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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Gazzola

«Ex polveriera di Momeliano: fondi pubblici per il recupero facendo lavorare le imprese locali»

Comolli: come minoranza siamo pronti a costituire, in base alla legge europea e nazionale, una Fondazione di Partecipanza pubblico-privata che sia strumento del Comune, degli enti, delle Associazioni e di tutti gli abitanti della val Luretta per gestire i primi lavori e le prime scelte

La ex Polveriera di Momeliano non è più attiva dal 1993. E’ totalmente dismessa, e abbandonata anche da una presenza di vigilanza umana, dal 1997. Nel 1998 e 1999 ci sono due interventi di bonifica militare, ovvero solo di sminamenti e di recupero materiale bellico, soli due lotti parziali pari a circa un terzo della totale superficie, uno a monte e uno nel canale creato dal Rio Gandore per solo un metro di profondità e con carotaggi. Quindi una sicurezza parziale, ma garantita dal ministero della Difesa, dal Demanio e dal Comune che ha preso in carico il bene. Solo nel 2012 il comune di Gazzola fa richiesta di acquisizione. L’ufficiale cessione è del novembre 2014, con una delega di tre anni per dare una destinazione d’uso e di merito al bene, da parte del Comune. La relativa delibera ancora valida dice di mettere il bene “a reddito in ottica di mercato o per alienazione”. Nel bilancio del Comune del 2017 figura un attivo di 2,7 mio/euro derivanti dalla vendita totale dell’ex Polveriera. A novembre 2016, alla presenza di Roberto Reggi direttore del Demanio, con un ritardo di due anni esatti, viene dato l’avvio alla raccolta di idee progettuali e proposte, ma restano pur sempre solo una indicazione teorica poiché non sono vincolanti di un bando o di una offerta, in quanto l’ex Polveriera non può essere venduta o svenduta per speculazioni, ma possono essere date concessioni parziali e totali solo dal Comune, ovvero solo alla maggioranza del sindaco, e il Comune è il decisore unico e assoluto finale. Questi gli antefatti. 

Il sopraluogo effettuato con la presenza oltre che di esponenti di rilievo della maggioranza, da invitati della minoranza in consiglio, è stata l’ occasione di poter entrare; una scoperta che poteva interessare molte più persone. “Un grazie al sindaco – esordisce Giampietro Comolli di rientro dal giro – per aver pulito le strade interne e l’accompagnamento puntuale del vigile Gabriele, molto importante per il Comune.”  La vastità dell’area, soprattutto lo stato di prolungato e assurdo abbandono per decenni, non ha consentito di poter visionare anche i diversi canali che caratterizzano una area dai molteplici interessi e valori. Un dislivello di 100 metri dal capoluogo al punto più alto, 5 valli-canali di attraversamento, 103 fabbricati di cui 80 casematte di magazzino munizioni costruite tutte a un piano negli anni ’50 e ’80, di 160 mq ognuna, con tetti in tavelloni sani, colonne in calcestruzzo portanti solide distribuite lungo 12 chilometri di strade interne in parte ancora asfaltate, oltre a diversi manufatti in cemento fra pozzi, centraline, ponticelli, canali di scolo, vasche di acqua, serbatoi sottoterra di riserva, fognature e tanti pali in cemento della luce abbandonati. Di bella architettura le garitte in ghisa e vetro poste lungo il perimetro dell’area, ma distrutte con molti atti di vandalismo perpetuati per anni. Pur essendoci una recinzione alta 2 metri circa per tutto il perimetro, con 4 cancelli un po precari, diversi sono i tagli creati da animali e persone, quindi con accessi non consentiti. “Abbiamo fatto decine di foto – prosegue Comolli – con un filmato al fine di visionare bene tutti gli habitat e le strutture, un documento che servirà anche a potenziali interessati a qualche concessione, a investire se ci sono le garanzie. Ad iniziare da un regolamento di accesso e di concessione d’uso preventivo”.  Dalle carte militari visionate, la bonifica bellica ha riguardato solo 2 lotti previsti dall’appalto del Ministero della Difesa, fatti a regola d’arte, ma non completi su tutta l’area. 

