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Cronaca

Famigliari maltrattati per avere i soldi da spendere in hascisc: pena di 11 mesi

Li ha maltrattati, insultati e ha preso a pugni il fratello. Tutto per poter avere il denaro da bruciare in hascisc e marijuana, droghe che fanno sentire grande e che ti “inseriscono” nei giri giusti. Un 21enne - all’epoca dei fatti il ragazzo ne aveva 18 - ha patteggiato 11 mesi di reclusione: 6 per i maltrattamenti in famiglia e 5 mesi e 15 giorni per detenzione di droga ai fini di spaccio

Li ha maltrattati, insultati e ha preso a pugni il fratello. Tutto per poter avere il denaro da bruciare in hascisc e marijuana, droghe che fanno sentire grande e che ti “inseriscono” nei giri giusti. Un 21enne - all’epoca dei fatti il ragazzo ne aveva 18 - ha patteggiato 11 mesi di reclusione: 6 per i maltrattamenti in famiglia e 5 mesi e 15 giorni per detenzione di droga ai fini di spaccio. Il giovane ha ottenuto dal gup Gianandrea Bussi la sospensione condizionale della pena. Il pm Ornella Chicca aveva accolto la richiesta di patteggiamento e quindi di sconto della pena avanzata dall’avvocato difensore del ragazzo, Lorenza Dordoni.

La vicenda è simile, purtroppo, a quella che vivono numerose famiglie dove i figli accalappiati dagli stupefacenti rendono la vita impossibile. Il ragazzo nel 2010 ha 18 ani. Vive con la madre, vedova, un fratello e una sorella. Non studia né lavora, ma la compagnia da “figo” la frequenta assiduamente. E se non ti fai una canna non sei nessuno. Ma per comprare hascisc e “maria” servono i soldi. E allora li chiede in continuazione in casa, condendo la richiesta con insulti e minacce. Il fratello prova a opporsi, ma viene preso e pugni. Il giovane sempre più prepotente e spavaldo non si aspetta però una reazione dei famigliari: i tre decidono di denunciarlo.

Nel frattempo, lui colleziona un paio di incidenti stradali. Il terzo, però, gli cambia la vita. Nell’ottobre del 2013 finisce fuori strada in moto e si ferisce gravemente. Trasportato a Parma, i medici gli amputano un arto. La famiglia è choccata e vuole ritirare la denuncia. Per il giovane, la vita è rovinata. E aver pagato sulla sua pelle il comportamento tenuto fino ad allora - di cui solo lui era responsabile - potrebbe spingerlo a un ripensamento e a riconsiderare che cosa abbia davvero valore.

Nonostante le vessazioni subite, la madre riconosce pur sempre il figlio e vuole annullare la denuncia. Impossibile, però, fare dietro front perché quel tipo di reato è procedibile d’ufficio, cioè la procura non può non indagare. E questo accade spesso nelle liti in casa, quando una delle due parti ci ripensa, ma è sempre troppo tardi. Quando si arriva davanti al giudice ci si rende conto del punto a cui si è arrivati, ma non si può più indietreggiare.

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