha tradito la fiducia della polizia, dei suoi superiori e della magistratura, e non ha esitato a scendere a patti con i delinquenti e a strumentalizzare la sua funzione dimostrando capacità criminale».

PROCESSO POLIZIOTTI: TUTTA LA VICENDA

«L’ispettore Claudio Anastasio aveva un rapporto strettissimo con Paolo Bozzini, ed era al corrente del modo di agire del suo collega: era al corrente dei rapporti con Cavaciuti. Bozzini non faceva nulla senza l’approvazione di Anastasio che, come emerge dalle intercettazioni telefoniche, veniva costantemente tenuto informato di ogni sviluppo sulla gestione degli stupefacenti messa in atto». Lo ha sottolineato il pubblico ministero durante la lunga requisitoria durata quattro ore davanti al collegio presieduto da Italo Ghitti (Elena Stoppini e Maurizio Boselli a latere).

La pubblica accusa ha analizzato uno per uno i capi di imputazione: quello più corposo riguarda l’acquisto di stupefacenti per contro di Giorgio Cavaciuti attraverso l’intermediazione di un sudamericano. «Anstasio arreca un contributo apprezzabile alla commissione dei reati perché pronto a intervenire se durante lo scambio ci fossero stati imprevisti, e agevola il trasporto della droga da parte di Bozzini » ha detto Versini. E i continui contatti con Bozzini che intanto si muoveva - secondo la procura che ha in mano tutte le intercettazioni telefoniche delle conversazioni intercorse tra i due poliziotti - sono il riscontro alle dichiarazioni dello stesso Bozzini che ha affermato davanti ai giudici che il collega era al corrente di ogni dettaglio.
«Di quelle operazioni inoltre non ci sono tracce di resoconti fatti ai rispettivi superiori» ha detto ancora il pm, che ha anche affermato di credere a Bozzini quando ha confessato che l’ispettore era a conoscenza anche del fatto che i panetti di hascisc poi trovati a casa di Cavaciuti (e che erano stati sequestrati durante un’operazione delle volanti) non sarebbero stati distrutti nell’inceneritore da Bozzini, ma portati da quest'ultimo all’amico spacciatore.

Durante l’udienza si è parlato anche di altre imputazioni, come il favoreggiamento della prostituzione (riferita in particolare a un transessuale di loro fiducia), il falso ideologico e il favoreggiamento personale (relativo a un verbale trovato in possesso di uno degli spacciatori), e l’utilizzo di carte di credito clonate.
Il giudice Ghitti ha rinviato l’udienza al 27 marzo per l’arringa difensiva dell’avvocato Piero Porciani.
 

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