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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Bimbo di un anno in ospedale per cocaina, i genitori ottengono i domiciliari

Dopo l'interrogatorio di garanzia dei genitori in carcere (il padre è alle Novate, la madre a San Vittore, il gip ha deciso per i domiciliari come richiesto dai loro legali, gli avvocati Marco e Alessandro Guidotti

L'anno scorso, nel giugno del 2019, un bambino di un anno era finito in terapia intensiva dopo aver ingerito accidentalmente della cocaina, il 29 settembre di un anno dopo tutta la sua famiglia (genitori e nonni) era stata arrestata per abbandono di minori, spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, il piccolo era stato affidato subito ai servizi sociali. Dopo l'interrogatorio di garanzia dei genitori in carcere (il padre è alle Novate, la madre a San Vittore, il gip ha deciso per i domiciliari come richiesto dai loro legali, gli avvocati Marco e Alessandro Guidotti. 

LE INDAGINI - I carabinieri di Piacenza, partendo da quell'episodio, avevano scoperto le condizioni di abbandono in cui era stato lasciato il bimbo di 1 anno da parte dei genitori che lo facevano vivere in condizioni igienico sanitarie inadeguate e pericolose. «In particolare - avevano fatto sapere i carabinieri - gli arrestati custodivano in casa dosi di cocaina in posizioni accessibili al minore, il quale, in un’occasione, ne ha ingerita una, rimanendo gravemente intossicato, con conseguente necessità di ricovero in rianimazione». In un primo momento i nonni avevano detto che l'aveva ingerita dopo averla trovata a terra ai giardini, in realtà il fatto era accaduto in casa.  L’inchiesta ha anche consentito di dimostrare che i genitori e i due nonni del piccolo si approvvigionavano a Napoli della cocaina e dell’hashish che poi rivendevano a Piacenza presso la propria abitazione.  «I quattro soggetti - avevano detto gli - si sono anche resi autori - in concorso tra loro - di sfruttamento della prostituzione nei confronti di una signora italiana per aver fornito ospitalità alla donna presso la loro abitazione di Piacenza e l’accompagnavano presso i luoghi ove esercitare la prostituzione, ottenendo in cambio parte dei guadagni anche a seguito di minacce e violenze fisiche».

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