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Cronaca

Caccia, Rabboni: «Rispetto delle regole, stop ai danni da fauna selavatica alle colture»

Fortinelli (Coldiretti): "Gli strumenti per la risoluzione dei danni da fauna ci sono ma vanno utilizzati nel modo adeguato e con la sinergia di tutti gli attori"

Un invito a tutti i soggetti di pertinenza, che suona come un buon auspicio, è quello dell’ assessore regionale  all'agricoltura e all'attività faunistico-venatoria Tiberio Rabboni, che ha fatto proprio alla vigilia  dell’apertura della stagione.   L’esortazione ai cacciatori  è quella del  rispetto scrupoloso delle regole per una caccia in piena sicurezza, ma anche un incoraggiamento a Province, Atc, Aziende faunistico venatorie, affinché vengano messi in atto tutti gli strumenti per contenere i danni della fauna selvatica all'agricoltura.

Dalla Regione, al di là delle comunicazioni istituzionali, arriva finalmente l’impegno per la risoluzione del problema dei danni da fauna tramite uno stanziamento aggiuntivo di 300.000 euro che ha portato a 1,9 milioni le risorse per gli indennizzi nel 2013. Oltre a ciò si aggiungono le autorizzazioni ad un maggiore prelievo delle specie faunistiche cacciabili responsabili dei danni alle colture agricole. Per quanto riguarda il cinghiale, la Regione ha dato alle Province e agli Atc non solo la possibilità di aumentare il prelievo fino al raggiungimento di una soglia sopportabile di danni, ma anche di prevedere dal 15 aprile al 31 gennaio la caccia in selezione che, nonostante l’efficacia risulta ancora poco praticata.

“Nel merito, sottolinea Adriano Fortinelli, responsabile settore caccia di Coldiretti Piacenza, la nostra Organizzazione ha chiesto che nel nuovo Piano Faunistico-Venatorio Provinciale, la soglia massima di danno economico tollerabile alle produzioni agro-forestali sulla quale rapportare il prelievo della specie cinghiale, (ovvero il campanello d’allarme che prevede l’immediato intervento da parte della Provincia nella messa in campo di misure straordinarie di contenimento), si applichi dal momento in cui, nel corso dell’annata, si raggiunga la soglia minima della media dei danni alle produzioni agricole rilevati negli untimi cinque anni”.

Per lo storno invece, gli agricoltori sono ancora in attesa che lo Stato si impegni a livello comunitario per inserire questa specie, presente in abbondanza sul nostro territorio e grande piaga per gli alberi da frutto, tra le specie cacciabili, superando l'attuale regime della caccia in deroga.

“Insomma, prosegue Fortinelli, sembra che si voglia partire con il piede giusto ma l’obiettivo è ancora lontano, gli strumenti per la risoluzione dei danni da fauna ci sono ma vanno utilizzati nel modo adeguato e con la sinergia di tutti gli attori. Quello che bisogna capire è che i danni da fauna non dovrebbero rientrare tra i già molti rischi d’impresa che l’imprenditore agricolo deve sopportare. Se si tratta di specie protette e da tutelare, chi deve tutelarle deve anche pensare alle misure da prendere affinché l’economia e il reddito dei nostri agricoltori non venga messo in discussione da questi animali.”

“Senza agricoltori, dichiara il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, non ci sarebbe ambiente; noi siamo i primi a presidiare il territorio ma la situazione è diventata ormai paradossale perché, se è vero che mantenere sul territorio un numero di animali adeguatamente sostenibile è interesse di tutta la collettività, è altrettanto certo che il loro sostentamento pesa oggi solo sulle aziende agricole che ne subiscono i danni in termini di colture distrutte e redditi azzerati”.

“Bisogna tenere il livello di interesse su questo problema alto, conclude Bisi, per non vanificare gli sforzi fatti fino ad oggi e porre lo stesso all’attenzione della autorità competenti che, sembra, abbiano finalmente capito le implicazioni socio-economiche di questo fenomeno. E’ ora di passare oltre al preconcetto dell’agricoltore che usurpa territorio e fauna e capire che senza questo mestiere scomparirebbe l’eccellenza enogastronomica italiana, traino della nostra economia reale e patrimonio inestimabile di tradizioni, cultura e know how. Insomma senza questo mestiere, non sarebbe più l’Italia che conosciamo e che amiamo.” 

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