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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Arrampicarsi sulla parete, sminare il terreno e liberare un prigioniero con le forze speciali

Cittadella degli alpini, mille studenti hanno visito la mostra arrampicandosi sulle pareti, camminando sulle corde, scoprendo come si tolgono le mine e come si possa parlare alla radio da Piacenza all'Afghanistan

Una giornata all’insegna del sole, divertimento, dell’informazione e della scoperta di un mondo per lo più sconosciuto ai ragazzi. Un mondo, quello militare, conosciuto solo grazie ai film d’azione, ma molto lontano dalla realtà. Alla Cittadella degli alpini un migliaio di studenti delle scuole piacentine, dalle elementari alle superiori. All’Arena Daturi, i giovani hanno potuto vedere, e spesso toccare con mano, le varie specialità di cui sono composti gli alpini. Alcuni bimbi delle elementari restavano affascinanti da due soldatesse a cavallo, appartenenti al Nizza cavalleria che cercavano, invano, di parlare con i piccoli. Stupiti, poi, i ragazzini quando si sono trovati di fronte il nuovo “cavallo di ferro” del reggimento: il Blindo centauro, il grande mezzo blindato su ruote.

Attraversando l’arena, due dei posti più gettonati erano al parete per l’arrampicata e l’attraversamento su una fune ad alcuni metri da terra. I giovani, imbragati dai soldati esperti, hanno provato così l’ebbrezza dell’alpinismo, anche se per molti era un po’ come il Luna park. A seguire i ragazzi c’era il personale specializzato del prestigioso Centro addestramento alpino di Aosta. In una tenda lì vicino, invece, c’era il sofisticato servizio Meteomont degli alpini che fornisce le previsioni in modo continuo.

Un altro reggimento, tra quelli che hanno riscosso più successo, è stato il 4° Alpini paracadutisti, con sede a Verona. I Rangers italiani – personale preparatissimo che opera a supporto delle Forze speciali – è composto di ragazzi che vengono impiegati nelle missioni fuori area nelle operazioni più delicate. Fucili mitragliatori alla mano, occhiali, elmetti, giubbotti antiproiettile, gli alpini hanno messo in scena una dimostrazione della liberazione di un ostaggio in un ambiente chiuso. Una “cavia” veniva preparata e nascosta in un angolo. Due Rangers entravano e sparavano – naturalmente con cartucce di plastica e colorate - a dei bersagli di carta fino ad arrivare alla persona da liberare. La scena veniva illustrata da un sottufficiale che spiegava i vari passaggi di ciò che stava avvenendo al di là di una parete trasparente di plexiglass, per la sicurezza degli spettatori. Un’attività, anche questa, inutile dirlo, che è terminata con gli applausi. Per tanti giovani il paragone più immediato con quanto visto era quello del videogioco.

Ecco la cittadella degli Alpini ©Gis/ilPiacenza

Fuori, intanto, i genieri del 32° guastatori mostravano ai ragazzi il delicato lavoro degli Eod (artificieri) e dei Minex (gli sminatori) facendo provare ai ragazzi le pesanti tute di protezione indossate quando sono al lavoro. Interessanti anche i settori legati alle trasmissioni e alle comunicazioni radio. Presente, in quest’ultima tenda anche un rappresentante dell’Associazione radiomatori di Piacenza, Mario Pagani. Così, in onde corte, è stato realizzato un contatto con gli alpini che si trovano a Herat, in Afghanistan. Ad attirare ancora sono stati i musicisti della banda della Taurinense che hanno suonato un programma per i ragazzi seduti sulle gradinate del Daturi.

E ancora spazio agli uomini del 1° reggimento artiglieria di montagna, con il lungo obice FH 70 – con una gittata di 30 km – e alle truppe che hanno mostrato il famoso Lince (il mezzo italiano più conosciuto nei teatri operativi) e le altre attrezzature con cui in genere “lavorano” i soldati, compresa un’efficiente struttura sanitaria. Ultimo, ma non ultimo, il 4° reggimento Aves Altair. L’elicottero AB 205 è stato preso d’assalto da ragazzi e ragazze e gli specialisti e i piloti tempestati. All’inizio l’oggetto più interessante è stata la mitragliatrice di bordo, ma quando veniva spiegato agli studenti l’uso e le possibilità di questo mezzo i ragazzi restavano a bocca aperta. Con buona pace di qualche mamma che già aveva storto il naso di fronte alle “armi”.

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