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Cronaca

Così l’hascisc arriva in treno portato da minorenni

Al via il processo davanti al Collegio per un ecuadoriano accusato di spaccio. L’organizzazione sgominata dai carabinieri i Rivergaro. Secondo le indagini, l’uomo utilizzava diversi giovanissimi per andare a prendere il “fumo” a Milano

Droga acquistata utilizzando “cavalli” minorenni, un’evasione dagli arresti domiciliari e un falso per aver taroccato la firma di presentazione a un ufficio pubblico al fine di giustificare l’evasione. Sono i reati contestati dal pubblico ministero Emilio Pisante a Gabriel Palacios, originario dell’Ecuador, il cui processo si è aperto il 10 ottobre davanti al collegio formato dal presidente Stefano Brusati e dai giudici Sonia Caravelli e Aldo Tiberti. La vicenda risale al 2018 e riguarda, secondo le accuse, un giro di spaccio tra Piacenza e Milano gestito da Palacios anche quando si trovava agli arresti domiciliari, utilizzando ragazzi minorenni (piacentini e immigrati). Per la procura, Palacios è ritenuto l’organizzatore di questo giro di acquisto e spaccio. Il processo è cominciato con la richiesta dell’avvocato Emanuele Solari, difensore di Palacios che si trova tuttora in carcere, di trascrizione di alcune telefonate. Su un totale di 195, l’avvocato ha chiesto che ne venissero trascritte 34. L’inchiesta  - che vede 15 indagati italiani e nordafricani, tra cui una parente dell’arrestato presa dai carabinieri mentre coltivava marijuana lungo il Trebbia) - coordinata dal pm Pisante e condotta dai carabinieri i Rivergaro guidato dal luogotenente Roberto Guasco, aveva interrotto i rifornimenti di hascisc a Piacenza.

Gli investigatori, infatti, in più occasioni avevano intercettato i “cavalli” (coloro che portano la droga e la rivendono ai clienti) tra agosto e ottobre. In agosto, i militari avevano intercettato due ragazzi minorenni che, di ritorno da Milano, sono stati trovati in possesso di 1 chilo di hascisc, suddiviso in dieci panetti da un etto. I ragazzi erano andati in treno e alla stazione di Piacenza avevano anche una vedetta. Un accorgimento che non ha evitato loro il fermo e il sequestro dello stupefacente. In agosto, lo stesso Palacios si era reso protagonista di un episodio rocambolesco. Sul ponte di Travo inseguito dai carabinieri aveva gettato uno zainetto nel fiume. Lo zaino, però, rimase impigliato in alcuni rami e non finì in acqua. Lui - che in quel periodo aveva l’obbligo di dimora - vistosi senza vie di fuga aveva minacciato di gettarsi nel fiume. Venne arrestato dopo aver spintonato i militari. Passano poche settimane e i gli inquirenti pescano altri 4 etti di “fumo” (di ottima qualità, secondo il risultato delle analisi). In ottobre, nuovo sequestro per un totale di 9 etti. Stesse persone, stesse modalità, stesso mezzo di trasporto. Per tre degli altri 14 indagati, la procura ha chiesto il giudizio immediato, mentre i rimanenti hanno chiesto riti speciali, come il patteggiamento o il rito abbreviato.

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