«Basta striscioni e cartelloni abusivi delle feste di paese sulle strade»
Ogni anno si ripresenta una problematica sulle strade piacentine, quella degli striscioni/cartelloni abusivi delle feste di paese. Con l’estate, come ogni anno arrivano le feste di paese, alcune molto belle, giovani, innovative, altre invece storiche, colossi della tradizione Piacentina; e puntuali come le zanzare tigre, insieme alle feste arrivano anche gli striscioni e le pubblicità “creative” sulle strade Piacentine! Strade di per se già, per usare un eufemismo, “non facilmente percorribili”, vuoi per lo stato da mulattiera in cui spesso versano, vuoi per chi le utilizza.
Leggiamo tutti i giorni, tutti i santi giorni, di incidenti, anche gravi, legati ai più svariati fattori, ma spesso, troppo spesso, legati alla distrazione dei conducenti (se i nostri cellulari potessero parlare!), e per non farci mancare niente, non ci vogliamo anche aggiungere qualche bel cartellone di una festa, perchè no, piazzato su una rotonda?
C’è una festa, della quale non voglio fare il nome perché proprio il personificare la vicenda non mi interessa, che la fa da padrone ad affissioni “creative” e che, sistematicamente, ogni anno se ne infischia di tutto e di tutti e tappezza la provincia (e quelle vicine) di questi simpatici ostacoli alla visuale; io me li immagino come un esercito di piccoli “attacca cartelloni”, sempre pronti dietro alle siepi a rimpiazzarli se gli vengono staccati (sulla rotonda all’inizio della Valnure è successo, il giorno dopo ce n’era già un altro bello piazzato – non si sa mai che gli rubino il posto più vicino alla carreggiata!).
Quello che mi domando, e che proprio non capisco è: ma le autorità competenti dove sono? Vogliamo fregarcene del rispetto verso chi le affissioni le paga regolarmente? ok, freghiamocene! Ma vogliamo anche fregarcene della sicurezza delle persone? Di quella, mi spiace per Voi, che dovreste far rispettare le regole, ma non potete fregarvene! Non capisco quale possa essere la difficoltà di porre fine a questa pratica, figlia – se va bene - degli anni ’70; siamo nel 2019».
Gianluigi Bottura