rotate-mobile
Indagini in corso / Roncaglia

«Non sono il mostro che hanno raccontato, non abbiamo segregato il mio patrigno»

In carcere il figliastro 37enne incontra il suo avvocato: «Sono mortificato, ci eravamo organizzati per non lasciarlo mai solo». Indagate a piede libero la moglie e la suocera

«Sono stato dipinto come un mostro, sono mortificato. Non corrisponde al vero quello che è stato raccontato». A dirlo al suo avvocato il 37enne bulgaro che nei giorni scorsi è stato arrestato e portato alle Novate accusato di sequestro di maltrattamenti e sequestro di persona nei confronti del patrigno piacentino di 73 anni.

L’anziano, disabile e affetto da svariate patologie, era stato trovato dagli agenti delle volanti nei giorni scorsi chiuso in un piccolo ripostiglio con pareti di lamiera a Roncaglia. A chiamare il 113 alcuni vicini di casa che avevano udito urla e lamenti. In manette, su disposizione del sostituto procuratore Antonio Colonna era così finito il figliastro, mentre la moglie del 73enne e la suocera di 78 anni sono al momento indagati a piedi libero accusati dei medesimi reati e che con l'anziano vivevano. La prossima settimana il 37enne sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia davanti al gip.

Nella giornata dell’11 febbraio ha ricevuto la visita del suo avvocato Giorgio Bosoni. Il 73enne era stato trovato in una stanza minuscola di due metri per tre chiusa da un chiavistello dall’esterno con alcune pareti di lamiera e attigua al garage, riscaldata solo da una piccola stufetta elettrica. All’interno una brandina con lenzuola ricoperte da cellophane e alcune ciotole di metallo con del cibo, a pochi passi un bagno solamente con il water. Una volta soccorso era stato portato all’ospedale dove è ancora ricoverato per le cure necessarie.

Le indagini e gli accertamenti coordinati dal sostituto procuratore Antonio Colonna sono ancora in corso e volti a capire da quanto tempo e perché l’uomo vivesse in quelle condizioni, da quanto emerso al momento sarebbe stato costretto in quella stanzetta dall’ultimo Natale. In carcere però il 37enne – ma anche la moglie della vittima per tramite del suo avvocato dice di essere pronta a spiegare all'autorità giudiziaria quanto realmente accaduto il 9 febbraio - respinge le accuse: «Non è vero niente: sono stato dipinto come un mostro, sono mortificato».

«Mi ha spiegato  - dice il legale – che lui e la madre si erano dati dei turni per gestire l’anziano dopo l’ictus che lo aveva colpito e continuare a lavorare senza lasciarlo solo, quella mattina però dovevano per forza accompagnare la nonna all’ospedale per un’operazione e il 73enne era rimasto lì solo per alcune ore essendo impossibilitati a fare diversamente».«Incapace di camminare – spiega - e quindi di fare le scale per raggiungere un camera e un bagno e per impedirgli di cadere il mio assistito ha raccontato che avevano creato una situazione che gli potesse permettere di essere minimamente autonomo ma – sostiene – non era segregato: c’era una porta comunicante con il piano terra dell’abitazione».

E ancora: «Era anche in cura al Centro di salute mentale e  hanno sostenuto che  spesso dava in escandescenze, per la sua e l’incolumità dei famigliari si era pensato di predisporre quella soluzione, i vicini lo sapevano che spesso urlava e lo avevano reso noto in modo da non farli allarmare». E sulle ciotole: «Sostiene che non lo fossero e che in famiglia tutti mangiavano le stesse cose, senza fare alcuna differenza».

Anche sul presunto movente economico l'avvocato precisa: «Sia la moglie sia il mio assistito lavorano e non hanno bisogno di soldi, peraltro la casa è di proprietà del figliastro e la mamma ne ha l'usufrutto».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Non sono il mostro che hanno raccontato, non abbiamo segregato il mio patrigno»

IlPiacenza è in caricamento