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Cronaca

Arrestato a Piacenza il postino del “boss”: scriveva i “pizzini” per il capo

In manette dopo due anni di indagini e pedinamenti, Vito Angelo Barruzza, il “postino” del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Conduceva una vita insospettabile a Piacenza, ma teneva le comunicazioni fra il latitante e i suoi sottoposti

L'arresto di stamattina
Il postino di Cosa Nostra abitava in centro a Piacenza. E' la sorprendente scoperta fatta dalla polizia, dalla squadra mobile in particolare, che collaborando con i colleghi di Palermo e Trapani stamattina all'alba ha arrestato Vito Angelo Barruzza, siciliano di 45 anni, che era già stato in carcere qualche tempo fa per reati di stampo mafioso.

Stamattina gli agenti del commissario Stefano Vernelli hanno fatto irruzione nella casa, in centro città, dove abita con la moglie e i figli, notificandogli l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Trapani. L'accusa, riassunta nel famoso 416 bis, è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al favoreggiamento personale nei confronti del boss mafioso, e tuttora latitante, Matteo Messina Denaro.
  Barruzza era uno degli incaricati di gestire le comunicazioni tra il boss mafioso latitante a capo della cupola e i suoi sottoposti sul territorio  

Stando a quanto raccolto dalla polizia, il siciliano, che abitava a Piacenza da un paio d'anni (da quando cioè era uscito dal carcere la prima volta) e che faceva l'artigiano edile, era uno degli incaricati di gestire le comunicazioni tra il boss mafioso latitante a capo della cupola e i suoi sottoposti sul territorio. «Come comunicavano? Esattamente come ci si aspetta in questi casi - ha affermato la polizia - cioè con i pizzini»

L'operazione di stamattina, coordinata dal Sevizio centrale operativo della polizia (lo Sco) e dalla Dda, è arrivata al termine di due lunghi anni di indagine, e ha portato all'arresto di altre persone, a vario titolo, in tutta Italia.

Gli agenti in borghese della squadra mobile di Piacenza, in tutti questi mesi, non hanno fatto altro che pedinare gli spostamenti del siciliano, che conduceva una vita insospettabile, per 24 ore al giorno. Non solo i suoi movimenti, ma anche quelli della sua famiglia. «Si era mimetizzato alla perfezione nella tranquillità della cittadina di provincia» hanno spiegato in tarda mattinata in questura per l'incontro con la stampa.

Ed effettivamente, come anche sottolineato dal questore Michele Rosato, non è che Barruzza si fosse messo ad avviare attività illecite al Nord. Semplicemente, in quelle due o tre volte all'anno in cui tornava a Mazara del Vallo con la sua famiglia, incontrava persone legate alle cosche mafiose, e soprattutto - stando alle accuse della polizia - faceva da tramite tra i vari gruppi, raccogliendo informazioni confidenziali che poi cedeva ad altri, e consegnando pizzini che, provenienti dalla cupola, erano destinati ai luogotenenti su tutto il territorio siciliano.

La conferenza stampa dell'arresto

Il momento dell'arresto di Barruzza

Le foto della perquisizione di questa notte

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Vito Angelo Barruzza
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