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Cronaca

«L'attentato di Brindisi ha frenato la cultura della legalità»

Il segretario del Siap Sandro Chiaravalloti interviene alla luce dell'attentato alla scuola: «Dopo quei fatti sono stati annullati appuntamenti nelle scuole che servono a diffondere la cultura della legalità»

«Come ho potuto dire in varie occasioni qualunque sia la natura dell’attentato a Brindisi, non dobbiamo mai pensare che non sia “cosa nostra”  e che tutto questo non ci riguardi. Ho subito pensato che un effetto quell’attentato lo avrebbe avuto. Frenare in qualche circostanza l’opera che tante associazioni, come ad esempio il Siap, insieme alla Uil, o il movimento antimafia “Ammazzateci Tutti”, stanno da anni attuando nelle scuole per dare sempre più una giusta formazione alla cultura della legalità».

Interviene, prendendo spunto dai fatti di Brindisi, il segretario provinciale del Siap (Sindacato italiano appartenenti Polizia) di Piacenza, Sandro Chiaravalloti. Che afferma: «Una cultura che ha la sua importanza in quanto questa riesce a contribuire in modo determinante e positivamente al lavoro che ogni giorno donne e uomini della forze dell’ordine effettuano con abnegazione in tutti i settori della sicurezza; settori che vanno da un intervento del 113, all’arresto degli autori di una rapina o allo svolgimento di un’indagine coordinati dall'autorità giudiziaria; dall’emissione rapida ma ben ponderata di una licenza o di un permesso di polizia fino al controllo, non solo militare, ma scientifico dei territori meno visibili ma comunque delicati come ad esempio quello virtuale che oggi più di ieri i nostri figli frequentano».

«Purtroppo come avevo previsto - afferma ancora - noto con rammarico che qualche intervento presso le scuole è stato, in seguito all’evento di Brindisi, annullato. Annullare l’incontro con l’altro, la discussione sulla cultura alla legalità, il dialogo democratico che ci è più necessario delle solite interessate grida di allarme di taluni cittadini a volte allarmisti e incapaci a comprendere il vero senso dell’ordine e la sicurezza pubblica, è un danno per tutti. Purtroppo, mentre il vero criminale comprende quanto la cultura alle legalità è controproducente per la criminalità e soprattutto per quella organizzata, a volte taluni cittadini un po’ troppo egoisti non riescono a vedere aldilà del proprio naso sparando parole e paroloni che creano ansie inutili e paure più di quelle che giustamente ci sono».  

«La sicurezza, come sempre ho detto, è scuola, dialogo a tutti i livelli, conoscenza,  convivenza civile e non allarmismo, vittimismo inutile e a volte, lo credo davvero, opportunista. Una città sicura, lo è quando i servizi, la scuola, l’ambiente e le strutture sono all’avanguardia con i tempi, e questo il delinquente lo sa. Contro il terrore e la paura, la percezione di insicurezza così come contro le mafie più che bandi pubblici di allarme servono dati, informazioni, ricerca ed analisi serie, scienza, cultura professionale e condivisione della conoscenza tra i cittadini, tra questi e tutti gli enti coinvolti nel governo della complessità sociale in cui siamo immersi, anche a Piacenza».

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