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Giovedì, 25 Aprile 2024
Operazione dei carabinieri

Pusher nelle code dei supermercati durante il lockdown, trenta condanne

Operazione antidroga dei carabinieri di Rivergaro nel 2020. Trenta imputati per quattro gang condannati dal gup Gianandrea Bussi a pene che comprese tra quasi cinque anni e 6 mesi

Ventisei ordinanze di custodia cautelare (8 in carcere, 11 domiciliari e 7 obblighi di firma) chieste dal pm Emilio Pisante e firmate dal gip Luca Milani nei confronti di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di spaccio di droga. In tutto però erano 35 gli indagati, quattro stranieri risultano ancora irreperibili perché all’estero. Erano questi i dettagli dell’operazione Cappuccino portata a termine dell’Arma. Nella giornata del 9 maggio si è chiuso il processo in primo grado e celebrato con rito abbreviato per trenta imputati condannati dal gup Gianandrea Bussi a pene che comprese tra quasi cinque anni e 6 mesi.

L’indagine era stata condotta dalla Stazione di Rivergaro, guidata dal luogotenente Roberto Guasco, tra febbraio e luglio 2020 e coordinata dalla Procura, ed era la naturale evoluzione di un’altra indagine in materia di stupefacenti denominata “Bicycle” portata a termine sempre dallo stesso reparto ancora prima ed aveva permesso di completare lo smantellamento di diversi gruppi criminali - composti da spacciatori italiani, nord-africani (marocchini, egiziani, tunisini) e sudamericani (honduregni e peruviani) - che si approvvigionavano di cocainahascisc e marijuana nell’hinterland milanese per il successivo smercio, anche a minorenni, in città e in provincia.

Numerosi degli episodi di spaccio documentati erano avvenuti nel pieno del periodo di lockdown da Covid 19. L’operazione era stata denominata “Cappuccino” perché a volte nelle loro conversazioni gli arrestati chiamavano convenzionalmente in questo modo le dosi di stupefacente («Ci prendiamo un cappuccino?»). Durante i mesi di indagini erano stati effettuati nove arresti in flagranza, sei denunce ed erano stati sequestrati un chilo e mezzo di hascisc, 96 grammi di cocaina, 38 grammi di marijuana e un grammo di eroina. Durante l’esecuzione delle misure erano stati trovati mille euro in contanti, 12 grammi di hascisc, 5 di marijuana, uno di cocaina e una pistola giocattolo senza tappo rosso.

E mentre Piacenza contava i morti, i contagi e i letti occupati in terapia intensiva c’era chi si confondeva tra i clienti infila davanti ai supermercati per vendere droga spostandosi dal Milanese alla nostra città nonostante il lockdown. In buona sostanza clienti e pusher si accordavano per lo scambio e in barba a tutti i divieti, si confondevano nelle file davanti ai supermercati tra i normali cittadini che dovevano fare spesa.

I carabinieri avevano sgominato quattro bande (italiani e stranieri) che occupavano altrettante piazze di spaccio. In comune avevano lo stesso canale di approvvigionamento, ossia il Milanese. Un gruppo spacciava nei pressi di molti supermercati della città, un altro nei giardini di via Marinai d’Italia e al Peep, un altro sempre al Peep ma in altre vie, un altro ancora in centro storico. Sono stati migliaia gli episodi di spaccio per centinaia di clienti che erano stati segnalati come assuntori di droga alla prefettura. Professionisti, impiegati, operai compravano cocaina, i più giovani invece hascisc e marijuana.

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