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Cronaca

Covid-19: 211 i ricoverati sul territorio (22 in terapia intensiva), 507 le polmoniti. «Ripartiamo con la sanità ordinaria»

Baldino: «Lodi è stato l’epicentro, a Bergamo il picco più alto, Piacenza ha fatto da barriera al resto dell’Emilia». Tamponi a tutti i piacentini? «Servirebbero mesi». A 17 giorni dall’uscita dal lockdown tutti gli indicatori sono in calo. «Stiamo aumentando i posti di terapia intensiva»

«Voglio chiarire un punto. Non stiamo decidendo il riordino definitivo e futuro della sanità locale. Non siamo ancora in una fase post-emergenziale, è soltanto una seconda fase dell’emergenza ancora in corso». Così è intervenuto il direttore generale Ausl Luca Baldino, nel rispondere a distanza alle molteplici osservazioni di carattere politico di questi giorni. In discussione, secondo diversi sindaci e forze politiche, è il piano di riordino della sanità piacentina, votato nel 2017 dai sindaci. Il piano passò per il rotto della cuffia, dopo un lungo, articolato e aspro dibattito durato settimane. Quel piano, secondo tanti, sarebbe stato messo a nudo dall’emergenza Covid-19, che ha “stressato” tutte le strutture ospedaliere piacentine.

L’ingegner Baldino ha voluto evidenziare che un eventuale ri-discussione del piano 2017 è un discorso diverso dal piano promosso in luca baldino-18questi giorni. L’obiettivo dell’Ausl, attualmente, è quello di far ripartire gradualmente l’attività ordinaria delle prestazioni sanitarie. Tutto è rimasto fermo dall’avvento del Covid-19: bisogna tornare a erogare cure, diagnosi, terapie, assistenza, nelle strutture dell’Ausl. La riflessione di Baldino condivisa con i sindaci vuole così togliere dubbi sul futuro dei pronto soccorso di Fiorenzuola e Castelsangiovanni. Questi presidi verranno sospesi temporaneamente per aumentare la sicurezza di quelle due strutture, ma torneranno in funzione quando la fine dell’emergenza lo permetterà. «I tempi di riapertura dei pronto soccorso sono vaghi – ha precisato l’ingegner Baldino - ma perché alcune cose non sappiamo se le faremo tra 3 settimane o tra 8. Dipende dalla curva epidemiologica».

Il direttore Ausl ha fornito altre informazioni nella lunga Conferenza socio-sanitaria del 21 maggio. «Attualmente abbiamo un indice di positività del 3% - ha precisato - sul totale dei tamponi effettuati nel Piacentino. La diffusione del virus ha colpito maggiormente le zone a contatto con la Lombardia, tranne l’eccezione del distretto di Ponente, che ha meno casi positivi rispetto alla città e al Levante».

«Non è vero che il Covid-19 attacca solo gli anziani – ha osservato Baldino -, uccide prevalentemente anziani e cronici, ma infetta tutti». I posti letto della terapia intensiva – ha snocciolato altre considerazioni sulla pandemia piacentina – sono passati dai 15 dell’inizio dell’emergenza a 45. Ora sono 22 le persone che si trovano ricoverate in questo reparto. Nel culmine della pandemia avevano un centinaio di piacentini ricoverati in terapia intensiva, sparpagliati negli ospedali di tutta la regione. L’emergenza è fortemente rientrata. La norma ci impone di tenere la metà dei posti liberi in terapia intensiva per far fronte a una eventuale ripresa dell’emergenza».

Attualmente sono 507 i casi di polmonite diagnosticati. «In era pre-Covid, in inverno, i ricoveri per polmonite erano 20, massimo 30. Questa malattia ha un decorso lungo, si guarisce in diverso tempo». I decessi da Covid-19 registrati dall’azienda sono 955. Da un grafico mostrato da Baldino si può notare come, inizialmente, sia stata Lodi la provincia più colpita. «Tutte le altre province quella settimana erano su valori bassi. Poi la settimana dopo si sono innalzati gli indici di tutti i territori, con Bergamo che tra il 16 e il 22 febbraio è esplosa. Lodi è stato l’epicentro, Piacenza ha fatto da barriera per il resto dell’Emilia-Romagna».  

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«Piacenza – ha proseguito nella sua disamina il direttore Asl - ora è in una fase di evidente riduzione del virus. A 17 giorni dall’uscita dal lockdown tutti gli indicatori sono in diminuzione. Ci aspettavamo un incremento dei casi positivi, invece non si è verificato. Una ottima notizia, ma non siamo usciti l’emergenza. Nelle strade del territorio ci sono ancora positivi che circolano, serve ancora una grande attenzione».

Tre i fattori considerati dall’azienda sanitaria come fondamentali: sicurezza, sorveglianza e essere pronti in caso di ripresa della curva epidemica. «Stiamo pensando di allargare lo screening sierologico ad alcune categorie di lavoratori, quelle a maggior contatto con il pubblico, anche al di fuori dell’ambito sanitario».

Perché non fare 300mila tamponi nel Piacentino? «Ci metteremmo dei mesi a fare lo screening di tutta la popolazione, riusciamo a farne 1200 al giorno al massimo e nel frattempo la gente si è ammalata. Dobbiamo concentrare l’attenzione su cui potrebbe avere più probabilità di averlo contratto». Altre novità sono state comunicate ai sindaci. «Stiamo facendo alcuni lavori per aumentare i posti di terapia intensiva nei tre ospedali, senza andare a toccare le sale operatorie, dove siamo stati costretti in alcune fasi a ospitare alcuni pazienti. Lo facciamo in cardiologia a Castello, a Piacenza e in un’ala di Fiorenzuola. Se fosse necessario possiamo triplicare i letti, senza così bloccare le sale operatorie. Non possiamo permetterci di richiudere la sanità per altri due o tre mesi, come già successo».

Serve più personale. «Siamo riusciti a trovare 300 lavoratori in più, ma tanti infermieri, pochi medici, in questa fase». Attualmente sono ancora 211 i pazienti ricoverati per Covid-19 sul nostro territorio. Si proverà così a tornare alla normalità, ovvero a erogare prestazioni sanitarie. «Non aspettatevi i volumi di attività dell’era pre Covid, ci vorrà tempo. Ripartiranno tutte le attività, ma con tempi più allungati. Castello è attualmente l’ospedale più impegnato, insieme a Piacenza, sul Covid-19. Entro il 15 di giugno ripartiranno anche lì alcune attività. Villanova sta riprendendo, Fiorenzuola e Bobbio hanno già ripreso. «Stiamo iniziando a richiamare – ha aggiunto Baldino - tutte le persone delle visite sospese a marzo. La difficoltà più grossa sono i tempi, dobbiamo evitare assembramenti. C’è un check point in ogni struttura, l’utente deve fornire alcune informazioni e farsi misurare la temperatura prima di accedere a ogni locale Ausl. Abbiamo eliminato l’accesso diretto per i prelievi, si faranno tutti su prenotazione. È importante presentarsi in orario a ogni visita o prestazione: non presentarsi in anticipo, né in ritardo. Anche le Case della Salute stanno già ripartendo».

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