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Cronaca

«Arrivo in una comunità segnata dal lutto, ma piena di dedizione e carità»

Il messaggio del nuovo vescovo di Piacenza, monsignor Adriano Cevolotto: «Il mio saluto va innanzitutto a chi è stato attraversato nella propria carne e nei propri affetti dalla sofferenza»

A Treviso l’annuncio è stato a mezzogiorno, da parte del vescovo Michele Tomasi, nella cattedrale, scelta per permettere a tutte le persone convocate di partecipare: monsignor Adriano Cevolotto è stato nominato dal Papa nuovo pastore della diocesi di Piacenza – Bobbio. Hanno voluto essere presenti anche i due vescovi emeriti di Treviso, che con mons. Cevolotto hanno collaborato: mons. Gianfranco Agostino Gardin e mons. Paolo Magnani. Mons. Adriano Cevolotto, 62 anni, originario di Roncade, sacerdote da 36 anni, ha Adriano Cevolotto-3ricoperto negli anni a Treviso numerosi e importanti incarichi. Dal 2014 vicario generale, stretto collaboratore prima del vescovo Gardin ed attualmente del vescovo Tomasi, mons. Cevolotto è stato parroco a Castelfranco Veneto. In precedenza era stato rettore del Seminario di Treviso per 5 anni e segretario del vescovo Magnani. Un lungo applauso dei presenti ha seguito l’annuncio della nomina da parte del vescovo Michele, a testimonianza della gioia e della stima e gratitudine verso mons. Cevolotto per il prezioso servizio donato alla diocesi di Treviso in questi anni.

Il vescovo Michele ha iniziato il suo intervento con una preghiera di Charles De Foucauld (“Donami di conoscere Gesù”), che sarà proclamato santo il prossimo anno, una figura molto cara a mons. Cevolotto, del quale ha riconosciuto il vero amore per la Chiesa e la passione pastorale. “Portati dietro la parlata trevigiana, il cuore e la mente da parroco – il suggerimento del vescovo Tomasi -, la dimensione giusta per un presbitero che diventa pastore della Chiesa, portati il gusto e l’umiltà dell’incontro con le persone semplici che scoprono in te un amico, portati l’amore per Castelfranco, per il Seminario, la lealtà e il servizio nei confronti dei preti. Il periodo della pandemia ci ha costretti a condividere tanto, ci ha portati a una collaborazione ancora più stretta: abbiamo celebrato quotidianamente l’Eucaristia, condiviso la mensa e molte ore di lavoro insieme. Ho apprezzato la cordialità, l’ironia, la vita di preghiera. Grazie”.  E ha concluso il suo saluto, il vescovo Michele, con le parole di Davide Rossanese, un giovane con la sindrome di down, amico di mons. Cevolotto che, quando Cevolotto nella sua Treviso-2quest’ultimo ha lasciato Castelfranco per diventare vicario generale, ha scritto una preghiera, chiedendo al Signore di “accompagnare lui nel suo nuovo incarico. Sostienilo e guidalo affinché senta il nostro abbraccio attraverso il tuo, come io e i miei cari abbiamo sentito il tuo abbraccio attraverso il suo”.

Il vescovo emerito di Treviso Paolo Magnani ha ricordato la vita di famigliarità con mons. Adriano, per nove anni suo segretario. Mons. Magnani si è detto felice per questo nuovo vescovo trevigiano, spiegando che questa ricchezza deriva da una tradizione diocesana che ha sempre curato la formazione del proprio clero. Mons. Gardin ha avuto mons. Cevolotto come vicario generale per 5 anni: un’intensa collaborazione e condivisione. “Ti auguro di fare ancora più intensamente l’esperienza del pastore, di essere accanto alle persone, di annunciare Gesù Cristo, di fare comunione, perché è bello stare accanto alle persone: si sente palpitare il cuore del Buon Pastore che è Gesù”. Mons. Cevolotto ha preso la parola con grande emozione, ringraziando per la numerosa presenza e per l’affetto. “La sensazione è di essere di fronte a una parete in montagna e di non vedere appigli, ma poi si comincia a salire e un po’ alla volta la strada si apre”. Il neovescovo ha poi ringraziato il Santo Padre “per la fiducia che ha espresso nella mia persona. Quello che sono lo devo a questa terra. Grazie a questa mia diocesi, a questo presbiterio che mi hanno generato alla fede e plasmato nella mia identità presbiterale. Tutte le persone incontrate, le realtà, le associazioni sono state come le dita delle mani del vasaio, il Signore, di cui lui si è servito. Penso con gratitudine a questa storia. Pregate per me. E’ una bella sfida quella che ci attende in questo tornante della storia. Ho inviato un messaggio alla Chiesa di Piacenza Bobbio, esprimendo il desiderio di fare insieme questo cammino. Il Signore della storia ci sostenga ad osare”.

