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Maxi indagine

«Due associazioni a delinquere all'interno di Usb e Cobas finalizzate a interessi economici privati»

Indagati otto leader dei sindacati Usb e Si Cobas: sono accusati di associazione per delinquere finalizzata ad introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori impiegati nel settore della logistica piacentina a seguito di conflitti create ad arte. Indagini anche patrimoniali su conti correnti

«Non è un’indagine contro i sindacati di base ma contro alcuni leader che hanno gestito il sindacato come cosa loro anche a livello economico, e le prime vittime sono i lavoratori stessi che credevano nelle due sigle. In queste pagine non c’è nulla che possa essere limitativo e offensivo dell’attività sindacale lecitamente svolta». A dirlo il procuratore Grazia Pradella nella conferenza stampa nella quale ha illustrato le lunghissime indagini di Digos e Squadra Mobile e che hanno portato a 8 persone indagate (sei agli arresti domiciliari, 1 obbligo di firma e un divieto di dimora) appartenenti a Si Cobas e Usb e con ruoli apicali, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati, tra cui violenza privata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio. E sono Abed Issa Mahmoud El Moursi, Ali Mohamed Arafat, Elderdah Fisal, Aldo Milani, Roberto Montanari, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli, Zagdane Riadh. 

Tante le aziende coinvolte nelle proteste: Leroy Merlin, Gls, Ikea, Tnt, Sda, Amazon, solo per citarne alcune definite «fondamentali per la vita economica per la città» dal procuratore.  Non appena la notizia degli arresti si è diffusa, in viale Malta si sono radunate più di cento persone che hanno protestato e urlato contro gli arresti, successivamente questi sono andati davanti alla prefettura per un picchetto.  «Solo una lettura avulsa da pregiudizio - spiega Pradella - può rendere idea cosa contiene l’ordinanza che vede ben 150 capi di imputazione, ossia episodi ascrivibili agli indagati. Abbiamo linee ben precise di investigazione che hanno portato ad identificare due distinte associazioni per delinquere. Le ultime manifestazioni non legittime saranno comprese in più recenti notizie di reato». 

Nello specifico, a seguito di una articolata attività di indagine iniziata nel 2016 e di fatto non ancora finita «è stato constatato – fanno sapere gli inquirenti - anche attraverso l’uso di intercettazioni telefoniche e riscontri patrimoniali, come, fin dal 2016, dietro lo schermo delle sigle sindacali, gli indagati avessero dato vita a due distinte associazioni per delinquere finalizzate ad introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori impiegati nel settore della logistica piacentina a seguito dei conflitti che venivano artificiosamente creati dagli stessi». «Dietro i numerosissimi picchettaggi e azioni di protesta apparentemente rivolte alla tutela dei diritti dei lavoratori, si celavano azioni delittuose finalizzate ad aumentare sia il conflitto con la parte datoriale sia tra le opposte sigle sindacali, al fine di aumentare il peso specifico dei rappresentanti sindacali all’interno del settore della logistica per ottenere vantaggi che esulavano dai diritti sindacali apparentemente tutelati».

«L’indotto economico ricavato – hanno spiegato - serviva inoltre ai vertici dell’organizzazione, oltre che per un diretto guadagno personale, anche per alimentare le figure intermedie dei delegati, da tenere a libro paga del sistema, con la prospettiva di “carriera”. Le singole multinazionali o i datori di lavoro di volta in volta interessati, venivano sottoposti ad una condizione di esasperazione che li costringeva ad accettare le richieste economiche che gli venivano fatte». «Gli indagati sono accusati di essersi avvalsi delle loro posizioni all’interno dei sindacati per perseguire finalità di carattere strettamente personale, non esitando a mettere in pericolo l’incolumità dei loro iscritti in proteste sempre più estreme, sfruttando anche mediaticamente le loro vicende giudiziarie, per perseguire obiettivi  di potere ed arricchimento».

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