Liotti (Libera): «Pericoloso dire che la mafia al Nord è imprenditoriale: si rischia di legittimarla»
Nella mattinata di venerdì 13 marzo si è tenuto un incontro per richiedere una proposta di legge per escludere la criminalità organizzata dall'economia
Il convegno ha trattato una tematica importante anche per il nord Italia: le infiltrazioni mafiose nell’economia. La proposta di legge di iniziativa popolare avanzata dalla Camera del lavoro ha l’obiettivo di rimettere al centro dell’economia il “buon” lavoro.
«Qualche anno fa - afferma la portavoce di Libera Piacenza, Antonella Liotti – avevamo fatto un convegno molto simile a questo: sui grandi appalti. I miti da sfatare sono tanti: primo tra tutti quello che dice che la mafia riguarda solo il sud. È pericoloso anche dire che la mafia al nord non è come quella al sud ma è una mafia imprenditoriale: dicendo così si legittima il mafioso. Questo è stato un errore gravissimo. Ricordo anche un episodio di poco tempo fa: un politico che parlava di un imprenditore, Bianchini, definendolo un povero diavolo che non capiva cosa stesse succedendo. La moglie di Banchini che dice: “Se partono i controlli, siamo rovinati”. Il riferimento è all’operazione Emilia. La questione degli appalti è una cosa che riguarda tutti noi e nonostante questo ormai raccogliere firme, anche se per un buon motivo, è molto difficile. Un altro punto importante è che la violenza della criminalità organizzata c’è ancora, per esempio nei confronti degli imprenditori. Nel momento di crisi gli imprenditori ricorrono ai prestiti di usurai. Abbiamo la violenza di dire: “O mi porti l’assegno oppure ti uccido”. Dobbiamo far capire a tutti che è necessario interrompere questo sistema e per far questo bisogna raccogliere le firme».
«E’ necessario adottare - interviene Gianluca Zilocchi, segretario della Camera del lavoro - una nostra strategia. La proposta di legge è stata fatta perché è necessario comprendere questo fenomeno. Se una volta la qualità del prodotto permetteva all’impresa di stare sul mercato, ora abbiamo messo davanti gli elementi di costo. Molte volte il ciclo produttivo viene esternalizzato tramite l’appalto. Ora, soprattutto in questi anni di crisi, l’appalto è uno strumento di concorrenza. Questo porta a scaricare le contraddizioni sulle fasce più deboli dei lavoratori. A questa problematica non è sfuggito il mondo della pubblica amministrazione: politiche di tagli e difficoltà economiche hanno portato alle scelte di esternalizzazione di servizi. In questi giorni c’è una discussione con il comune di Piacenza per i servizi alla persona per esempio. Nelle gare d’appalto non bisognerebbe guardare solo all’aspetto dei costi, del risparmio, ma anche al progetto proposto, alla qualità del progetto. Ora si va soltanto al ribasso. Anche noi – ammette Zilocchi - come Cgil a volte abbiamo spesso contribuito ad alimentare questa catena dell’esternalizzazione dell’attività. Dobbiamo essere consapevoli sia delle cose giuste ma anche di quelle meno giuste che sono state fatte per invertire la tendenza. Ricordiamo anche le white list, le liste delle cooperative vere, quelle che seguono le regole. Le ultime novità normative, come per esempio il Jobs Act, ci hanno consegnato altre difficoltà: una delle prime conseguenze è che durante il cambio d’appalto noi perderemo la possibilità di passare i lavoratori perché sarà troppo conveniente cambiare i dipendenti. Abbiamo pensato di collegare questa iniziativa con quella de “I cento passi verso il 21 marzo” che ricorderà le vittime delle mafie. Fin quando non ci saranno gli strumenti che chiediamo per gli appalti, ci sarà sempre uno spiraglio per le associazioni malavitose che vogliono infiltrarsi nella nostra economia. Recentemente abbiamo subito una sconfitta pesante, storica. I provvedimenti del Jobs Act hanno degli evidenti tratti di incostituzionalità. Vogliamo proporre, tramite la raccolta firme, un nuovo statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. L’ordinanza di arresto dei clan malavitosi – continua Zilocchi - ci consegna una valutazione che ha individuato il nostro territorio come un punto strategico. A Piacenza c’è un patto federativo: ‘ndrangheta, camorra e mafia. E sappiamo bene dove: mercato ortofrutticolo, usura, estorsioni, edilizia pubblica e privata, acquisizioni immobiliari. Piacenza è in questo contesto e bisogna saperlo: la vigilanza è strategica».