IL MESSAGGIO DEL NUOVO ALLA DIOCESI DI PIACENZA-BOBBIO

Mons. Cevolotto ha inviato un saluto “cordiale e trepidante alle sorelle e ai fratelli in Cristo della Chiesa che è in Piacenza-Bobbio”. Ecco alcuni stralci del suo messaggio: “Oggi il Risorto si affaccia alla mia esistenza di prete – ha sottolineato - con una nuova vocazione: una Adriano Cevolotto-3chiamata a seguirlo che prevede un lasciare ed insieme è sostenuta da una promessa. La promessa di un centuplo. Ma questo centuplo c’è già! Siete voi. La promessa la vivremo insieme. La promessa del Signore è una Chiesa con una lunga storia sulla quale desideriamo costruire il futuro in una memoria grata”. E riferendosi alla pandemia che ha colpito duramente il territorio piacentino, mons. Cevolotto scrive: “Giungo tra voi e trovo una comunità cristiana e presbiterale segnata dal lutto. Ma allo stesso tempo attraversata e rafforzata dalla testimonianza di carità e di dedizione di tante persone. Il mio saluto va innanzitutto a chi è stato attraversato nella propria carne e nei propri affetti dalla sofferenza”.  Non ha mancato di rivolgere poi “un saluto pieno di sincera gratitudine al Vescovo Gianni che mi ha preceduto e dal quale raccoglierò la passione per Gesù e il suo Vangelo e il testimone della fedeltà apostolica”. Insieme ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati, ai missionari, ai seminaristi e ai giovani, mons. Cevolotto ha voluto ricordare i genitori, gli sposi, e anche coloro che “per vari motivi si sentono poco o per nulla partecipi della vita ecclesiale. Il mio cordiale saluto e l’auspicio che potremo percorrere insieme sentieri di umanità, che potremo pensare e condividere progetti di convivenza civile, sociale e culturale, per aiutare la città e il territorio a ripartire con uno sguardo fiducioso verso una direzione da cercare insieme”.

IL SUO MESSAGGIO AI PIACENTINI

Alle sorelle e ai fratelli in Cristo della Chiesa che è in Piacenza-Bobbio 

Vi raggiunga il mio cordiale e trepidante saluto nel momento dell’annuncio della mia nomina a Vescovo di Piacenza-Bobbio. Quello che sta accadendo è motivo di sorpresa, di curiosità e di attesa. Per quanto mi riguarda mi sto comprendendo dentro alla logica della chiamata. Oggi il Risorto si affaccia alla mia esistenza di prete con una nuova vocazione: una chiamata a seguirlo che prevede un lasciare ed insieme è accompagnata da una promessa. La promessa di un centuplo. Ma questo centuplo c’è già! Siete voi. La promessa la vivremo insieme. La promessa del Signore è una Chiesa con una lunga storia sulla quale desideriamo costruire il futuro in una memoria grata (Evangelium Gaudium 13).  Stiamo uscendo da un tempo di prova che ci sta trasformando. Che ha messo in discussione ulteriori certezze oltre a quelle smarrite in questo tempo di radicali e repentine trasformazioni. Ed è proprio in questo tempo singolare che il Signore mi ha chiamato ad esservi pastore, imparando da capo con voi ad essere discepolo, con in cuore la certezza che Egli non farà mancare ciò di cui c’è bisogno: la gioia (del Vangelo), la fiducia e la speranza per saper osare. Per questo Egli ci ha affidati gli uni agli altri. Giungo tra voi e trovo una comunità cristiana e presbiterale segnata dal lutto. Ma allo stesso tempo segnata e rafforzata dalla testimonianza di carità e di dedizione di tante persone. Il mio saluto va innanzitutto a chi è stato attraversato nella propria carne e nei propri affetti dalla sofferenza e dal dolore.  

Il saluto pieno di sincera gratitudine al Vescovo Gianni che mi ha preceduto e dal quale raccoglierò la passione per Gesù e il suo Vangelo e il testimone della fedeltà apostolica.  Il saluto, nell’attesa di incontrarci, a tutti e, idealmente, a ciascuno. In particolare al presbiterio, ai diaconi permanenti, a coloro che testimoniano in un preciso carisma la vita consacrata. Il mio ricordo va ai Fidei Donum e ai tanti missionari e missionarie laici e religiosi sparsi nel mondo.  Un saluto cordiale ai giovani e tra questi ai seminaristi e a quanti stanno dando ascolto a domande di senso, ad interrogativi vocazionali.  Un saluto ai genitori che in questo periodo hanno sperimentato, in un contesto straordinario, il peso e la gioia della responsabilità educativa. Agli sposi felicemente confermati nella promessa di amore, come pure a quelli smarriti e che stanno cercando di ritrovarsi.  Non vorrei dimenticare nessuno. E perciò il mio pensiero va anche a coloro che per vari motivi si sentono poco o per nulla partecipi della vita ecclesiale. A loro il mio cordiale saluto e l’auspicio che potremo percorrere insieme sentieri di umanità, che potremo pensare e condividere progetti di  convivenza civile, sociale e culturale per aiutare la città e il territorio a ripartire con uno sguardo fiducioso verso una direzione da cercare insieme.  Vi confido che ho in cuore una gioia: pur non conoscendovi ancora, voi siete entrati nella mia preghiera da tempo. Da quando, giovane seminarista, sono stato invitato a pregare per quanti il Signore mi avrebbe fatto incontrare ed, eventualmente, avrebbe affidato al mio ministero. Per questa ragione mi siete già familiari e i nostri futuri incontri sono già stati preceduti e custoditi nella preghiera.  Se a papa Francesco va il ringraziamento per la fiducia riposta nella mia persona, non posso nascondere che in questi giorni è forte la consapevolezza della sproporzione tra ciò che sono e il compito che mi è affidato. Per questo motivo vi chiedo una speciale preghiera di intercessione, la chiedo in particolar modo alle persone anziane e ammalate la cui voce è ascoltata dal Padre che sta nei cieli.  E affido a Maria, che oggi veneriamo con il titolo di Vergine del Carmelo, ai SS. patroni Antonino, Giustina e Colombano e al beato vescovo Scalabrini il cammino che il Signore sta aprendo davanti a noi, certi che il suo buon esito dipenderà dal rimanere al nostro posto: dietro a Lui. 

A presto

Adriano Cevolotto

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