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Cronaca

«Baci sulla bocca e mani sotto la gonna di una 12enne», condannato a tre anni e quattro mesi

I fatti risalgono al 2012. La ragazza denunciò nel 2017, da lì le indagini. Il 6 maggio la sentenza nei confronti di un 42enne amico di famiglia accusato di averla molestata durante una festa in casa

E’ stato condannato a 3 anni e quattro mesi (come chiesto dal pm Matteo Centini) un 42enne ecuadoriano accusato di violenza sessuale su minore nei confronti di una ragazza sua connazionale che ora ha 21 anni ma che all’epoca dei fatti, ossia il 2012, aveva 12 anni. La sentenza è stata emessa dal giudice Stefano Brusati, a latere Aldo Tiberti e Laura Pietrasanta. L’imputato era difeso dall’avvocato Flavio Dalla Giovanna, mentre la ragazza, che si è costituita parte civile era rappresentata dall’avvocato Danilo Pongolini che ha chiesto una provvisionale di 10mila euro. I fatti si sarebbero svolti nel 2012. A casa dell’imputato era in corso una festa tra amici e famigliari, la ragazzina ad un certo punto si sarebbe tagliata un dito e aveva chiesto all’uomo un cerotto. Lo straniero l’ha portata nella dispensa. Lì cogliendola di sorpresa l'avrebbe baciata sul collo e in bocca, poi le ha infilato le mani sotto la gonna e negli slip toccandole le parti intime. La ragazzina quando tornarono alla festa non disse nulla ma pare che l'avesse morso ad un braccio. Il fatto emerse però nel corso di un altro procedimento penale, poi archiviato, che vedeva il padre della giovane imputato per maltrattamenti nei suoi confronti. In quella circostanza, nel raccontare la ragazza aveva parlato di quello che accadde nella dispensa anni prima. Le indagini della procura partirono immediatamente così come si svolse anche un incidente probatorio. La ragazzina non ha raccontato tutto subito ma ha fornito dettagli nel corso dei mesi giungendo infine a ricostruire la sua esperienza confermata anche da alcuni testimoni. Il pm Centini ha insisitito sul fatto che il racconto dell’oggi 21enne è genuino, collimante, la narrazione è lucida e i fatti e i luoghi sono precisi e contestualizzati pertanto assolutamente credibili. Di altro avviso la difesa. L’avvocato Dalla Giovanna  aveva chiesto l’assoluzione per togliere questa ombra dalla vita del suo assistito sostenendone la sua totale innocenza. La ragazza  - secondo la difesa - non è credibile proprio perché ogni volta che parlava del fatto aggiungeva dettagli sempre più gravi arrivando a fornire tre versioni differenti peraltro appunto a distanza di anni. Infine ha anche ribadito come sul braccio del suo assistito non ci fossero tracce di un morso che la ragazzina sostiene di avergli dato per liberarsi dalla violenza.

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