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Cronaca

«Un poliziotto allontanato dalla questura perchè scomodo. Vogliamo sapere la verità»

Il segretario provinciale del sindacato di polizia Siap scrive una lettera aperta al questore Calogero Germanà: «La verità potrebbe permettere anche di riscontrare responsabilità a carico di chi, pur avendone, non risulta minimamente sfiorato da questa losca vicenda»

«Essendo Lei, in questa vicenda, determinatosi in virtù di verità o menzogne altrui, oggi intendiamo chiederle a Lei - in qualità di Questore di Piacenza - prima che si verifichi la malaugurata ipotesi del rinvio a giudizio dei poliziotti arrestati (giudizio nel quale questa organizzazione sindacale sia costretta a costituirsi parte civile), di poter avere verità. A noi del Siap interessa la verità dei fatti, per ottenere la quale non esiteremo a mettere in atto qualsiasi forma di protesta civile». Lo afferma in una nota ufficiale il segretario provinciale del Siap di Piacenza, Sandro Chiaravalloti, che ha scritto una lettera aperta a questore Calogero Germanà circa la vicenda accaduta a un ispettore della questura che - secondo il sindacato - sarebbe stato allontanato e «demansionato» dalla squadra mobile perché ritenuto «scomodo»: il tutto inserito all'interno della vicenda dei sei poliziotti arrestati per droga dai carabinieri il 15 aprile scorso e tuttora detenuti in carcere.

«Egregio Signor Questore Germanà, in questo periodo in cui preparate scrupolosamente e con passione la Festa della Polizia, alla quale il Siap non parteciperà, il nostro sindacato sarà intento a divulgare da oggi in modo permanente questa lettera in ogni angolo della Provincia di Piacenza, ininterrottamente sino a quando Lei non risponderà. Intendo inoltre chiedere quanto segue: l'organizzazione sindacale da me rappresentata non ha mai sindacato o cogestito ciò che è prerogativa di un Questore nel determinarsi in ordine ai trasferimenti interni. Il Siap da me diretto non lo ha mai fatto nemmeno quando, come in questo caso, ad essere “allontanato” e “demansionato”, è stato un nostro dirigente sindacale. Il Siap, di contro, ha sempre, e non smetterà mai di farlo, in ogni tavolo sindacale, richiesto che venissero indicate regole e criteri condivisi affinché la movimentazione interna non diventasse sistema sanzionatorio, persecutorio e vessatorio per gli invisi al potente di turno».

Prosegue il Siap: «Nei primi mesi del 2011 il suo predecessore - al termine del suo mandato nella nostra Questura - aveva effettuato alcuni  movimenti interni tra i quali l’Ispettore Capo Walter Verardi quale responsabile della Sezione Narcotici della Squadra Mobile. A pochi mesi dal Suo insediamento in questa Questura, Lei ha rimosso immediatamente quell’Ispettore capo per mandarlo al posto fisso della Polizia di Stato presso l’ospedale civile. E’ conosciuto il fatto che l’Ispettore Verardi, dovendo sostituire contestualmente l’allora responsabile della Sezione Narcotici, senza affiancamento alcuno e usufruendo delle proprie ferie non godute (avendo ottenuto un periodo di Congedo Ordinario), libero dal servizio e per puro spirito di servizio si presentò in anticipo presso quella sezione al fine di potersi insediare, quale Responsabile di una sezione così delicata, con indagini in corso e intercettazioni telefoniche e ambientali aperte, in modo perlomeno consapevole. Immediatamente venne messo alla porta della Squadra Mobile dal dirigente e dal suo vice i quali gli impedirono di averne accesso sino alla data prevista del movimento».

«Abbiamo avuto una netta impressione - afferma il segretario provinciale - e la abbiamo ancora di più oggi: ovvero che, prima e dopo la data del suo trasferimento, alla squadra Mobile la presenza dell’Ispettore dava fastidio. Troppo fastidio. È risaputo, e nessuno può contraddirmi, quali sono le capacità professionali che aveva e ha l’ispettore e quali sono stati i risultati ottenuti. E’ altrettanto conosciuto il fatto che il Capo di Gabinetto, in presenza del Dirigente della Squadra Mobile, gli comunicò la Sua intenzione di movimentarlo per assegnarlo al posto di polizia dell’Ospedale e che l’interessato avversò in ogni modo tale possibilità, da lui stesso ritenuta demansionante e punitiva, nonostante il fatto che quel posto fosse invece altrettanto ambito e richiesto da altri sottufficiali e suoi parigrado. Lei invece ratificò tale allontanamento. E’ fatto conosciuto anche che l’Ispettore Verardi venne personalmente a dirle “in visu” ciò che pensava di quel trasferimento ed è fatto conosciuto che da 2 anni sta scontando l’allontanamento da Lei deciso; mentre è fatto conosciutissimo che l’intera sezione narcotici - gli agenti di allora e quelli attuali - si trova in carcere, indagata, insieme ad altri colleghi di questa Questura». 

«Anche io ero venuto da Lei dicendo che aveva assecondato questo comportamento messo in atto presso gli Uffici della Squadra Mobile. Lei mi disse che il Dirigente della Mobile aveva esternato alcuni problemi e che il movimento era un atto non punitivo ma che salvaguardava il collega Verardi. Da che cosa? Ebbene, l’allora dirigente della Mobile, ora Capo di Gabinetto, trasferito per casualità pochi giorni prima degli arresti insieme ai suoi più stretti collaboratori, ha avuto quello che voleva, ha avuto l’allontanamento di Verardi, ha voluto e ottenuto quella squadra che oggi, ahimè, è agli arresti. Tutta quanta».

«Alcuni di loro - afferma Chiaravalloti - mi hanno scritto una lettera i cui contenuti presto saranno divulgati, e che in parte fanno emergere cose già da tempo dette e stradette dal Siap in tempi non sospetti, in tema di statistiche, risultati, timori su possibili demansionamenti, competizioni inutili, etc. Il Siap non ha mai chiesto i motivi di un trasferimento, essendo una prerogativa insindacabile di un Questore, né li chiederà in questa occasione. Il Siap chiede soltanto che sia conosciuta la verità, in modo che la stessa possa essere di aiuto a chi si trova in difficoltà e magari, grazie a questa, si possano definire le giuste responsabilità. La verità potrebbe permettere anche di riscontrare responsabilità a carico di chi, pur avendone, non risulta minimamente sfiorato da questa losca vicenda. Basterebbe uno scatto d’orgoglio di qualcuno affinché il Siap non debba chiedere a Lei di dare verità: ma l’onore e l’orgoglio non sono certo bagaglio di chiunque».

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