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In tribunale

Anomalie nell'autenticazione delle firme per la lista elettorale: patteggiano Stragliati, Saccardi e Tribi

Si è conclusa in tribunale la vicenda del 2020 relativa alla presentazione per le Regionali di una lista del Popolo della Famiglia

Si è conclusa in tribunale a Piacenza la vicenda giudiziaria che ha coinvolto la consigliera regionale della Lega Valentina Stragliati, il consigliere di Piacenza Mauro Saccardi, e il fiorenzuolano Romano Tribi. L'inchiesta della Procura della Repubblica era iniziata nel 2020 dopo le Elezioni Regionali e riguardava alcune "anomalie" (la vicenda è normata dall'articolo 90 del Dpr 570 del 1960 sugli eventuali illeciti della documentazione) per l'autenticazione delle firme di una lista elettorale del centrodestra, "Il popolo della Famiglia", che successiva non era comunque stata ammessa alla competizione elettorale perché giunta in ritardo oltre i termini di legge. Davanti al gup Sonia Caravelli e al pm di indagine Emilio Pisante, Valentina Stragliati ha patteggiato una pena di cinque mesi e dieci giorni, così come Mauro Saccardi. Per Tribi invece la sentenza è stata di un anno e sei mesi. La pena è stata sospesa per tutti. 

«Come hanno già avuto modo di dichiarare i miei difensori - spiega la consigliera leghista in una nota stampa - mi ritengo estranea ai fatti contestati, perché tratta in errore da altri e tradita nella mia buona fede. E' stata un'esperienza dolorosa di cui farò tesoro. Dalle carte processuali emerge chiaramente che non ho tratto alcun vantaggio, né economico, né politico. E di questo credo che anche il pm se ne sia convinto, tanto che ho deciso, su dei miei consigli legali, chiudendo di definitivamente la vicenda con un patteggiamento al minimo della pena». Stragliati era difesa dagli avvocati Cristina Bagnalasta e Gianluca Vinci.

«Sono dispiaciuto per la condanna – commenta invece Saccardi, difeso dall'avvocato Coppolino - è stata una leggerezza. Quel giorno, l'ultimo disponibile per la raccolta delle firme, cercarono qualcuno disponibile per autenticarle e mi resi disponibili. Ho sostituito un'altra persona all'ultimo minuto e mi sono trovato in questa situazione». «Non voglio più parlare di questa vicenda» è stato invece il commento di Romano Tribi, difeso dall'avvocato Marco Guidotti.

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