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Cronaca

Denuncia il figlio pusher ai carabinieri: sgominata banda di grossisti, 33 arresti

Ennesima operazione antidroga dei carabinieri della Compagnia di Bobbio. I militari del Norm, con quelli della stazione di Rivergaro, hanno sgominato un vasto giro di spaccio di cocaina (pura al 96%) e hascisc (con un elevato thc) risalendo ai grossisti

Dalla denuncia di una mamma preoccupata per il figlio a più di 30 arresti. Ennesima operazione antidroga dei carabinieri della Compagnia di Bobbio guidata dal capitano Antonino Barbera. I militari del Norm, con quelli della stazione di Rivergaro, hanno sgominato un vasto giro di spaccio di cocaina (pura al 96%) e hascisc (con un elevato thc) risalendo ai canali di approvvigionamento di numerosi spacciatori che operavano nel Piacentino. In tutto, l'operazione Barone Rosso, coordinata dal sostituto procuratore Antonio Colonna, ha portato a 17 arresti in flagranza, 11 denunce, 100 persone segnalate come assuntori di stupefacenti alla Prefettura, più di due chili di droga sequestrati, 24 ordinanze di custodia cautelare (13 carcere, 4 domiciliari, 7 obblighi di firma) emesse dal gip Stefania Di Rienzo. Di queste 24 ne sono state eseguite 19 e vi rientrano anche tre soggetti precedentemente arrestati in flagranza, per un totale complessivo di 33 arresti.  Le indagini sono iniziate anche grazie alla preoccupazione di una madre per il figlio: lo aveva visto con un discreto quantitativo di droga e per salvarlo dal brutto giro, lo ha denunciato nel febbraio del 2018. L'operazione è stata chiamata Barone Rosso in riferimento a Manfred Albrecht von Richthofe, ricordato come l'asso degli assi dell'aviazione durante la Prima Guerra Mondiale, rispettato e temuto dai suoi nemici così come lo era un importante pusher marocchino arrestato dai militari nel corso dei mesi  e che era riuscito a costruire attorno a sé un clima di terrore e rispetto. 

barbera colonna-2 I militari hanno scoperto così, grazie alle intercettazioni di ben 32 utenze telefoniche, due "cimici ambientali" ossia telecamere, su due auto, decine di pedinamenti e appostamenti, come e chi portava la droga nel nostro territorio, stupefacente poi spacciato alla stazione ferroviaria, ai Giardini Margherita e Merluzzo, via Castello, Rivergaro, Vigolzone e Bobbio per centinaia di cessioni che portavano a migliaia di euro di guadagno. Un sodalizio criminale ben radicato che comprava partite mai inferiori al mezzo chilo nel Bergamasco e nel Milanese. Proprio a Bergamo i militari hanno arrestato un gruppo di cinque pusher tra nigeriani e italiani che avevano a disposizione grosse quantità di droga di elevata qualità. Una volta acquistata veniva portata a Piacenza sia in treno sia in auto dove chi l'aveva comprata la rivendeva a tanti piccoli spacciatori. «I carabinieri hanno fatto un lavoro egregio che ha permesso di risalire ai grossisti e non solo ai "cavallini". Un'operazione importante che è stata resa possibile dalla volontà di capire le dinamiche estirpando il traffico a monte incidendo in maniera determinante sul territorio», ha spiegato il sostituto procuratore Colonna. Particolarmente complessa si è rivelata l'interpretazione delle intercettazioni nelle quali nessuno usava il termine "droga" ma venivano utilizzate perifrasi come venti chilometri per 10 minuti per indicare il quantitativo di droga e l'ammontare della somma dovuta. Il gruppo è composto da italiani, nordafricani, albanesi, nigeriani, brasiliani tutti a vario titolo con diversi precedenti alle spalle e accusati di spaccio. In un caso alcuni creditori, in una spedizione punitiva, avrebbero raggiunto da Bergamo a Piacenza alcuni compratori per minacciarli con una pistola per una partita di droga pagata in ritardo. Un gesto che restitutisce la spregiudicatezza del sodalizio. Uno degli arrestati italiani invece investiva il reddito d'inclusione nel traffico di droga. 

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