Assenteismo, 31 dipendenti del Comune scelgono come farsi processare
Dodici di loro hanno chiesto il dibattimento, mentre gli altri hanno optato per riti alternativi e messa alla prova. Il gip Modica, che scioglierà la riserva in settembre, ha ammesso il Comune come parte civile
Dopo una lunga schermaglia tra le difese e il pm Antonio Colonna, comincia a prendere forma il processo nei confronti di 31 dipendenti del Comune, accusati a vario titolo di falso, truffa, peculato (ma c’è anche un caso di corruzione che riguarda un imprenditore per lavori si asfaltatura). Inoltre, il Comune di Piacenza è stato ammesso come parte civile nei confronti di 17 persone. Il giudice per l’indagine preliminare, Fiammetta Modica, l’8 luglio si è riservato la decisione - sarà resa nota a settembre - sulle richieste delle difese. Per 12 dipendenti si potrebbe andare al dibattimento, cioè niente riti alternativi e processo in aula. Molte le richieste di riti alternativi, che consentono lo sconto di un terzo della pena: 5 hanno chiesto il rito abbreviato, 4 il patteggiamento (tra cui uno ha scelto l’ipotesi mista di avere la messa alla prova in caso di riqualificazione del reato di cui deve rispondere), 8 messe alla prova - tutte già con il parere favorevole del giudice - e altre due messe alla prova insieme con il rito abbreviato. Per i patteggiamenti, si ipotizzano pene tra uno e due anni. La posizione di 18 dipendenti era, invece, già stata archiviata dal giudice per l’udienza preliminare, mentre uno ha patteggiato e un altro ha attenuto la messa alla prova (dovrà cioè svolgere un numero di ore di lavoro per il Comune). Con la costituzione di parte civile dell’8 luglio, il Comune chiederà i danni patrimoniali (quelli causati dall’assenza al lavoro) e quelli non patrimoniali (il danno di immagine che la vicenda ha provocato).
Alla fine di giugno del 2017, la Polizia locale e la Guardia di finanza, dopo mesi di indagini, fecero scattare il blitz in Comune, dopo che la procura aveva disposto 40 ordinanze cautelari per 50 degli indagati. Fu un terremoto amministrativo: risultava indagato il 10 per cento del personale, su un organico di circa 500 dipendenti. L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Antonio Colonna, era partita alla fine del 2016: utilizzando telecamere nascoste e pedinamenti giornalieri, gli inquirenti avevano scoperto che decine di dipendenti comunali andavano in palestra oppure a bere il caffè prolungando la sosta al bar, fare la spesa durante l’orario di lavoro, svolgere commissioni personali. Timbravano e uscivano arrivando anche ad usare, per spostarsi, i mezzi dell’Amministrazione. Uno di loro, infine, era anche accusato di violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione minorile per aver avuto rapporti con una minorenne africana a cui aveva promesso di farle conoscere un medico che l’avrebbe guarita da una malattia da cui era affetta.