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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ballerini: «Le trivellazioni sono un’esigenza del nostro Paese»

Brando Ballerini è nipote del mitico Silvio protagonista dell’epopea piacentina e italiana del Petrolio. Nel 1996 ha ceduto l’attività di famiglia al gruppo Trevi-Drillmec e lasciato l’Italia per fare impresa tra Perù e Brasile. Ora è presidente della Drillmec di Houston Texas

Nei giorni scorsi l’ing. Brando è tornato a Piacenza con la moglie Beatriz ed i figli isabella e Giovanni per una delle frequenti visite alla mamma Ginetta e alla sua figlia Giuditta, che vive a Piacenza. Tra gli appuntamenti nella nostra città ha messo in agenda anche la visita al POGaM, il Piacenza Oil&GasMuseum, che si dispiega tra il Museo Civico di Storia Naturale e il Campus del Politecnico e che, spazi permettendo, potrebbe accorpare le attrezzature, memoria tangibile dell’archeologia industriale petrolifera, ora ospitate nello stabilimento Drillmec di Gariga.

Il percorso espositivo POGaM, è stato motivo di commozione per la signora Ginetta che tra i reperti  esposti ha rivisto alcune immagini del marito Giovanni e una cartolina indirizzata a lei ed al marito dall’ing. Mattei,  mentre  la signora Beatriz e i figli hanno avuto l’occasione di  conoscere il retroterra dell’industria petrolifera legato ai Ballerini.

“Considero l’Italia mia madre e l’America mia moglie – ci ha confidato l’ing. Brando e il mio cuore è molto legato a Piacenza - ma l’America in generale è un luogo molto più favorevole al business e così il Texas  dove la  burocrazia è quasi inesistente. Dal  momento in cui abbiamo comprato il terreno per costruire il nuovo stabilimento a quello in cui abbiamo cominciato a produrre, sono passati solo 8-9 mesi. Inoltre in Texas bastano 1.500 dollari per mettere in piedi una società;  questa facilità permette di investire localmente anche alle imprese di dimensioni minori.  Il carico complessivo di imposte per le aziende è del 33-35% e il mercato del lavoro è completamente libero. Questo ha vantaggi e svantaggi: il dipendente può essere licenziato senza problemi, ma anche lui ha una mentalità tale da andarsene appena gli fanno un'offerta migliore e il turn over,specie per i più bravi, è elevatissimo. Noi abbiamo cercato di "correggere" questo sistema garantendo ai nostri dipendenti che non li avremmo licenziati, salvo casi particolarmente problematici e ora abbiamo uno dei turn over più bassi di tutta l'area. Il nostro stabilimento impiega un centinaio di persone,  ma attraverso questa struttura, la Drillmec veicola sul mercato americano e sudamericano impianti e macchinari costruiti in Italia.Consiglio ai  giovani italiani che vogliono far carriera di venire  in America, e soprattutto nel Texas. È un posto eccezionale dove si impara a fare business e ci sonoottime opportunità di lavoro: c’è  fame di gente in gamba che ha voglia di fare.  Il Texas è grande quasi due volte e mezzo l’Italia ma ci vive meno della metà della popolazione del nostro Paese. C’è spazio, Il costo della vita e’ basso e ci sono case belle, molto vaste e a basso prezzo, c’è un ottimo clima ...

- La sua analisi è più che convincente, ma, per quanti anni gas e  petrolio saranno ancora i principali fornitori di energia?

L’energia, così come la produzione industriale mondiale, dipende fortemente dagli idrocarburi, quella che qui chiamano fossilenergy; stime di settore dicono che lo sarà per almeno i prossimi 30-40 anni. Va considerato che oggi non si è a conoscenza di energie ad elevata potenza competitive con l’Oil & Gas, salvo quella nucleare che peròè in via di abbandono visti i costi e le problematiche legate alle scorie ed alla sicurezza. Le energie rinnovabili come l’eolico, il solare ed il geotermico sono energie che consentono sfruttamento limitato e localizzato a particolari aree. Nel caso che nel prossimo decennio subentri una qualsiasi energia alternativa agli idrocarburi, ci vorranno decenni per svilupparla. Per almeno un’altra generazione gas e petrolio saranno le fonti energetiche principali. 

- Premesso che nella geopolitica della produzione petrolifera le previsioni sono sempre un rischio, dal suo punto di vista l’attuale prezzo del petrolio avrà ripercussioni negative irreversibili alle aziende  come la piacentina Drillmec?

Negli ultimi anni il Gruppo Drillmec ha conquistato una posizione di leader del mercato mondiale della costruzione di impianti di perforazione grazie alla tecnologia ed innovazione dei suoi prodotti. Effettivamente oggi il prezzo del petrolio ha inciso sulle vendite della Drillmec a livello mondiale e sia qui, in USA che in Italia, abbiamo sofferto una riduzione delle commesse, ora però il mercato seppur lentamente si sta riprendendo e promette nuove commesse per la fine di quest’anno ed il 2017. La speranza perché la crisi si risolva è concreta.

Un’ultima domanda d’attualità tutta italiana; come valuta il “Referendum  contro le trivellazioni” promosso da alcune regioni?

Le trivellazioni, regolamentate ma senza onerosi e complicati fardelli burocratici o limitazioni assurde, rappresentano una esigenza fondamentale del nostro Paese per ridurre le importazioni di prodotti petroliferi che gravano notevolmente sulla nostra bilancia commerciale. Pur nel rispetto della opinione della gente non si può demandare una decisone così tecnica ed importante ad un referendum, ma dobbiamo lasciare queste decisioni ad esperti del Governo di cui personalmente conosco la qualità professionale e capacità. Sulle trivellazioni c’è molta dietrologia ed una decisone tecnica rischia di diventare politica. Ricordo quando alcuni ambientalisti associarono i terremoti alle trivellazioni, ma mi piacerebbe conoscere chi stava perforando in Sicilia all’epoca del famoso terremoto di Messina del 1908. Ora dicono che possono aumentare le cause dei tumori in Basilicata ?! 

Mi permetto di ricordare che in Texas perforano oltre 1000 impianti ogni giorno sia a terra che in mare per decine di migliaia di pozzi anno, e non abbiamo nessun terremoto né problematiche tumorali speciali. Anche sul cosiddetto “disastro ambientale" nel Golfo del Messico di qualche anno fa, e’ possibile scientificamente dimostrare che ha rappresentato un danno limitato nel tempo e nelle dimensioni e direi pressoché nullo alla fauna marina inclusa l’industria della pesca di Louisiana e Texas.

Il mare è popolato da miliardi di batteri che fagocitano il petrolio che sgorga naturalmente da falde nel fondo marino e quindi madre natura si è auto dotata di questa enorme capacità di proteggere la fauna e flora marina da perdite di petrolio.

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