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Cronaca Castel San Giovanni

Finti carabinieri rapinavano gli spacciatori, al via il processo

Un italiano e un sudamericano imputati per rapina. I difensori chiedono una perizia sulle intercettazioni telefoniche che li incastrarono. I militari stavano indagando su un grosso giro di spaccio tra Sarmato e Castelsangiovanni e si imbatterono in quelle conversazioni

Si è conclusa con la richiesta di una perizia sulle intercettazioni telefoniche la prima udienza di un processo davanti al gip che vede imputati di rapina un italiano e un sudamericano. I due, qualificandosi come carabinieri, si sarebbero fatti consegnare denaro e cocaina da alcuni spacciatori. L’udienza si è svolta davanti al giudice per le indagini preliminari Stefania Di Rienzo e al pm Matteo Centini. Gli avvocati Gianmarco Lupi ed Emanuele Solari, rispettivamente difensori di Alessandro Tavazzi (attualmente in carcere a La Spezia) e di Yonatan Zapei Gonzalez (agli arresti domiciliari) hanno chiesto al giudice di poter accertare quanto detto dai due al telefono - e intercettati dai carabinieri - con l’aiuto di un perito. Lupi ha anche chiesto la revoca della custodia cautelare in carcere per Tavazzi. Le accuse ai due nacquero proprio dalle intercettazioni telefoniche che i carabinieri stavano compiendo, all’interno di una indagine per spaccio di stupefacenti che portò poi all’arresto di 15 persone. Una maxi operazione che sgominò una gang di pusher attivi nelle aree golenali del Po tra Sarmato e Castelsangiovanni. La coppia, secondo le accuse, avrebbe ricavato 700 euro e alcune dosi di cocaina dai pusher, spacciandosi come carabinieri. Nessuno dei pusher rapinati, naturalmente, presentò una denuncia. I carabinieri, quelli veri, però stavano intercettando gli spacciatori italiani e nordafricani che avevano avviato un fiorente giro di spaccio nelle aree golenali del Po tra Sarmato e Castelsangiovanni. Il pm Centini aprì così un secondo filone di inchiesta e cominciò a indagare sui due. Il processo agli spacciatori comincerà verso la metà di novembre. I militari, nell’operazione Nahash condotta dall'Aliquota Operativa del Norm di Piacenza, accertarono oltre milleduecento cessioni di droga tra cocaina, eroina e hascisc in poco più di tre mesi. Un business da 10mila euro a settimana di guadagno per un totale di circa 520mila euro in anno. Circa cinquecento clienti vennero segnalati alla Prefettura come assuntori di stupefacenti.

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