Il sopraluogo ha messo in evidenza due punti fondamentali, sicuramente utili per ogni proposta e ogni progetto. Molti sono ancora i lavori di “bonifica” generale da fare perché il bene rurale si presenta abbandonato dal 1993. In 25 anni sono scomparsi prati, seminativi, case crollate e una presenza, su circa 80 case, del pericoloso eternit-amianto e tanti resti di mattoni da smaltire secondo le regole. Anche l’aspetto forestale è molto debole: vince una boscaglia diffusa e disordinata, ributti di piante varie molte malate, poche essenze di pregio, molto caos produttivo. Inoltre le certificazioni catastali non corrispondono alla realtà del luoghi e anche questo è un problema dovendo dare in concessione beni non ben identificati, certificati e identitari al catasto.  C’è bisogno di un grande lavoro. 

Comolli è molto diretto: “La mia presenza, oltre che come consigliere comunale, è anche di consulente e socio di imprenditori e organismi potenzialmente interessati a ragionare in termini di investimento su tutta l’area o in parte, ma con garanzie, assicurazioni, sicurezze. Il costo delle bonifiche iniziali sono altissimi. Difficile che un privato o più privati, oggi, investano 5-7 milioni di euro per un bene che non garantisce una redditività anche nel lungo periodo. Inoltre ci sono vincoli di tutela che possono e limitano certi interventi. O si entra in una logica di attrazione diffusa attraverso servizi a pagamento in ambito turistico, welfare, benessere, assistenza… con investimenti alti, o non ci sono alternative. Molte sono le situazioni delicate del luogo con canali sotterranei, tubi interrati, pozzi, vasche, canaloni, case pericolanti. C’è bisogno di un intervento mirato che definirei dare/avere con qualche mega impresa che possa avere interessi aziendali nell’”utilizzo” dell’esistente, diciamo piano per vuoto. Un patrimonio edilizio purtroppo perso e dimenticato. Solo di eternit-amianto, approssimativamente, ci sono 8/9.000 mq da smaltire. Diversi metri cubi di materiale edile da discarica. Sarà mia cura analizzare un piano di sviluppo d’impresa. Sono contro a una ipotesi di vendita globale perchè il bene deve restare assolutamente un patrimonio pubblico e collettivo". 

Comolli ha anche una altra idea: “le considerazioni fatte già dal 2007 da parte del Fai, Legambiente e altre figure, con i dovuti adeguamenti e giuste misure reali e integrate, attive e non passive, dinamiche e non statiche possono rappresentare l’unica soluzione mettendo attorno a un tavolo, subito, tutti gli enti pubblici: Governo, Regione, Provincia, Unione di Comuni, comuni Val Luretta.  In 3-4 anni l’area può essere messa in sicurezza, agibile e ritorno del bene alla collettività di Gazzola in un altro stato. Un costo o un investimento? E’ un periodo in cui sarà difficile mettere a reddito il bene. Intanto si devono intercettare tutti i contributi destinati alla tutela e salvaguardia dei beni ambientali pubblici per eseguire i lavori urgenti di base. Qui dipende dalla capacità della amministrazione di maggioranza. Noi una idea la possiamo verificare, ma senza un “regolamento” scritto diventa difficile formulare ipotesi che diano anche un benefici nel brevissimo periodo al comune e ai gazzolesi”. 

Comolli chiosa: “Credo che una saggia ipotesi gestionale e operativa sia quella di un coinvolgimento a 360 gradi di tutti i soggetti interessati. Come minoranza siamo pronti a costituire, in base alla legge europea e nazionale, una Fondazione di Partecipanza pubblico-privata che sia strumento del Comune, degli enti, delle Associazioni e di tutti gli abitanti della val Luretta per gestire i primi lavori e le prime scelte, che recepisca fondi pubblici, faccia lavorare le imprese del luogo, sia intermediario anche per le aziende agricole locali interessate in modo di realizzare le prioritarie bonifiche ambientali, rurali, infrastrutturali, forestali, idrogeologiche  e magari la tabellatura di un “percorso salute”. Visto i tempi stretti, è alto il rischio di dover ritornare allo Stato un patrimonio che è sempre stato dei gazzolesi. Speriamo che la maggioranza in Comune ci ascolti, perché vogliamo predisporre un piano che dia soprattutto supporti economici,  servizi e occupazione ai giovani gazzolesi” 

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