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Mercoledì, 24 Aprile 2024
In tribunale

«Ridussero a schiava sessuale una giovane», condannati il finto fidanzato e il complice

Erano accusati di aver indotto una giovane a prostituirsi per guadagnare soldi che sarebbero serviti a salvare la vita ad uno dei due che si è finto un militare in fuga. Condannato anche un ex cliente della ragazza per tentata estorsione

Le aveva raccontato di essere un militare, di essersi sottratto ad una missione molto pericolosa e infine di essere scampato per miracolo a qualcuno che lo voleva morto. Per rifarsi una nuova vita e quindi una nuova identità in Italia avrebbe avuto bisogno di 180mila euro. In sintesi è questo che una studentessa di 19 anni si era sentita dire da un giovane per il quale aveva una simpatia e da poco entrato nella compagnia di amici. Costui in forza di questo sentimento le avrebbe promesso una storia d’amore e anche il matrimonio ma nel frattempo l’avrebbe indotta a prostituirsi per raccogliere i soldi che gli servivano. La ragazza, che ci aveva purtroppo creduto – a conforto di ciò anche svariate chat di messaggistica istantanea - dopo due mesi e mezzo di vessazioni durante i quali era riuscita a guadagnare 10mila euro (finiti tutti nelle tasche del giovane) aveva trovato il coraggio di ribellarsi e denunciare tutto. Era stata costretta ad uno stato di sottomissione tale da essere ridotta in schiavitù, secondo l'accusa. Per settimane si era quindi venduta sia sui marciapiedi della periferia di Piacenza sia in hotel e appartamento convinta di poter aiutare quello che sperava essere il suo compagno che invece l'aveva solo ingannata ed usata. 

A finire in manette nel maggio 2021 un 21enne e un amico, suo coetaneo e accusato di aver retto il teatrino e di averlo aiutato nell’opera di convincimento della ragazza. Entrambi piacentini erano accusati di riduzione in schiavitù, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e sono stati condannati nella mattina del 29 aprile a 6 anni e otto mesi di reclusione dal gup Sonia Caravelli che ha accolto le richieste del pm Emilio Pisante, fatto salvo aumentare quella per l’amico per il quale l’accusa aveva chiesto quattro anni. Il giovane “finto fidanzato” era difeso dall’avvocato Francesca Beoni, l’amico da Francesco Leandro Alberghina, mentre la ragazza si è costituita parte civile con l’avvocato Sara Stragliati: «Siamo soddisfatti perché ha retto l'impianto accusatorio e anche per la condanna severa».  A finire a processo per tentata estorsione però anche un 45enne piacentino cliente della vittima e difeso dagli avvocati Sara Soresi ed Emiliano Lommi. L’uomo al rifiuto della giovane di avere altri rapporti (aveva deciso di denunciare tutto) l’ha ricattata dicendole che avrebbe pubblicato il suo numero di cellulare su siti d’incontro. E’ stato condannato a due anni. Prevista dal gup (il processo si è svolto con rito abbreviato) anche una provvisionale di 50mila euro, mentre il danno sarà quantificato in sede civile. Le difese probabilmente una volta lette le motivazioni, ricorreranno in appello. (In ragione della delicatezza della vicenda e per tutelare la vittima non sono state rese note le generalità di tutti i coinvolti, nda)

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