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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Detenuto pestato, i medici diranno se quelle botte avrebbero potuto uccidere

Nominati dal gip tre periti. Un 45enne venne massacrato da due detenuti immigrati -"parli troppo" - e il poliziotto, secondo le accuse, sarebbe rimasto a guardare

Sono tre i medici che dovranno dire se le lesioni riportate da un detenuto, durante un duro pestaggio, avrebbero potuto causare la morte e se lo stesso uomo abbia subito un tentativo di strangolamento. I sanitari sono stati nominati durante l’udienza dal giudice per le indagini preliminari, Gianandrea Bussi. Gli avvocati difensori dei tre indagati per tentato omicidio, due detenuti e un agente della polizia penitenziaria (quest’ultimo accusato anche di falso), avevano chiesto il rito abbreviato, condizionato, però, alla perizia medica. Un particolare importante, perché se i medici diranno che quelle lesioni non sarebbero potute essere mortali il reato per i tre accusati potrebbe diventare di lesioni gravissime e non più tentato omicidio.

I medici nominati sono Tiziana Folin, consulente del giudice; Luigi Mulazzi, perito della difesa del poliziotto assistito dagli avvocati Luigi Alibrandi e Benedetto Ricciardi; lo stesso medico sarà perito di parte anche per i difensori dei due immigrati accusati, gli avvocati Wally Salvagnini e Piero Spalla. Per il detenuto picchiato, che si costituirà parte civile, con gli avvocati Paolo Cattadori, Michele Cattadori e Antonino Rossi, è stato indicato il medico Alberto Siclari. I camici bianchi avranno 60 giorni di tempo per riferire al giudice i loro risultati, analizzando i certificati medici e visitando l’uomo.

Il pestaggio avvenne nel luglio del 2011 quando un detenuto genovese di 45 anni fu brutalmente picchiato da due immigrati, un ecuadoriano di 23 anni e un marocchino di 36 anni. Secondo gli inquirenti della polizia, il poliziotto della Penitenziaria non sarebbe intervenuto lasciando che i due - ma all’aggressione parteciparono anche altri - lo pestassero. Secondo la difesa, invece, l’agente intervenne quando se ne accorse e mise in salvo il genovese aggredito e un altro detenuto.

Futili - anche se ritenuti importanti all'interno del carcere - i motivi che avrebbero portato alla spedizione punitiva: piccoli favori all'interno delle celle, garantiti dal poliziotto della penitenziaria, e il fatto che il genovese sembra avesse "la lingua lunga" perché aveva denunciato i favoritismi. E secondo la legge non scritta del carcere che “parla troppo” rischia e gli viene “spiegato” che è meglio tenere la bocca chiusa. All'agente, il sostituto procuratore Ornella Chicca, titolare di una lunga indagine, ha contestato anche alcuni episodi di falso.

Il detenuto pestato era stato ridotto in gravi condizioni, con numerose fratture tanto che ha riportato danni permanenti, e venne ricoverato in ospedale per un mese e poi trasferito in un'altra struttura, per evitare ritorsioni. Il 45enne, secondo uan ricostruzione della polizia, si trovava in un corridoio con un altro detenuto. Quest'ultimo aveva ricevuto una gomitata ed era scappato. Il genovese era così stato aggredito, buttato a terra e colpito da calci e pugni in tutto il corpo, specialmente in viso. L'agente, secondo le indagini, sarebbe accorso, ma "sarebbe rimasto a guardare". Nel dicembre del 2011 l'inchiesta ebbe una svolta, perché la procura chiese l’arresto dei due detenuti e dell'agente.

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