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Cronaca

Ex Enel, la Consulta: «Piacenza vuole il bello, l’Amministrazione no»

Riunione della Consulta sulla convenzione che riguarda il nuovo complesso che sorgerà sul vuoto creato dalla demolizione di Palazzo ex Enel. Secondo i componenti gli spazi della palestra sono insufficienti e l'edificio non "dialoga" con Palazzo Farnese. Alberto Esse: «E' una porcata». Assente l'assessore Bisotti

«Questo progetto è una gran porcata, l’Amministrazione è da censurare per il suo comportamento, ha impedito ai cittadini di esprimersi attraverso la partecipazione negli ambiti istituzionali. La convenzione è una pietra tombale sui reperti archeologici che sorgono sotto l’edificio vicino a Palazzo Farnese, ed è uno sfregio stesso per Palazzo Farnese». Alberto Esse si è impegnato per convocare nella sera del 29 gennaio la consulta cultura, turismo, sport e attività ricreative e ridiscutere del nuovo palazzo che sorgerà sull’ex Enel, davanti a Palazzo Farnese. Peccato che fosse presente alla riunione della consulta solamente l’assessore alla cultura Tiziana Albasi, e non l’assessore all’urbanistica Silvio Bisotti, trattenuto a Roma per impegni istituzionali. La consulta avrebbe voluto votare una posizione – negativa - sul progetto del nuovo edificio da rimandare in consiglio comunale, ma la mancanza di alcuni componenti delle consulte sport e tempo libero, ha impedito il raggiungimento del quorum necessario per una delibera. «Il regolamento delle Consulte – ha detto Esse - è orrendo ed è così. Ci vorrebbero 90 presenze fisse, non è la prima volta che non riusciamo a esprimerci. Le regole sono fatte affinché non possiamo partecipare. Vogliamo comunque rivedere il progetto con i costruttori, non ce ne frega niente, dobbiamo fermare i lavori».

Secondo i presenti non c’è infatti omogeneità del palazzo nella zona antistante a Palazzo Farnese, e contestano all’Amministrazione di non aver mai pensato a riportare alla luce i reperti romani presenti sotto il Palazzo Ex Enel, demolito durante la scorsa estate. Il nuovo palazzo sarà destinato in parte al terziario (palestra, spazi polifunzionali a disposizione del Comune), in parte residenziale con alloggi privati e parcheggi. I rappresentanti della consulta hanno espresso il loro malumore per l’assenza dell’assessore competente.

«Vi sono comunque 700 metri quadrati ceduti gratuitamente – ha provato a difendere il progetto Manuela Corvi dell’ufficio pianificazione territoriale del Comune -, di questi un locale viene destinato a palestra con i servizi igienici e gli spogliatoi. La palestra è da 15x15 metri. Gli spazi polifunzionali del progetto non erano mai stati richiesti: spariscono i 50 posti auto e la palestra viene accorciata, utilizzando gli altri metri a disposizione per altri aspetti. Assicuro che vogliono costruire un edificio che abbellisce e che dialoga con Palazzo Farnese. Non dovete guardare gli articoli di giornale e le dichiarazioni degli assessori, dovete guardare gli atti e le delibere del consiglio comunale e della giunta. È vero, le cose sono cambiate negli anni, è stata riformulata la proposta: la palestra è cambiata, in cambio dell’aumento dei metri quadri complessivi, ora arrivati a quasi 700. Passiamo da 690 metri a 225 di palestra è vero, ma abbiamo spogliatoi e servizi igienici compresi, oltre ad altri locali separati, tra cui la sala polivalente».

«Stiamo parlando dell’area del campo della Fiera dal ‘600 – ha raccontato Pietro Chiappelloni - un’area che era libera, piena di edifici bassi e temporanei. Poi è arrivato palazzo ex Enel. Già nel 1982 si ventilava la possibilità di avere un museo archeologico a Piacenza proprio in quel luogo: all’epoca si parlò di anfiteatro romano, forse era un po’ esagerato, ma ci sono dei resti, potrebbe comunque essere un teatro. Nel 2014 è stata approvata una variante per questo intervento: si è chiesto di avere un miglioramento estetico sull’edifici, c’è mancanza di parcheggi nell’area, le scuole avevano bisogno di aule e palestre per l’attività fisica e inoltre si potevano finalmente portare alla luce i reperti. “Piacenza Romana”, il gruppo di ricerca archeologica, ha sottolineato l’importanza della salvaguardia dei reperti, in vista di un possibile interessamento da parte di turisti in vista di Expo».

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«Un’amministrazione che non mette a disposizione adeguate strutture per l’attività fisica – ha ricordato un’insegnante presente - manca un suo compito istituzionale. I nostri ragazzi vengono derubati della possibilità di crescere nell’aspetto psicomotorio. Bisogna formare le loro capacità coordinative». Secondo l’architetto Manrico Bissi il problema risiede nel fatto che vengono dimenticati i reperti archeologici. «Avevamo chiesto di mettere un vetro così che si potesse vedere – non dico accedere – cosa c’era di sotto. Ci è stato detto che non era possibile, che il patrimonio archeologico sarebbe stato rovinato dalla piastra che “dovrebbe proteggere” ciò che è sotto. Il seppellimento era stato fatto dalla soprintendenza secondo il Comune: abbiam contattato loro che invece ritenevano che il progetto di loro conoscenza fosse cambiato rispetto al passato.  Il Comune ci continua a dire che i reperti vanno tenuti coperti per essere protetti: cosa c’interessa la protezione se non possiamo vederli? A Trento, ad Alba, a Lucca, a Verona stanno eliminando il cemento per far vedere cosa c’è sotto la città, accompagnando la cittadinanza a visitare i propri resti sotterranei. Bisotti ci definisce provocatori solo perché vogliamo un vetro, è incredibile».

«Non c’è niente di bello in quel palazzo – lamenta una signora - dovrebbe essere più trasparente, Piacenza non sta cercando il bello. Chi ci va abitare avrà una bella vista su Palazzo Farnese, per gli altri no». «Le istituzioni sono rigide – le fa eco un’altra donna - ci rispondono male, all’insegna del “tanto non si può fare”. Perché l’amministrazione fa gli interessi del privato, mentre tutta la città chiede di salvaguardare il suo bello? State facendo delle brutture, rendetevene conto, è ora di ascoltare i cittadini. Vogliamo più verde e dare spazio ai reperti storici, tutto qua».

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