Sant'Agata, l'ex presidente torna agli arresti domiciliari
Aggravamento della misura cautelare per Katia Sartori (aveva comunque il divieto di avvicinamento) chiesto e ottenuto dal pm Matteo Centini. Intanto la Pubblica di rivergaro è stata esclusa dal circuito nazionale Anpas
Se a seguito anche delle dimissioni da presidente della Pubblica Assistenza Sant’Agata le erano stati revocati, il 3 dicembre Katia Sartori è tornata agli arresti domiciliari. L’aggravamento della misura (le rimaneva infatti il divieto di avvicinamento alla sede dell'associazione di Rivergaro) deriverebbe anche da una denuncia per minacce presentata nei suoi confronti e del terzo indagato, già indagato per stalking. Sartori e il marito (dimessosi anch’egli dalla carica di vice) sono indagati per reati di falso in atto pubblico e peculato ai danni della stessa Pubblica Assistenza.
ESPULSIONE - Nel frattempo la Pubblica Sant’Agata è stata espulsa dal'Associazione nazionale delle Pubbliche assistenze (Anpas) per il mancato pagamento delle quote associative, mancanze che risalgono anche al periodo precedente al terremoto che ha sconvolto l’associazione. Erano già stati sospesi dall’Ausl i servizi in convenzione di emergenza e trasporti fino al 31 dicembre. Il 12 dicembre prossimo sarebbe prevista l’assemblea dei soci: di certo c'è che qualora la Sant'Agata scomparisse definitivamente rimarrebbe scoperta dai servizi sanitari una fetta di territorio importante in Valtrebbia, e già si pensa a come colmare l'assenza. Tra le ipotesi che si vociferano nell'ambiente, c'è anche quella che vedrebbe la Pubblica assistenza della Valnure di Pontedellolio come "erede" della Sant'Agata.
Le indagini della Guardia di Finanza coordinate dal sostituto procuratore Matteo Centini erano sfociate nell’arresto di Sartori il 15 ottobre su ordinanza di misura cautelare: «Le indagini - avevano fatto sapere gli inquirenti - hanno fatto emergere come la presidente avesse l’esclusivo possesso della “cassa” dell’Associazione ed utilizzasse personalmente le carte di credito intestate all’organizzazione di volontariato». Le perquisizioni, l’assunzione di sommarie informazioni nei confronti di oltre 30 soggetti, l’acquisizione documentale presso banche, negozi e centri commerciali cittadini «ove risultavano effettuate spese con le carte di credito intestate all’associazione, e i riscontri documentali, hanno svelato - dicono i finanzieri - il metodico utilizzo dei fondi per spese personali, come l’acquisto di generi alimentari, prodotti per la casa, prodotti di profumeria, creme di bellezza, cibo per animali domestici, abbigliamento e giochi per bambini». «Per giustificare - avevano proseguito gli inquirenti - le uscite la presidente era solito creare false note di rimborso spese a nome degli ignari volontari. L’assenza di fatto di organismi di controllo, come il collegio dei revisori o dei probiviri, esistenti solo sulla carta, hanno facilitato la perpetrazione delle distrazioni». Con il provvedimento restrittivo eseguito dalle Fiamme Gialle piacentine, la Procura della Repubblica avevano disposto anche il sequestro di beni per circa 100mila euro, pari al valore delle distrazioni sinora accertate.
Tre giorni dopo l’arresto si era svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Fiammetta Modica nel quale Sartori, difesa dall’avvocato Angela Maria Odelaschi (Foro di Milano), si era avvalsa della facoltà di non rispondere. Il 22 novembre invece l’ex presidente era stata ascoltata per diverse ore al comando provinciale della Guardia di Finanza. Il suo legale aveva sempre sostenuto: «Sartori chiarirà ogni circostanza e spiegherà come effettivamente si sono svolti i fatti». E sulle dimissioni: «Le confermo le dimissioni della mia assistita nell'interesse della Pubblica stessa che è un'organizzazione che lavora e ha sempre lavorato regolarmente ed è giusto che porti avanti l'attività riorganizzandosi nel migliore dei modi. Noi, d'altro canto abbiamo bisogno di tutte le energie per superare le contestazioni che ci vengono mosse e strutturare la difesa».