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Giovedì, 18 Aprile 2024
Violenza in via Scalabrini

«Mi augurano di essere stuprata o minacciano di farlo», nel mirino l'avvocato del 27enne arrestato

Lo spiega Nadia Fiorani, difensore d'ufficio di Sekou Souware arrestato per violenza sessuale: «Ho il terrore di trovarmeli sotto lo studio. I processi si fanno nelle aule di Tribunale non sui social. Massima fiducia nella magistratura»

«Sono stata insultata, denigrata, minacciata con commenti sui social e con mail arrivate al mio indirizzo di posta, da persone che evidentemente non hanno la minima idea di come si eserciti, soprattutto in questa delicata fase, il ruolo di difensore».

Lo spiega Nadia Fiorani, l’avvocato d’ufficio del 27enne della Guinea, Sekou Souware, arrestato per violenza sessuale e accusato di aver stuprato una 55enne ucraina in via Scalabrini. Nelle ore successive alla pubblicazione degli articoli che rendevano conto dell’interrogatorio di convalida dello straniero, sui social network sono stati centinaia i commenti che hanno ricoperto l’avvocato di insulti e minacce: «In tanti – dice – mi augurano di essere stuprata o minacciano di farlo». E ora: «Ho il terrore di trovarmeli sotto lo studio», ha aggiunto.

«Sono riuscita a visionare il fascicolo del Pubblico Ministero solo la mattina stessa dell’interrogatorio perché il giorno precedente  - spiega il legale - la Procura stava ancora lavorando per raccogliere gli elementi necessari per giustificare una richiesta così grave come quella di una custodia cautelare in carcere».

E prosegue: «Ho incontrato il mio assistito solo pochi istanti prima del suo interrogatorio, l’ho messo al corrente della gravità della situazione, di tutte le prove contro di lui. Come era mio dovere fare, gli ho spiegato quali erano i suoi diritti, gli ho ricordato che poteva avvalersi della facoltà di non rispondere, ma alla fine, lui ha scelto liberamente di raccontare la sua storia, la sua verità, la sua versione dei fatti che io in alcun modo ho suggerito».

«I processi  - dichiara - si fanno nelle aule di Tribunale, non sulle piazze, non sui giornali e certamente non sui social network. Ho massima fiducia nella giustizia, ho massima fiducia nella magistratura piacentina che saprà lavorare al meglio su questo delicato caso. Se, alla fine di tutto, il mio assistito risulterà colpevole, sconterà la sua pena».

«Le polemiche e la ferocia che si sono scatenate intorno a questa vicenda è bene che finiscano in fretta perché non fanno altro che aumentare il livore, la cattiveria e prestano il fianco a facili strumentalizzazioni. Lasciamo alle aule di Tribunale quello che deve accertarsi nelle aule di Tribunale».

«Per alcune delle persone che mi hanno ingiuriata o minacciata sto valutando se sporgere o meno querela presso la Procura della Repubblica.  E mi chiedo,  - prosegue - quando magari queste persone scopriranno di essere imputate in un procedimento in cui è evidente la loro colpevolezza, perché c’è il commento o lo scritto che lo attesta, se penseranno ancora che sia inutile la nomina di un difensore, se riterranno ancora ingiusto celebrare un processo per chi è chiaramente colpevole, se sosterranno ancora che sarebbe meglio l’emissione di una condanna esemplare senza perdere tempo con inutili processi».

«Certo – conclude - la gravità di un reato di diffamazione o di minaccia non è minimamente paragonabile a quella del reato contestato al mio assistito, ma ogni delitto merita di essere trattato, vagliato, esaminato con la medesima attenzione e soprattutto a tutti gli imputati deve essere garantita la difesa. Chissà che questo esempio pratico non insegni loro qualcosa».

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