All’incontro è intervenuto anche Francesco Timpano, vicesindaco di Piacenza: «Dobbiamo citare due problematiche fondamentali: parlando di appalti dobbiamo parlare anche di mafia e di cooperazione spuria. Non è una cosa normale. Sono d’accordo nel ricordarci che attraverso il canale degli appalti le infiltrazioni mafiose sono aumentate in territori che fino a qualche tempo fa erano interessati poco da questi episodi. Il settore logistico su questo territorio è molto importante e capisco la preoccupazione che può destare la situazione attuale. Immaginare un mondo senza logistica è impossibile. Avere buoni poli logistici è fondamentale. Nel nostro polo ci sono sia cose buone che cattive: non dimentichiamoci dei tanti lavoratori che operano molto bene. In ogni caso condivido le vostre preoccupazioni che affermano che il polo logistico sarebbe dovuto essere diverso, di grande qualità. La qualità c’è ma ci sono anche tante cose negative».
L’incontro ha visto anche l’intervento di Marco Efori, della categoria degli edili, che spiega cosa succede durante gli appalti: «Parte tutto dal committente: si cerca sempre di deresponsabilizzare la committenza che dà il lavoro. In edilizia l’appaltatore deve appaltare le varie fasi di lavorazione, che spesso vengono a loro volta subappaltate. Il subappalto va ad un prezzo ancora più basso. Quando si lavora in perdita, quando i costi sono alti e i pagamenti bassi, chi ci va a perdere è il lavoratore. In edilizia bisogna stare attenti perché a volte il risparmio diventa pericoloso: la sicurezza è un costo e quando bisogna ridurre i costi, si mette in pericolo la vita delle persone. La legge sugli appalti deve rendere responsabili anche i committenti: non ci deve essere uno scollamento tra chi fa lavorare e chi lavora».
«E’ bello che la Cgil abbia deciso - interviene Gazzola, l’assessore al Bilancio con la delega alla legalità – di tenere insieme questa iniziativa alla giornata del 21 marzo. A questo proposito siete tutti invitati all’evento che si terrà alle 10 di sabato 14 marzo: alla Besurica intitoleremo un’area pubblica alle vittime della mafia. Vorrei sottolineare l’importanza dei controlli non solo negli appalti pubblici ma anche in quelli privati. Nel contesto in cui si trova il nostro paese investire in politiche di contrasto dei fenomeni malavitose è assolutamente necessario».
«E’ da un anno - spiega poi Michele De Rose, segretario regionale Filt Cgil – che Filt porta avanti un progetto con Libera per promuovere la conoscenza delle problematiche che porta la criminalità. Non c’è consapevolezza di ciò che sta succedendo in questi luoghi. I messaggi che sono lanciati in questo paese sono di tutt’altra natura. Per far capire l’incisione che la logistica ha sul territorio di Piacenza, vorrei citare alcuni dati tra cui quello degli 8.300 addetti che operano in questo settore. Pensiamo che sia giusto inserire gli elementi di legalità nel settore della logistica perché ce n’è molto bisogno. Le infiltrazioni ormai si sono consolidate e sono diventate dei veri e propri pezzi di sistema e dobbiamo fare qualcosa per fermare tutto questo».