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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Don Segalini parla in aula e respinge tutte le accuse. La difesa: «Chiariti svariati aspetti»

Dopo don Segalini hanno parlato tre testi della difesa e l’udienza è stata rinviata a marzo per la discussione. E' accusato di violenza sessuale e procurato stato di incapacità

Si avvia verso le battute finali il processo che vede imputato don Stefano Segalini. Nella mattinata del 27 gennaio in aula ha risposto alle domande del pm Emilio Pisante, del presidente del collegio giudicante Stefano Brusati e del suo avvocato Mario Zanchetti, durante l’esame. Avrebbe ripercorso la vicenda ricordando anche il grande dolore che le accuse che si è visto rivolgere gli hanno procurato. Successivamente hanno parlato tre testi della difesa e l’udienza è stata rinviata a marzo per la discussione. «Ha risposto con chiarezza a tutte le domande e chiarito svariati aspetti. Respingiamo con forza tutte le accuse», ha spiegato brevemente Zanchetti al termine della lunga udienza.

Don Segalini deve rispondere di violenza sessuale e procurato stato di incapacità (secondo la procura, avrebbe somministrato alcune sostanze ad alcuni giovani per poi compiere atti sessuali durante alcune uscite). In totale i ragazzi che avevano sostenuto di aver subìto abusi erano una decina ed erano stati ascoltati durante le varie udienze. Soltanto uno di questi, all'apertura del dibattimento, si era costituito parte civile ma aveva poi ritirato la sua richiesta. Una circostanza che, indirettamente, aveva quindi fatto uscire dal processo anche la Diocesi di Piacenza che era stata riconosciuta come responsabile civile e quindi tenuta a pagare i danni in caso di condanna del sacerdote.  

Il religioso fu arrestato nell’agosto del 2019 dalla squadra mobile e dopo più di un anno di domiciliari in una struttura sul lago Maggiore, a Verbania, è tornato libero nell’ottobre del 2020. Nel maggio 2019 dopo alcuni esposti giunti in Diocesi, l’allora vescovo Gianni Ambrosio lo aveva destituito dall'incarico di parroco della parrocchia di San Giuseppe Operaio, poi le indagini della polizia coordinate dal sostituto procuratore Emilio Pisante. La vicenda  provocò un enorme clamore in tutta la provincia, in quanto don Segalini è molto conosciuto e stimato, come avevano testimoniato i tanti fedeli e amici che il 16 gennaio 2020 (all’apertura del processo) avevano voluto dimostragli la loro vicinanza accompagnandolo in tribunale: in molti sostengono l'innocenza del sacerdote e da sempre hanno parlato di «un complotto per fare del male a don Stefano».

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