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Cronaca

«Droga, troppi ragazzi la usano e ne traggono facili guadagni anche umiliandosi»

Il gip Adele Savastano trasferita alla Corte di appello di Venezia. «Aumentano le crisi familiari che generano poi altri reati. C’è tanta solitudine». In crescita anche i reati finanziari: «Ma tutta questa ricchezza è lecito? Il rischio di finire in mano alle mafie»

Aumento di giovanissimi che fanno uso di droghe e alcol, reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione, commessi anche da chi ne fa parte, che mostrano come la ricchezza di molte imprese non sia non sempre lecita; crisi familiari in aumento che generano nel tempo altri reati: stalking, lesioni, uso di stupefacenti. E la profonda convinzione che «il giudice non potrà mai giudicare l’uomo, ma solo i fatti. Il mio esempio è il giudice Rosario Livatino. Un credente che era consapevole dei limiti dell’uomo-giudice. Spesso io ho emesso sentenze, ma ho pregato e sperato per chi avevo appena giudicato, soprattutto i più giovani». Una forza d’animo e una fede che mette alla prova ogni giorno, cominciando dalle lodi con madre Maria Emmanuel.

E’ un lungo racconto quello del giudice Adele Savastano che da questo mese è stata trasferita a Venezia, dove continuerà il proprio lavoro in Corte d’appello. Da 12 anni a Piacenza, Savastano ha cominciato nel settore civile, per passare al tutelare e poi alla sezione penale, prima come giudice monocratico e collegiale e poi come giudice per le indagini preliminari.

Personalità forte, cordiale, con un pizzico di ironia, il 58enne magistrato continuerà a vivere nella nostra città con la propria famiglia. «Da Padova - ricorda - dove mi sono laureata e dove ho vissuto dopo tanti spostamenti, mio papà era un generale degli Alpini - sono passata per Lodi e poi mi sono fermata qui». La toga gliel’ha fatta scoprire il giudice Graziana Campanato, a Venezia nel 1988, a cui aveva portato la tesi di laurea, frutto di un corso di specializzazione in Germania. Un’opera - poco considerata da alcuni luminari del diritto “perché è un argomento che non avrà futuro” - che anticipava di vent’anni i grandi temi etici e giuridici di cui oggi si dibatte: «Mi ero specializzata nelle manipolazioni genetiche e il diritto penale».

Savastano è rimasta colpita non da un caso singolo, ma da mutamenti in atto in diversi settori della società. E ne esce un quadro precario, spesso malsano, della nostra realtà. Un quadro, però, sottolinea il giudice comune ad altre città di provincia.

La droga sta dilagando. «I ragazzi - afferma - sono vittime della mancanza di punti certi, di valori. Ci si droga e la si vende perché “fa figo”, per essere accettati in un gruppo, per essere un leader. Preoccupa che molti di questi ragazzi operino in modo strutturato, creando redditi elevati, nella logica del facile profitto di stampo criminale. Quando alcuni vengono arrestati e finiscono davanti al gip scoprono che ci sono pene che vanno da 8 a 20 anni e allora scoppiano a piangere». Ma nonostante questo, molti giovani, ragazzi e ragazze, lo considerano un gioco: «Alcuni intercettati si vantavano che polizia e carabinieri erano a andati a “prenderli come boss mafiosi”». Modelli sbagliati, scuola a pezzi, famiglie distanti e tanta solitudine sono l’humus in cui nascono, crescono e si consumano tanti drammi personali. Fino perdere la dignità. «Una ragazza - racconta - ripresa in un video delle forze dell’ordine, stava comprando droga da un pusher. Lui l’ha volontariamente gettata a terra, ai suoi piedi, e lei si è dovuta inchinare per raccoglierla. Un’umiliazione».

La famiglia è uno dei centri più a rischio. «Aumentano le separazioni - continua Savastano - e questo porta a un vulnus della famiglia e della persona. A mio avviso, non esiste una separazione indolore. A questo si aggiunge che tante separazioni portano poi a una spirale di altri reati che risucchiano tutti i membri come lo stalking, le violenze, l’uso di alcol e droghe. E non si pensi che questo avvenga solo nelle famiglie degradate. Spesso ho avuto modo di trattare la causa di separazione civile, poi ho rivisto le persone che si erano denunciate per lesioni o stalking o maltrattamenti. E non basta, perché in qualche caso mi sono anche dovuta occupare dei loro figli finiti nei guai».

Il mutamento sociale «di una terra ricca, che però ha perso le proprie radici contadine dove tutti ci si aiutava» ha portato alla solitudine di tanti anziani che poi finiscono sfruttati dai parenti che si ricordano di loro al momento del testamento o vittime di ladri e truffatori o che si ritrovano a sposare le loro badanti. «Ma a essere vulnerabile è anche la generazione di mezzo. Qui si parla di cimiteri per cani, ma non dei problemi dell’uomo».

La ricchezza della nostra terra «è davvero tutta lecità?» si chiede Savastano. «Tantissime sono le bancarotte e i fallimenti - spiega - come i reati finanziari e fiscali. Chi delinque è sempre più bravo a nascondere le prove e a trovare scappatoie. Il rischio è di finire in mano alle mafie, come accade ormai in Emilia Romagna. “Terra sazia e disperata” la definì Giovanni Paolo II. Nel nome del dio denaro si manda in rovina l’economia di Piacenza, dell’Italia, dell’Europa».

Un’ultima analisi, il giudice la riserva ai collaboratori: «Il personale scarso nei numeri, nonostante l’alto turn over dei giudici, fa i salti mortali. I rapporti con gli avvocati sono ottimi e devo dire che da loro ho anche imparato tante cose». Savastano, poi, sottolinea il lavoro delle Forze dell’ordine: «A partire dalla Polizia giudiziaria della procura, ho visto persone che si sono applicate con abnegazione e dedizione alle inchieste. Ho visto persone appassionate del loro lavoro, al di là della retribuzione e con grandi sacrifici personali».

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