Umiliazioni e botte alla moglie e alla figlia minorenne, condannato a 3 anni e sei mesi
Condannato un uomo accusato di aver reso la vita della moglie e della figlia, un inferno. Il collegio si è espresso aumentando di 3 mesi la pena chiesta dal pm Matteo Centini. Le donne furono ospitate in una casa protetta per mesi dopo la denuncia della mamma ai carabinieri
Era accusato di aver maltrattato per anni sia la moglie sia la figlia che oggi ha 15 anni. Nella giornata del 26 maggio un 40enne ucraino è stato condannato in tribunale a tre anni e sei mesi di reclusione dal collegio presieduto da Stefano Brusati a latere Camilla Milani e Alessandro Rago. Il pm Matteo Centini, al termine della requisitoria aveva chiesto 3 anni e 3 mesi, mentre il suo legale, l’avvocato Gianluigi Dodici aveva avanzato richiesta di assoluzione. Mamma (connazionale dell’uomo) e figlia si erano costituite parte civile con l’avvocato Mara Tutone. Per loro il collegio ha disposto una provvisionale esecutiva di 5mila euro ciascuna con la quantificazione totale del danno da liquidarsi in sede civile. Secondo l’accusa il matrimonio tra i due (che si erano conosciuti e poi sposati circa 15 anni fa) era costellato da decine di episodi di violenza, botte, umiliazioni costanti. Non la lasciava uscire di casa, beveva e le prendeva i soldi per giocarseli alle macchinette, la minacciava, strattonava, insultava.
E se prima la vittima era solo la moglie, negli anni nel mirino era finita anche la figlia. Nel maggio 2020 al termine di una lite, l’uomo – secondo l’accusa – avrebbe afferrato un coltello e avrebbe colpito la moglie alla testa più volte con il manico. Di lì le cure in pronto soccorso e la formalizzazione della denuncia che ha dato avvio alle indagini dei carabinieri coordinate dalla procura. Secondo l’accusa e la parte civile e a conforto di ciò anche il racconto della figlia minorenne ritenuto genuino e aderente ai fatti e le dichiarazioni di tanti testimoni, l’uomo aveva reso la vita delle due donne un inferno. Dopo la denuncia, mamma e figlia avevano trovato rifugio in una casa protetta dell’associazione Città Delle Donne – Telefono Rosa. «In questa struttura – ha spiegato Tutone – sono rimaste per molti mesi ed entrambe hanno chiesto e ottenuto un sostegno psicologico. La figlia non solo ha subìto una violenza assistita ma l’ha anche provata sulla propria pelle: in un’occasione quando era in Dad, il padre le ha scaraventato i libri addosso, per fare un semplice esempio». Prima di essere allontanate dalla casa famigliare, mamma e figlia erano scappate in un hotel, l’uomo – è emerso in aula – grazie a un gps sul cellulare delle figlia, le aveva trovate e mandato svariati audio minatori.
«E’ una donna bugiarda. E la figlia ha raccontato quelle cose per compiacere la madre. Questo è un uomo, un lavoratore che ha sempre lasciato fare tutto alla moglie che ben poco si è occupata della figlia, anche circa l’educazione scolastica. Solo nel 2019, durante le vacanze di Natale, la ragazzina è rimasta con il padre perché la donna era andata dalla sorella, per citare un episodio. Perché poi un cambiamento radicale? Se c’è quindi anche un solo ragionevole dubbio, questo ci deve condurre da assolvere l’uomo e restituirgli la dignità di padre e essere umano». (Per tutelare la privacy dei protagonisti, per la minore età di una delle vittime, e per la delicatezza della vicenda tutta non indichiamo né i nomi né il luogo dove si sono consumati i fatti, nda).