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«La prudenza è sempre l'arma migliore per contrastare gli incidenti e si insegna fin da piccoli»

Il vice questore Angelo Di Legge dopo quattro anni lascia la guida della Polstrada di via Castello per andare a dirigere la sezione Anticrimine della questura in viale Malta: «Rimettersi in gioco e affrontare nuove sfide fa bene. Il mio grazie più grande? Ai miei uomini che ci sono sempre stati»

«Sono un po’ dispiaciuto perché qui lascio un pezzo del mio cuore, ma rimettersi in gioco e affrontare nuove sfide fa bene». A dirlo il vice questore Angelo Di Legge che dopo quattro anni lascia la guida della Polstrada di via Castello per andare a dirigere la sezione Anticrimine della questura in viale Malta da lunedì 21 marzo. A prendere il suo posto vacante al momento ci penserà il commissario Achille Favari in forza alla Stradale da tre decenni.  Sono tanti e variegati gli ambiti di competenza della specialità della polizia di Stato che ha sede in via Castello: sia quelle svolte su strada in senso stretto (incidenti, prevenzione stragi sabato sera, verifica delle infrastrutture e dei mezzi che ne usufruiscono, etc) sia quelle di competenza della squadra di polizia giudiziaria che Di Legge ha definito «Eccellente. Sono numerose le indagini portate a termine, tra le quali – solo per citarne alcune - la scoperta di un giro di riciclaggio di auto che venivano rubate in Sud Italia e nazionalizzate con documenti esteri, rubati a loro volta. Poi voglio ricordare le operazioni contro il caporalato, quella sui camionisti sfruttati e ancora l’indagine che ha riguardato i mezzi pesanti e il controllo dei cronotachigrafi e i tempi di riposo degli autisti».

«Il grazie più grande – dice il vice questore – va a tutti i miei uomini. Nonostante l’età media sia molto alta rispetto ad altre specialità, non hanno mai fatto mancare collaborazione e volontà. La mia porta è sempre stata aperta non solo metaforicamente perché se un dirigente riesce a fare qualcosa è perché i suoi uomini “ci sono”». «Un grazie ovviamente va anche a tutte le forze dell’ordine della città e della provincia nonché alla prefettura per la continua e proficua sinergia con cui abbiamo lavorato», ha aggiunto. «Fondamentale è anche  - ha detto – il lavoro svolto con i sindaci. Ricordo la tematica degli autovelox, il loro censimento e posizionamento. Al termine ne è stato aggiunto solo uno. Non solo e non tanto con la sanzione si risolve il problema visto che con un velox l’automobilista decelera solo in quel preciso punto per poi accelerare di nuovo, ma a mio avviso servono infrastrutture come le rotonde in punti critici, ma per questo occorrono molti soldi. Tra il velox e il tutor, in termini di efficacia preferisco il secondo anche se il miglior strumento è sempre la prudenza». E una profonda consapevolezza della sicurezza stradale, delle norme che la compongono e dell’importanza del loro rispetto si possono insegnare ai ragazzini, futuri utenti e automobilisti. «Fondamentali – dice – sono stati e devono continuare ad esserlo, gli incontri con le scuole e gli studenti, anche su tematiche che possono sembrare marginali come l’uso corretto del monopattino».

QUALCHE NUMERO -  Sono stati più di 7mila i mezzi pesanti controllati per una media di 1700 all’anno. In totale le infrazioni al codice della strada (nei 4 anni) sono state 23823 per circa 6mila all’anno. Tra queste ci sono 240 sanzioni per guida senza assicurazione, 440 per guida in stato di ebbrezza, 800 verbali all’anno per il mancato uso delle cinture e 400, sempre nello stesso arco temporale, per la guida con il cellulare. Sono stati 14 gli incidenti mortali rilevati con 15 morti totali in quattro anni. «Cinture e cellulare ma anche la guida in stato di ebbrezza che poi va a braccetto con la velocità elevata sono sempre le cause degli incidenti e i numeri ci dicono che rimangono costanti negli anni (togliendo il 2020). Se - ha detto -  i neopatentati rimangono per tre anni nei limiti, appena superata la soglia esagerano e non riescono a stare sotto lo 0.5 grammi per litro previsti per legge: tutti quelli che fermiamo ci dicono di aver bevuto solo un bicchiere. Chi però alza di più il gomito sono le persone dai 40 anni in su».

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