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Cronaca

Crack Dorini, Desi e Bernardelli si dimettono da curatori. Il gip revoca la sospensione dall'incarico

L'avvocato Desi sollecita un'inchiesta sulla fuga di notizie sulle intercettazioni pubblicate da un quotidiano nazionale

I due piacentini coinvolti nel crack del Gruppo Dorini, l’avvocato Antonino Desi e il commercialista Carlo Bernardelli, si sono visti revocare dal gip la sospensione dalle funzioni di curatore dei fallimenti legati alla vicenda giudiziaria. I due si sono dimessi dall’incarico di curatore.

Il gip, così, alla luce delle dimissioni dalle procedure che riguardano le aziende del Gruppo, ha fatto venire meno le esigenze cautelari che hanno portato alla misura interdittiva, cioè la sospensione dal ruolo di curatore fallimentare. Mentre Desi ha risposto alle domande del giudice, Bernardelli, difeso dall'avvocato Mauro Pontini, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

La richiesta di revoca era stata avanzata dai loro difensori al giudice, Giuseppe Bersani, dopo l’interrogatorio di garanzia di giovedì scorso 8 settembre. Desi chiede anche un’indagine sulla “fuga di notizie” e su alcune intercettazioni pubblicate da un quotidiano nazionale.

In una nota dell’avvocato Elena Abbate, difensore di Desi, si legge che si tratta di una «vicenda i cui fatti erano già stati oggetto della parallela indagine degli stessi curatori e proprio da loro denunciati nella relazione ufficiale depositata già nello scorso mese di febbraio».

Il comunicato continua: «L’interessato (Desi, ndr), che si ritiene leso nella propria reputazione, ha rassegnato le proprie dimissioni e solleciterà a più alti livelli un'inchiesta per stabilire come sia potuta avvenire la fuga di notizie che ha consentito ad un organo di stampa nazionale di divulgare brani testuali dell'ordinanza cautelare, sebbene ancora coperta da segreto istruttorio».

Il commercialista Bernardelli è indagato per favoreggiamento, mentre l’avvocato Desi deve rispondere di falso ideologico e concorso in bancarotta documentale con i Dorini - Angelo e Pierangelo - e con Gian Marco Govi, uomo di fiducia del gruppo. su base intercettazione.

Dalle intercettazioni della Direzione investigativa antimafia di Genova, il commercialista avrebbe informato i Dorini dell’inchiesta della Dia - gli investigatori gli avevano chiesto di produrre documenti sul fallimento di una delle società, senza dir nulla agli interessati - mentre Desi, secondo le ipotesi di accusa, avrebbe negato di aver fornito un atto che dimostrava come un contratto di affitto d’azienda tra due società era già risolto. Lui avrebbe dichiarato, invece, che il contratto di affitto era pendente. Una prova della distrazione dei beni, secondo gli investigatori.

L’indagine condotta dal sostituto procuratore Roberto Fontana e dalla Dia di Genova, che ha visto otto arresti, ha portato allo scoperto un complesso sistema per svuotare dei beni le aziende in crisi, prima di trasferirle in un Paese straniero, in questo caso la Bulgaria. Il sistema avrebbe permesso ai proprietari di non perdere i loro beni, mentre avrebbe lasciato senza un soldo i creditori. Al Gruppo Dorini, sono stati sequestrati beni per 150 milioni e circa 140 immobili.

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