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Cronaca

«Con l'auto del Comune anche a prostitute: sapevano quello che facevano»

Emergono ulteriori dettagli sul terremoto che ha sconvolto Palazzo Mercanti, e la città, negli ultimi giorni. Il procuratore capo: «Comportamenti continuati con caparbietà e dolo». Un dipendente sarebbe andato a prostitute con un mezzo dell'Amministrazione

«Sapevano di fare qualcosa di sbagliato, sapevano e hanno continuato in queste condotte illegali con caparbietà e dolo», a dirlo il procuratore capo Salvatore Cappelleri nella mattinata del 29 giugno durante la conferenza stampa nella quale sono emersi ulteriori dettagli sul terremoto che ha sconvolto Palazzo Mercanti negli ultimi giorni. Sono 50 in tutto i dipendenti comunali indagati, di cui 40 colpiti da misura cautelare: uno agli arresti domiciliari, e trentanove sottoposti all’obbligo di firma, mentre altri 10 sono indagati a piede libero. Ad indagare, dopo molte segnalazioni da parte della cittadinanza, la polizia municipale guidata da Piero Romualdo Vergante e la guardia di finanza con il colonnello Daniele Sanapo, coordinati dal sostituto procuratore Antonio Colonna. Le indagini sono iniziate alla fine del 2016: grazie a telecamere nascoste e pedinamenti giornalieri, gli inquirenti hanno scoperto che decine di dipendenti comunali  andavano in palestra oppure a fare la spesa durante l’orario di lavoro. Timbravano e uscivano arrivando anche ad usare, per spostarsi, i mezzi dell'Amministrazione. 

«Si tratta di un'indagine pronta per andare a giudizio: i dipendenti, i "furbetti" del cartellino, agivano in un'ambiente di illegalità diffusa, si scambiavano favori a vicenda, sapendo di commettere un reato», hanno rincarato la dose gli inquirenti. L'unico dipendente agli arresti domiciliari, un 60enne, avrebbe usato un furgone con gli adesivi riportanti lo stemma di Palazzo Mercanti per andare a prostitute, nello specifico avrebbe intrattenuto una "relazione" con una lucciola minorenne con alcune disabilità. In un caso l'avrebbe portata in un motel e avrebbe cercato di violentarla, non riuscendoci, ovviamente sempre in orario di lavoro. Toglieva gli stemmi dalla carrozzeria e li rimetteva quando voleva rientrare in servizio. «Questa vicenda ha quasi dell'incredibile: gli scandali precedenti  sempre di questo tenore e scoppiati in tutto il Paese  in questi anni non hanno avuto sui 50 indagati nessuna efficacia preventiva», ha dichiarato il procuratore capo, Salvatore Cappelleri. 

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